Dall’11 al 18 maggio 2023

In ascolto di chi soffre

Si è tenuto a Bari l’annuale Convegno Nazionale di Pastorale della Salute

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Si è svolto a Bari, tra l’11 e il 18 maggio 2023, il XXIV Convegno Nazionale di Pastorale della Salute, dal titolo “Ho udito il suo lamento: in ascolto dei sofferenti”. Oltre ad essere stata un’occasione formativa, è stata anche una preziosa possibilità per confrontarsi con realtà diocesane differenti. Corpo, mente, cuore, spirito tutto concorre a favorire un pieno ascolto. Da questo breve inciso nasce l’idea di collocare l’udito come ultima tappa di un percorso formativo di cinque anni, traghettato attraverso i cinque sensi: un senso che tutti li contempla.

Il convegno di quest’anno è stato suddiviso in più sessioni tematiche e plenarie con un grande coinvolgimento anche della Diocesi ospitante di Bari-Bitonto. Ha visto tra i relatori diversi vescovi, i vertici del mondo sanitario, nonché delle istituzioni politiche ministeriali e locali. Con l’interesse dell’ascolto del lamento, delle ferite e delle domande che affiorano nel mondo della salute si è tentato di tracciare dei criteri per potenziali risposte agli interrogativi che emergono da un ascolto fecondo.

Niente come l’ascolto ha la forza di garantire, veicolare e migliorare qualsiasi processo terapeutico; a livello pastorale l’ascolto è l’inizio della fede, possibilità di testimonianza silenziosa, generatore di speranza e promotore di carità. Questo vale indubbiamente quando ci si rapporta e ci si coinvolge nella relazione con chi è ammalato, ma rappresenta una dimensione tante volte data per scontata nei nostri ambienti ecclesiali. L’invito, espresso da più parti, è stato quello di rimettere al centro la persona e la relazione reciproca.

Citando il filosofo Levinas, la scrittrice Maria Chiara Gambini ricordava nel suo intervento: “solo un io vulnerabile può amare il suo prossimo”. Solo riconoscendoci vulnerabili sapremo davvero metterci accanto agli altri, per proseguire insieme il cammino.

“Bisogna passare dal sapere al saper essere” sollecitava il medico onco-ematologo dr. Massimiliano Postorino del Policlinico di Roma Tor Vergata. Nel suo intervento ha esortato i partecipanti al convegno nel riflettere come la credibilità della Chiesa, e allo stesso tempo dell’arte medica (che non è solo scienza), sta proprio nella presenza concreta, talvolta silenziosa ma significativa, nel “non fare mai che la cura sia peggiore della malattia stessa”. Una grande sfida: esserci con tutta la propria umanità, con la sollecitudine premurosa di chi si mette in ascolto dei desideri, sofferenze, speranze dell’altro.

Della stessa opinione era il dr. Anelli, Presidente dell’FNOMCeO, che ha ripercorso i cambiamenti della nostra società dal secondo dopoguerra in poi. Ricordando le peculiarità del servizio sanitario italiano, equo, uguale, solidale ed universalistico, ha sottolineato come questa realtà non deve essere soffocata dal rumore di fondo di tutte le questioni aperte dei malfunzionamenti e delle difficoltà organizzative, che pur ci sono. Deve essere posta attenzione al malato, che insieme al medico, agli operatori sanitari e religiosi che svolgono la loro attività nei nostri Ospedali, rendono protagonista quell’alleanza terapeutica che è l’essenza della cura.

Mons. Bulgarelli, Direttore dell’Ufficio Catechistico Nazionale della CEI, nominando il filosofo Baumann nel concetto di “solitudine figlia della coscienza isolata” e l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium di Papa Francesco del 2013, ha sollecitato ad una Chiesa di cui ci si può fidare, bisognosa di uscire dagli schemi rigidi, affinché le comunità siano capaci di re-incontrare nuovamente le persone, nei luoghi della vita quotidiana, lavorando sulla vita degli adulti, immaginando con creatività e ritmando insieme il proprio operato.

L’intervento di don Gigi Verdi, fondatore e responsabile della fraternità di Romena, menzionando la risurrezione del figlio della vedova di Nain secondo il Vangelo di Luca, ha sottolineato come Dio ci conosce e si prende cura di noi. Il Vangelo dice che Gesù fu preso da grande compassione per lei: la prima risposta del Signore è di provare dolore per il dolore della donna. Così “chi si avvicina al dolore altrui, se lo carica sulle spalle, cerca di stare in ascolto essendo una presenza, amando la vita e stando vicini l’un l’altro, abitando la vita ed abitando le sue domande”. Un’esortazione ad alzarsi e ad aiutare ad alzarsi, in una prospettiva di speranza, riprendendo le parole del poeta francese Paul Claudel: “Dio non è venuto a spiegare la sofferenza, ma a riempirla della sua presenza” e di don Tonino Bello: “le ferite nostre, come quelle del Risorto, possono trasformarsi in feritoie attraverso le quali una luce nuova raggiunge noi e chi ci incontra”.

Attraverso questo convegno è stata data la possibilità per una revisione personale e per ricevere ulteriore stimolo a mettere in campo i doni della nostra umanità, anche attraverso l’espressione dei nostri sentimenti ed emozioni (facendo attenzione che la scelta dell’approccio logico dell’umano non sia lo scudo per nascondere le proprie fragilità), concludeva don Massimo Angelelli, Direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute della CEI.

Le sollecitazioni giunte all’esito di questo percorso formativo sul tema dell’ascolto, declinato nelle sue diverse forme e realtà fra esse collegate, possano dare valore alla relazione, che trova nell’ascolto una forma terapeutica ed umanizzante, capace di dare speranza e futuro alla vita di tutti. Possa essere questa una prospettiva sempre più condivisa nelle nostre istituzioni civili e comunità ecclesiali, dove la fragilità sia accolta come realtà del quotidiano da vivere insieme nel sostegno reciproco.

L’appuntamento nazionale dell’anno prossimo vedrà l’organizzazione impegnata in Veneto, a Verona, dal 13 al 16 maggio 2024.

Lisa Fossen e sorella Miriam Lessio