Nella mattinata di lunedì 22 gennaio il clero diocesano – vescovo, presbiteri e diaconi – si è dato appuntamento al Centro Papa Luciani di Santa Giustina per un incontro formativo con la teologa Serena Noceti di Firenze, sul tema: “La Chiesa in fermento. Da dove e perchè nasce l’appello alla sinodalità nella Chiesa locale”.
Dopo un momento iniziale ispirato alla settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, i lavori sono stati introdotti dal vescovo Renato, che ha ribadito l’opportunità di questo incontro in un anno che la Chiesa di Belluno-Feltre dedica al rinnovo dei consigli pastorali parrocchiali, a circa dieci anni da quel grande esercizio di sinodalità che è stato per noi il Sinodo Diocesano.
Serena Noceti ha lanciato il suo primo corposo e sostanzioso intervento, spiegando che sinodalità non vuol dire solo sinodi, a livello universale o locale. Dietro alla sinodalità c’è tutto un nuovo modello di Chiesa: quello del Concilio Vaticano II. Un modello che, nonostante sia stato proposto da molti anni, non è ancora stato pienamente recepito. Anzi, il più resta da fare.
C’era una volta la Chiesa del Concilio di Trento. E’ il modello di Chiesa che ha dominato tutto il secondo millennio cristiano, e forse qualcosa in più. Era una Chiesa di tipo piramidale: al vertice stava il papa, alla base stavano i laici, considerati alla stregua di “sudditi”, e in mezzo stavano i quadri intermedi: vescovi e preti. La comunicazione era unidirezionale: dall’alto verso il basso.
La Chiesa che vorrebbe sorgere oggi è invece la Chiesa della comunione: una Chiesa in cui tutti i battezzati, pur nella differenza dei ministeri, hanno uguale dignità, e in cui la comunicazione è pluridirezionale. Non solo i pastori parlano al popolo, ma anche il popolo parla ai pastori, mentre gli uni e gli altri sono chiamati ad ascoltarsi e a collaborare. Questa dinamica ha precisi rimandi a quanto avveniva nel periodo degli Atti degli Apostoli e nei primi secoli dell’era cristiana.
Se applicata, questa nuova concezione produce numerose conseguenze. Coinvolge e rivaluta i laici come soggetti attivi del pensare e dell’agire pastorale. Rafforza l’autostima “ecclesiale” di tutti i battezzati. Permette di valorizzare appieno il carisma femminile, troppo spesso sacrificato. Dà il giusto posto ai diaconi, concepiti come coloro che custodiscono nella chiesa il senso del servizio, al di là della sfera sacerdotale nella quale esso è spesso stato assorbito.
Nella seconda parte della mattinata la relatrice ha indicato anche alcune piste pratiche per la concretizzazione della sinodalità in parrocchia e in diocesi: i consigli pastorali, le assemblee ecclesiali, i gruppi informali di ascolto biblico e di ri-elaborazione teologica, i “questionari” rivolti ai fedeli – sul modello di quelli che hanno preparato il Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia e di quelli che stanno preparando il Sinodo sui Giovani -, la redazione comunitaria delle lettere pastorali, le “decisioni per consenso” nelle quali non ci si limita a decidere a maggioranza ma si ricerca la massima convergenza tenendo conto a più riprese anche delle argomentazioni della minoranza. Tutto questo permette di integrare il conflitto in maniera non artificiale ma piuttosto realistica e costruttiva.
Link al video dell’intervista con la teologa Serena Noceti
Giancarlo Gasperin