A cura di don Renzo Roncada (3ª domenica di Quaresima - Anno A)

Incontro ai margini di un pozzo

Quale dono viene a noi, se ci lasciamo imbrigliare dall’amore di Gesù?

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Mi piace quest’incontro ai margini di un pozzo, che reca il contrassegno della vita quotidiana. Niente di preparato. Niente schemi di azione pastorale programmata in qualche ufficio catechistico. Qualcosa di fresco, come l’acqua del pozzo. Il tutto avviene in uno stile di spontaneità e di sorpresa. Il Cristo si ferma, non perché aspetta qualcuno da convertire, ma perché è stanco, ha fame ed è tormentato dalla sete. La donna arriva la pozzo, non perché è stata informata che c’è nei paraggi il famoso “Rabbì”, ma semplicemente perché deve attingere acqua. Il suo problema è l’acqua, non i peccati.

«Era verso mezzogiorno». Proviamo a immaginare la scena. La samaritana con il secchio vuoto, ma soprattutto vuota dentro. Gesù stanco anche lui, ma con qualcosa da donare. Strano quel giudeo, che chiede da bere a una nemica. Qui bisogna sapere che i samaritani sono considerati i peccatori più incalliti. E poi è disdicevole che un maestro si fermi a parlare con una donna. E che donna! Cinque mariti, più uno di riserva. Era comunque una donna che dimostra di conoscere la Sacra Scrittura; infatti dice a un certo punto: «So che deve venire il Messia». Quasi per dire: quando arriverà, allora forse mi convertirò. Per il momento no. Forse domani quando le condizioni sono più favorevoli. (Mi pare che siano le stesse nostre scappatoie per non arrenderci a Cristo). Ma Gesù era ormai deciso: «Sono io che ti parlo». Quasi per dire: “La resa è per oggi, non per domani… e quella donna diverrà la prima annunciatrice del Messia”. Ecco il risultato con l’aggiunta di qualche riflessione.

Gesù, da mendicante di acqua, diventa l’offerente di un dono misterioso. Quale tattica ha usato? Semplicemente non rimprovera il passato di quella donna peccatrice, ma presenta un futuro di bellezza da raggiungere: «Una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna».

Gesù vuol far capire alle persone quello che di bello hanno dentro. Ribalta la nostra maniera di pensare. Il filosofo e teologo Jacques Leclerc scriveva: «L’esperienza dimostra che un uomo è sempre migliore del suo esame di coscienza». Forse è bene finire di guardare alle nostre incapacità e guardare invece al bene che possiamo fare. Solo Gesù e la sua parola potrà farci iniziare uesto nuovo cammino.

Il dialogo per prima cosa è fatto non di parole, ma di un incontro. Gesù non fa polemica, ma usa comprensione, pazienza. Gesù non usa autorità, ma umanità. La samaritana capisce che sta per essere imbrigliata nelle maglie dell’amore di Gesù e cerca di scansare il dialogo, perché potrebbe compromettere la sua vita non certo limpida.

Davanti a Gesù la nostra vita viene messa a nudo. Siamo costretti ad ammettere quello che siamo. La storia della samaritana è la nostra. Quante volte anche noi scansiamo Gesù, perché abbiamo paura che la nostra vita sia ribaltata. Ma quale dono viene a noi, se ci lasciamo imbrigliare dall’amore di Gesù?