Venerdì 22 marzo, alle ore 20:30, nell’aula magna del Seminario Gregoriano di Belluno, si terrà la terza conferenza del ciclo di incontri organizzato in preparazione delle celebrazioni per i settecento anni della dedicazione della chiesa di San Pietro a Belluno, anniversario che ricorrerà nel 2026. L’iniziativa, promossa dal Seminario Gregoriano e dalla Biblioteca Gregoriana, con la collaborazione dell’Associazione culturale “Campedel” e della Biblioteca civica di Belluno, intende valorizzare questa realtà diocesana e promuovere la conoscenza dei suoi tesori artistici e del ricco patrimonio librario conservato nelle due biblioteche storiche che essa ospita, la Gregoriana e la Lolliniana. Ed è proprio quest’ultima biblioteca a essere la protagonista del terzo appuntamento di questo ciclo.
Parteciperà Caterina Costa, giovane studiosa, laureata in Storia della miniatura presso l’Università di Bologna nell’anno accademico 2021-2022. L’intervento è tratto proprio dalla sua tesi di laurea magistrale dal titolo “Codici miniati nella Biblioteca Lolliniana di Belluno”. L’incontro ha l’obiettivo di raccontare il contesto e la storia di tre pregevoli manoscritti miniati – una Bibbia della seconda metà del XIII secolo, un Antifonario della metà del XIV secolo e uno Statuto cittadino del quarto decennio del XV secolo – risalenti a secoli e a tipologie librarie differenti, ma tutti accomunati dal loro luogo di conservazione, la Biblioteca Capitolare Lolliniana. Punto di partenza del racconto saranno proprio la biblioteca e la figura da cui prende il nome, il vescovo Alvise Lollino (1552-1625), prelato di vasta cultura e bibliofilo molto appassionato che durante la sua vita mise insieme una non trascurabile collezione di volumi e codici che negli anni andò arricchendosi sempre di più.
Nel Medioevo il libro per eccellenza è il libro sacro: in primis la Bibbia – il libro che custodisce la parola di Dio – e poi i testi di grandi dimensioni usati nelle solenni celebrazioni liturgiche, per le letture e i canti della messa e dell’ufficio divino, come gli antifonari, che contengono le parti cantate della liturgia. I capitoli delle cattedrali e le chiese di monasteri e conventi rinnovarono a inizio Trecento i loro libri liturgici, nobilitati con immagini miniate preziose e cariche di valenza estetica e simbolica, che davano nuova forza visiva alla parola divina ed erano considerati oggetti di devozione e di culto. Accanto alla committenza ecclesiastica, nel Duecento e ancora più nel Trecento, aumentarono i prodotti legati alle istituzioni laiche (come il comune cittadino) e a laboratori di scrivani e di illustratori professionisti.
Il prossimo incontro sarà il 12 aprile, con Aurora Frescura, un’altra giovane studiosa, che parlerà del “Giornale Pittorico” di Antonio Agosti (1785-1865), collezionista e dilettante d’arte, oggetto della sua tesi di laurea in Storia dell’arte. Uno degli scopi di questi incontri – secondo Jacopo De Pasquale, uno degli organizzatori dell’iniziativa e bibliotecario presso la Biblioteca Gregoriana – è quello di “alimentare lo scambio di idee tra giovani ricercatori (tra le relazioni ci sono due tesi di laurea) e studiosi già affermati in modo tale da creare un circolo virtuoso in una prospettiva diacronica con al centro i chiostri francescani bellunesi nei quali tanti uomini di fede e di cultura hanno camminato”.
Giorgio Reolon