A cura di don Giorgio Aresi (Domenica di Risurrezione - anno C)

In resurrectione Domini

La nostra fede è un’esplosione di vita, altro che morte per sempre!

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Una giovane che frequenta l’università scrive quello che le sta succedendo, qualcosa che sta vivendo di fronte ad una domanda che provoca: “che cosa regge l’urto del tempo?”:

«Nonostante tutto quello che ho vissuto, sentito e visto, in questo momento in cui mi fai la domanda io mi sto distraendo per non disperare, perché́ il peso della vita è troppo forte, soprattutto la paura che le cose non siano eterne, che sfuggano; il tempo passa e niente resta. Quando pongo queste questioni ai miei amici, mi sento un marziano, uno che “se la mena sul senso della vita e che ha paura della morte”» (Che cosa regge l’urto del tempo?, Rimini 2019, p. 10)

Allora chi ha ragione? Lei o i suoi amici?

Forse è vero, come mi scriveva in un messaggio qualche giorno fa una persona che “è meglio non farci certe domande”. Però quella giovane universitaria non ce la fa a “far finta di niente”. Quello che dice, chi di noi non l’ha almeno pensato una volta: il tempo passa e niente resta. Insomma la paura che quello che vivi non torni più. Lo proviamo tutti: ti accorgi che i tuoi figli diventano grandi…due genitori si ritrovano nonni e magari sembra ieri che era il giorno del loro matrimonio…ti guardi allo specchio e vedi che ti spuntano sempre più capelli bianchi…hai finito l’università, hai vissuto anni belli, di vita tra le aule e gli “spritz” in piazza e ora devi metterti a cercare un lavoro…sì insomma, il tempo passa, e cosa resta di quello che vivi?

Perché qual è il problema? È la sensazione che tutto dura poco. Eppure ha ragione un prete quando ha detto:

Noi facciamo «i conti con quel desiderio di essere felici che ci costituisce, con il desiderio cioè̀ di una felicità che duri, che non si dissolva nello spazio di una giornata o di una stagione» (Ibi, p. 9).

È il desiderio che abita nel cuore di ogni uomo, di ogni donna, giovane, adulto, anziano: il desiderio che quello che ti fa felice possa durare non un giorno, una settimana, un anno, ma “per sempre”. Quando vorremmo che quell’abbraccio, quel bacio, durassero tanto, davvero tanto…per sempre.

C’è una “verità” che possiamo capire, ed è che il cuore di ognuno di noi non è fatto per qualcosa che duri poco, o che ha un termine. D’altronde quando prometti di volere bene a qualcuno non gli prometti che lo amerai, gli vorrai bene “per sempre”?!

«Vi sfido – diceva il Card. Scola ai giovani innamorati – a dire alla persona della quale siete sinceramente innamorati a dirle “ti amo” senza aggiungere “per sempre”; potreste essere presi subito dal dubbio di non poter mantenere la promessa» (A. Scola, Uomo-Donna. Il “caso serio” dell’amore, Marietti, Brescia 2002, p. 79).

Quando perdi qualcuno che ami non ti “ribelli” forse perché non accetti che la morte metta la parola “fine” ad una vita che ami?

Abbiamo bisogno di Qualcuno che ci assicuri che ciò che abbiamo di più prezioso non vada perduto per sempre, che il tempo non ci porti via per sempre le persone, quello che abbiamo.

E chi allora, solo, può assicurarmi che nella mia vita la parola “per sempre” è possibile? Da soli no, non ce la facciamo.

Chi, se non uno che ha vinto la morte può dirci e mettere nella mia vita la promessa e la certezza che niente di quello che desideriamo, dell’amore che abbiamo per quella persona, di quello che realizziamo nella nostra vita va perduto. Ecco qual è la più grande verità che abbiamo nella vita, che da 2000 anni i Cristiani hanno, la certezza che portano nella vita: Gesù Cristo, che è Dio, è risorto! Morto in croce e sepolto, il terzo giorno è risorto per la potenza del Padre, di Dio che lo ha risuscitato.

La Pasqua è un’esplosione di vita. È l’annuncio di un fatto, non di una teoria! Io sono cristiano, io porto una croce al collo, io credo in Dio, perché nella mia vita so che Gesù, Cristo, è risorto. La nostra fede è un’esplosione di vita, altro che morte per sempre!

Noi oggi, saremo nelle nostre case, a tavola con la nostra famiglia, vedremo in videochiamata chi non può essere seduto a tavola con noi, e abbiamo la certezza che Gesù è risorto e mi dice: sei fatto per vivere, non per la morte. Questo è il senso e il destino della nostra vita: Nella mia vita niente di quello che vivo, di chi amo, di quello che desidero e del mio desiderio più profondo di felicità è un’illusione e morirà: perché quell’Uomo, Gesù di Nazareth, è risorto.

È vero qualcuno non crede che Gesù sia risorto, e dispiace, ma potremo sempre dirgli: non sai cosa ti perdi.