Venerdì 19 gennaio

Il consiglio pastorale diocesano “fa il punto”

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Si è tenuta venerdì 19 gennaio la riunione del Consiglio pastorale diocesano. Numerosi i presenti. Dopo un momento di preghiera e di risonanza sul brano del Vangelo assegnato dalla liturgia al giorno – l’istituzione dei Dodici, secondo il racconto di Marco – il Vescovo ha ripercorso le tracce di riflessione che aveva inviato ai consiglieri. Di qui le domande all’ordine del giorno: «Stiamo condividendo con una discreta consapevolezza lo stesso cammino di Chiesa? Come immaginare il tratto successivo di strada senza rinnegare i passi appena compiuti, anzi per renderli più condivisi e più fruttuosi? Quanto sta avvenendo come “ascolto dei giovani” anche nella nostra Diocesi potrebbe suscitare sviluppi ulteriori anche nella vita pastorale delle nostre comunità?». Soprattutto si è voluto considerare quanto è avvertita l’impronta “sinodale” che si vorrebbe imprimere alla vita delle comunità con il rilancio dei Consigli pastorali parrocchiali.

Ma il punto del cammino si fa per continuare il cammino. Donde l’ultima domanda: «Come indirizzare la nostra Chiesa per un tratto limitato di cammino, essendo il Vangelo la sua gioia e ponendo in esso il proprio futuro?».

Gli interventi dei consiglieri hanno offerto al Vescovo diverse sottolineature. Non ci si è nascosti il fatto che si avvertono in diocesi segni di stanchezza, sia nella realtà sociale, sia in quella ecclesiale e anche tra i preti. E qui è stata richiamata la forte metafora di «Pietro e della comunità abbattuta», adottata da papa Francesco nell’incontro del 16 gennaio nella cattedrale di Santiago del Cile: «Il Vangelo non ha paura di mostrarci i momenti difficili, e perfino conflittuali, che i discepoli hanno attraversato […] Stanno nascendo nuove e varie forme culturali che non si adattano ai contorni conosciuti. E dobbiamo riconoscere che, tante volte, non sappiamo come inserirci in queste nuove situazioni. Spesso sogniamo le “cipolle d’Egitto” e ci dimentichiamo che la terra promessa sta davanti, e non dietro. Che la promessa è di ieri, ma per domani».

Quindi non è solo la Chiesa a cambiare, ma è il mondo che sta cambiando. Pertanto è necessaria una consapevolezza di Chiesa che non vive per se stessa, ma abita un territorio, in coerenza con la missione avuta da Cristo. Abbiamo bisogno di uno sguardo nuovo che si alza sul futuro. Come ha sottolineato un giovane parroco presente, serve una comunità parrocchiale meno dipendente dai preti; e per questo – hanno incalzato altri – serve una Chiesa attenta alle famiglie, al mondo del lavoro, ai giovani. Sì, proprio i giovani che hanno preparato una serie di provocazioni per le prossime “Giornate dello Spirito e di comunità”, uno spot che è stato presentato in anteprima al Consiglio pastorale diocesano.

Il futuro cammino diocesano si orienta quindi nell’accompagnamento dei nuovi consigli pastorali parrocchiali, che nasceranno nei prossimi mesi. Come ha sottolineato il vicario generale, in questo consesso si instaura un salutare rapporto del parroco con i laici: «il consiglio pastorale non è tanto un meccanismo aziendale, quanto un luogo di esperienza umana, di relazione», perché anche i preti si sentano supportati dalla comunità, non si avvertano “de-solati”, avvertano il supporto di una rete di relazioni. Da questa esperienza viene la creatività che porta la parrocchia dalla lamentazione al tentativo di qualche nuova esperienza. Ma per questo è la comunità cristiana non dev’essere ingessata, deve anche osare qualche gesto “provocatorio”, sullo stile di papa Francesco che sul volo di trasferimento dal Cile al Perù – “in barba” a tutti i codicilli – ha benedetto le nozze di una hostess e uno steward cileni, già sposati civilmente e genitori di due figli.