A cura di don Ezio Del Favero (4ª domenica di Quaresima - anno B)

«Ho paura del buio!»

«Chiunque fa il male odia la luce; chi fa la verità viene verso la luce»: il Signore ci propone cammino di rinascita

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Nero buio paura

«Ho paura del buio!»: urlano i bambini di ogni epoca e sotto tutti i cieli. Nella simbologia, il nero è il colore del buio, della morte, del male, del mistero, del vuoto, del caos e delle origini, della falsità. I nostri antenati personificavano le forze oscure dalle quali si sentivano minacciati proiettando mostruose e maligne creature delle tenebre. Con la creazione di potenze terrificanti, i nostri progenitori cercavano di dominare la paura del buio proiettandola su un’immagine che circondavano di attributi, credenze e riti. Nella cultura popolare europea le fiabe e i racconti presentano la figura di orchi e streghe vestiti di nero o dell’uomo nero, ispirato non dalla razza, ma dalla fuliggine dei minatori delle miniere di carbone nel 1800. Nella mitologia greca e romana, la dea Ecate (o Zea) era la potente signora dell’oscurità, regnava sui demoni malvagi, sulla notte, la luna, i fantasmi, i morti. Invocata da chi praticava la magia nera e la negromanzia, percorreva la terra nelle notti senza luna assalendo gli atterriti viandanti alla biforcazione delle strade. Ancora oggi, l’uomo è come un bambino spaventato di fronte a ciò che non conosce o non comprende, come il buio. «Chi fa il male odia la luce», precisa Gesù, perché l’oscurità lo nasconde, lo copre.

Bianco luce vita

Il colore bianco evoca la purezza (giglio), la verginità, la spiritualità, la luce lunare, il latte, le perle, i sentimenti nobili, la verità… ma specialmente la Luce, elemento fondamentale dei miti della Creazione.

In tutte le religioni, il bianco è il simbolo della divinità. Nelle storie tradizionali indica il giorno, la luce, la salvezza dell’eroe o l’intervento di una forza benefica. Nella mitologia è il colore di creature speciali che attraversano il confine tra il reale e l’immaginario: unicorni, Pegaso, uccelli bianchi, cigni, conigli… Nelle favole il cane bianco rappresenta salvezza dal pericolo, la ragazza pura ed eburnea (tipo Biancaneve) un ideale. Il bianco è l’unico colore che comprende tutti quelli dello spettro luminoso. Il suo significato, all’opposto del nero, simboleggia il principio della fase vitale, esprime speranza per il futuro, fiducia nelle persone e nel mondo in generale.

Dal buio alla luce

«Chi fa la verità viene verso la luce». È un cammino (pellegrinaggio) di rinascita e vitale quello che il Signore ci propone.  La Divina Commedia racconta del viaggio di purificazione dell’anima di Dante, ma anche dell’intera umanità, correlandosi strettamente al motivo della luce nel Paradiso, che si contrappone al buio del peccato dell’Inferno. Per Dante, la luce è manifestazione sensibile della presenza di Dio: «La gloria di colui che tutto move, per l’universo penetra, e risplende, in una parte più e meno altrove». Dante si mostra stupito del “grande lume” presente in Paradiso, a cui deve gradualmente abituarsi. Più si avvicina alla conoscenza di Dio, più la luce aumenta: deve quindi compiere un percorso prima di poter arrivare alla completa e finale visione di Dio, e quindi della “pien luce”.

Il cristianesimo associa la luce alla realtà spirituale. Dice Gesù: «Io sono la luce del mondo, chi mi segue non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».

 

Per riflettere

  • Nell’eterna “danza della vita”, dove si avvicendano buio e luce, preferiamo le tenebre per coprire “le nostre opere malvagie”?
  • «Possiamo perdonare un bambino quando ha paura del buio. La vera tragedia della vita è quando un uomo ha paura della luce» (Platone). E noi, camminiamo con coraggio verso la luce, in pensieri, parole e opere?