In questi giorni di attesa e di sguardo verso il Natale mi hanno profondamente colpito due circostanze che dischiudevano lo stesso messaggio. Mi è sembrato di scorgere in esso il “mistero della vita” quando squarcia l’ovvietà, l’automatismo e lo spegnimento di un certo sopravvivere. Ne è venuta la sensazione di una luce che si è accesa nel buio di una notte e di una melodia che abbellisce il silenzio dopo un fremito di paura. Non solo: proprio come dice Gesù in una sua parabola, è stato come scoprire un tesoro nascosto in un campo per cui vendere tutto ciò che si possiede pur di averlo, o come intravedere una perla preziosa tra mille e mille simili per cui lasciare tutto pur di acquistarla.
Ecco le due circostanze.
La prima: le pacate parole del papà di Giulia – di cui si è parlato così tanto nelle scorse settimane – parole dette al termine di un’intervista: «Vorrei dire una cosa ai maschi. In questo momento vorrei invitarvi a dire “ti amo” alle compagne, alle mogli… ditelo spesso, sempre, in questo momento».
La seconda circostanza: una giovane incontrata visitando, in questo tempo prenatalizio, i Centri diurni La Clessidra e La libellula di Pieve di Cadore. Lei portava un maglioncino bianco dove era scritto in caratteri cubitali: “ti amo”; ed era totalmente compiaciuta di quelle parole che narravano la sua esile vita.
Auguro a tutti, in questi giorni del Natale, di percepire, di cogliere, di non tralasciare, fino anche ad abbracciare l’immenso “TI AMO” sbrecciato nel Bambino nato a Betlemme, tra lo stupore di sua madre, le cure di Giuseppe, la meraviglia dei pastori, il canto degli angeli, l’appassionata ricerca dei magi e la nostra insaziabile sete d’amore…
Natale del Signore 2023
+ Renato, vescovo