A cura di don Roberto De Nardin (4ª domenica di Avvento - Anno B)

Ianua caeli

Maria fa la sua comparsa fugace; diviene per noi davvero soglia e preludio che ci permette di introdurci a contemplare la solennità imminente

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«Ianua caeli» è certamente un’immagine suggestiva; è uno dei titoli utilizzati nelle litanie lauretane per invocare Maria: “porta del cielo”. È immagine che ci riporta direttamente alla scena dell’Annunciazione, protagonista della IV domenica del tempo di Avvento. In quest’anno 2023 coincide la vigilia di Natale; fa la sua comparsa fugace; diviene per noi davvero soglia e preludio che ci permette di introdurci a contemplare la solennità ormai imminente. Essa stessa è già – potremo dire – già porta del cielo. Leggere e ascoltare questo celebre brano che solo Luca narra stimola ancora di più in noi l’immaginazione nel raffigurare tale scena nella nostra mente. Come sarà avvenuto? Il testo è parco di dettagli; possiamo trovare aiuto dallo sterminato numero di interpretazioni che secoli di arte ci hanno tramandato. È forse infatti uno degli episodi più raffigurati. Interessante è notare ancora come in molte chiese proprio l’Annunciazione venga posta ben visibile proprio sulla soglia, sull’arco che divide la zona del presbiterio dalla navata; come a dire: «Senza contemplare questa scena, non potrai mai entrare e vivere il mistero che viene celebrato».

Allora, attraverso questa grande cornice, proviamo anche noi ad entrare, con semplicità, per poter contemplarne il mistero; per poter raggiungere qualche pertugio che ci spalanchi orizzonti di vangelo per l’oggi.

Innanzitutto, l’Annunciazione, come il Natale, è evento della fede.

Siamo alla vigilia della venuta in questo mondo del Figlio di Dio, ma volessimo indagare questo episodio, accorso nel più sperduto angolo della terra di allora, come un fatto storico propriamente detto, saremmo fuori strada. Difficile infatti pensare che Maria abbia dettato per filo e per segno all’evangelista i ricordi di quanto accaduto tanti anni prima. Non è semplice cronaca, è molto di più…

La verità in questo allora non è pregiudicata ma amplificata; posta su un altro piano: quello della fede. E qui si apre davvero una porta verso il cielo: il disegno di salvezza di Dio che da quel giorno si è dischiuso ed è accessibile in ogni tempo e in ogni luogo; il primo battito del cuore della fede è risuonato. Battito che, da quel giorno, è di carne. Scorrendo la Bibbia, tante volte ci imbattiamo in scene analoghe in cui Dio appare al prescelto, gli espone il suo disegno salvifico e l’interessato, ascoltata la sovrabbondanza del piano divino, presenta le proprie difficoltà, per poi accoglierlo. Così è accaduto ad Abramo, alle madri di Sansone Samuele, così ai genitori del Battista. Il Signore è fedele e sempre ha accompagnato il suo popolo. Ora tuttavia la promessa raggiunge un punto di non ritorno; ora si spalanca una soglia di una salvezza che conduce al compimento il cammino, che è sogno di Dio per l’umanità: «Concepirai un figlio e lo chiamerai Gesù».

Una porta si è aperta verso il cielo: la storia diviene luogo della salvezza. Certamente, questo lo professiamo. Forse, però, necessita di chiarimento: Quale storia? Si sa, gli eventi si susseguono, belli e meno belli; i fatti accadono, e spesso drammatici; le scelte di pochi influiscono su molti, prima di tutto su di noi! È lo scorrere della “grande storia” fatta di guerre, dinastie, nazioni, ideologie, regimi, mode, politiche, economie: in questo continuo flusso siamo tutti immersi e, in qualche modo, succubi. Così tanti aspetti di questo complesso mondo sembrano ampiamente sconfessare l’evento di una Promessa che si è compiuta. Basta aprire gli occhi…Se Dio è veramente venuto nel mondo, dov’è questa porta di accesso al cielo?

Prepararci al Natale contemplando l’Annunciazione ci allora ricorda che in questo grande fluire è accaduto un fatto, nascosto agli occhi di molti (allora come oggi) ma aperto allo sguarda di fede che ha cambiato un’“altra” storia… la mia!  Nel mezzo dei macro eventi che fanno la “grande storia” c’è infatti la nostra, piccola storia, vicenda che difficilmente troverà spazio negli annali, segmento limitato di tempo e di spazi che tuttavia diviene – questa sì – luogo unico e irripetibile della salvezza, scoperta sorprendente della nostra identità più vera. Ne siamo consapevoli: nessun regime, nessun calcolo, nessuna ideologia, nessun miraggio messianico ha mai garantito la sua auto sopravvivenza; tutto, prima o poi, si è dissolto o trasformato. Cambiamo anche noi, certo, e un giorno il nostro corpo si dissolverà; ma da quell’evento che oggi celebriamo, una soglia si è spalancata ed ha, davvero, il profumo dell’eterno. Maria ha detto il suo “si”. Libero, gioioso, umanizzante. A noi la bellezza di percorrere l’avventurosa strada della nostra fede, incarnata nella nostra storia; e di avvicinarci con il suo aiuto al Natale, a quella porta; e con la fiducia dei piccoli, attraversarla.