“Gustare i testi della preghiera liturgica”. Con questa espressione ho voluto richiamare la nostra attenzione sui testi delle preghiere della Chiesa che vengono utilizzati, in particolare, ma non solo, nella celebrazione della Messa. Questa attenzione non è opportuna solo a Pasqua, ma in tutto l’anno liturgico e in ogni celebrazione ufficiale della Chiesa, in ogni sua liturgia. È evidente la distinzione tra pietà popolare e liturgia. Distinzione questa richiamata in un testo della Congregazione per il culto divino già nel 2002. Distinzione che non significa conflitto, ma diversità e complementarità. Si può ricordare la pietà popolare rappresentata dalle Via Crucis o dal santo Rosario.
Bibbia ed eucologia
Nei decenni della riforma liturgica del dopo Concilio Vaticano II, la attenzione ai testi biblici utilizzati nelle celebrazioni, specie della santa Messa, è stata consistente. La familiarità sia dei sacerdoti (peraltro scontata…) che dei fedeli con la Parola di Dio è andata crescendo e ha raggiunto livelli apprezzabili. Il tesoro rappresentato da questi testi è “gustato” nelle celebrazioni.
Non si può dire lo stesso per i testi delle preghiere utilizzate nella santa Messa, quei testi indicati talora con il termine: “Testi eucologici, da eucologia, studio della preghiera nei suoi vari aspetti”. Ne è conosciuta l’identità e la struttura: proprio della Messa, orazioni “collette”, orazioni “sulle offerte”, orazioni “dopo la comunione”, prefazi, preghiere eucaristiche. A molti partecipanti alle celebrazioni i testi utilizzati dal celebrante come dialogo o come preghiera sono diventati familiari. Sono testi, quelli della preghiera, che non sono solo ascoltati, ma anche “gustati”. Le parole di preghiera, fatte a nome dell’assemblea e alle quali i fedeli esprimono la loro adesione (es. con l’Amen) suscitano sentimenti che non solo scaldano la mente e il cuore, ma diventano spesso anche indicazione esistenziale per chi vive la esperienza cristiana.
Per questi testi, alcuni antichi, altri più recenti, è opportuna un’ulteriore attenzione. La varietà e ricchezza di contenuti è sicuramente un alimento alla fede creduta, alla fede celebrata e, soprattutto, alla fede vissuta. In maniera esplicita o, più spesso implicita, le verità che la Parola di Dio ci dona, diventano preghiera comunitaria, professione di fede comunitaria.
I Prefazi pasquali del Messale romano
I testi delle preghiere della Chiesa hanno particolari caratteristiche nel tempo pasquale, sia nelle domeniche che nei giorni feriali. Le parole messe sulle labbra del sacerdote celebrante che prega le orazioni della Messa, e che i fedeli sottoscrivono con il loro Amen, richiamano diversi temi “pasquali”.
In relazione a questi temi sono costruiti anche i prefazi (nel messale in uso sono utilizzabili cinque prefazi) che vengono pregati dopo la preghiera sulle offerte e il dialogo tra celebrante e assemblea. Prefazi che, come è ben noto, si concludono con il Santo e introducono la Preghiera eucaristica.
La loro struttura è quella comune a ogni prefazio. All’introduzione fa seguito un corpo centrale per arrivare a una conclusione. La parte iniziale è uguale per tutti i prefazi pasquali: «È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, proclamare sempre la tua gloria, o Signore, e soprattutto esaltarti [in questa notte] in questo giorno [in questo tempo] nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato».
Anche la parte conclusiva, prima del canto del Santo, è sempre la stessa: «Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale, l’umanità esulta su tutta la terra, e con l’assemblea degli angeli e dei santi canta l’inno della tua gloria».
Il corpo centrale del Prefazio varia nelle sue espressioni di fede e di motivazione della gloria da rendere a Dio Padre, per Cristo, nello Spirito Santo. Nel messale ognuna di queste preghiere è indicata con il numero romano e con una frase di sintesi (che viene vista solo dal celebrante!).
Pasquale I – Cristo agnello pasquale: «È lui il vero Agnello che ha tolto i peccati del mondo, è lui che morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato a noi la vita».
Pasquale II – La nuova vita in Cristo: «Per mezzo di lui rinascono a vita nuova i figli della luce, e si aprono ai credenti le porte del regno dei cieli. In lui morto è redenta la nostra morte, in lui risorto tutta la vita risorge».
Pasquale III – Cristo sempre vive e intercede per noi: «Egli continua a offrirsi per noi e intercede come nostro avvocato: sacrificato sulla croce più non muore, e con i segni della passione vive immortale».
Pasquale IV – La restaurazione dell’universo per mezzo del mistero pasquale: «In lui, vincitore del peccato e della morte, l’universo risorge e si rinnova, e l’uomo ritorna alle sorgenti della vita».
Pasquale V – Cristo sacerdote e vittima: «Offrendo il suo corpo sulla croce, diede compimento ai sacrifici antichi, e donandosi per la nostra redenzione divenne altare, vittima e sacerdote».
La lettura e un eventuale approfondimento personale di questi testi, darà la possibilità di “gustarli” nel momento in cui pregati dal celebrante, trovano eco familiare nella mente e nel cuore.
Giuliano Follin
(continua)