La celebrazione liturgica nella solennità di Pentecoste è accompagnata da testi particolari proposti per il canto. In particolare vorrei richiamare la sequenza “Veni sancte Spiritus” e l’inno liturgico “Veni Creator”.
Le sequenze nella liturgia
A Pentecoste nei testi della messa del giorno, dopo la seconda lettura e prima del canto al Vangelo, si canta o si proclama la sequenza “Vieni santo Spirito”. Nella liturgia cattolica, la sequenza, spesso chiamata anche con il suo nome latino “sequentia”, è un componimento poetico musicale liturgico che veniva recitato o cantato nella celebrazione eucaristica solenne prima della proclamazione del Vangelo. Nasce nel sec. IX e si diffonde senza controllo. Nel sec. XVI dopo il Concilio fu proibito l’inserimento di queste composizioni nella liturgia. Sono state salvate solo cinque sequenze. Si tratta di testi e composizioni cosciute dai fedeli che frequentano le celebrazioni. Ne faccio cenno, elencandole e richiamando la loro collocazione nell’anno liturgico. Il Victimae paschali laudes per la domenica di Pasqua e facoltativamente per l’ottava di Pasqua; il Veni Sancte Spiritus per la solennità di Pentecoste; Lauda Sion Salvatorem , per la solennità del Corpus Domini; lo Stabat Mater per la memoria dell’Addolorata, ma utilizzato soprattutto nella Via Crucis; il Dies irae per le messe dei defunti.
La sequenza “Veni, sancte Spiritus”
È una delle cinque sequenze contenute nel Lezionario oggi in uso nella liturgia. Attribuita a Stefano di Langton (arcivescovo di Canterbury, morto nel 1228) oppure a papa Innocento III. Per una lettura personale trascrivo il testo latino con la traduzione in italiano riportata sul lezionario festivo e utilizzata a Pentecoste.
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- Veni, sancte Spíritus, et emítte cǽlitus lucis tuæ rádium.
Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce. - Veni, pater páuperum, veni, dator múnerum, veni, lumen córdium.
Vieni, padre dei poveri, vieni, datore dei doni, vieni, luce dei cuori. - Consolátor óptime, dulcis hospes ánimæ, dulce refrigérium.
Consolatore perfetto, ospite dolce dell’anima, dolcissimo sollievo. - In labóre réquies, in æstu tempéries, in fletu solácium.
Nella fatica, riposo, nella calura, riparo, nel pianto, conforto. - O lux beatíssima, reple cordis íntima tuórum fidélium.
O luce beatissima, invadi nell’intimo il cuore dei tuoi fedeli. - Sine tuo númine, nihil est in hómine, nihil est innóxium.
Senza la tua forza, nulla è nell’uomo, nulla senza colpa. - Lava quod est sórdidum, riga quod est áridum, sana quod est sáucium.
Lava ciò che è sórdido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sánguina. - Flecte quod est rígidum, fove quod est frígidum, rege quod est dévium.
Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato. - Da tuis fidélibus, in te confidéntibus, sacrum septenárium.
Dona ai tuoi fedeli, che solo in te confidano, i tuoi santi doni. - Da virtútis méritum, da salútis éxitum, da perénne gáudium.
Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna.
- Veni, sancte Spíritus, et emítte cǽlitus lucis tuæ rádium.
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Questo canto-preghiera è spesso utilizzato anche all’inizio di incontri di carattere spirituale nella Comunità cristiana.
L’inno “Veni Creator Spiritus”
L’inno liturgico dedicato allo Spirito Santo più conosciuto, utilizzato e apprezzato ha per titolo “Veni Creator Spiritus” (Vieni Spirito Creatore). È attribuito a Rabano Mauro, arcivescovo di Magona nel IX secolo. La versione più conosciuta è quella con melodia gregoriana. Viene cantato ai vespri nella settimana tra l’Ascensione e la Pentecoste. Inoltre viene anche cantato in particolari avvenimenti solenni per invocare il dono e la presenza dello Spirito Santo.
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- Veni, créator Spíritus, mentes tuórum vísita, imple supérna grátia, quæ tu creásti, péctora.
Vieni, o Spirito creatore, visita le nostre menti, riempi della tua grazia i cuori che hai creato. - Qui díceris Paráclitus, donum Dei altíssimi, fons vivus, ignis, cáritas, et spiritális únctio.
O dolce consolatore, dono del Padre altissimo, acqua viva, fuoco, amore, santo crisma dell’anima. - Tu septifórmis múnere, dextræ Dei tu dígitus, tu rite promíssum Patris sermóne ditans gúttura.
Dito della mano di Dio, promesso dal Salvatore, irradia i tuoi sette doni, suscita in noi la parola. - Accénde lumen sénsibus, infúnde amórem córdibus, infírma nostri córporis, virtúte firmans pérpeti.
Sii luce all’intelletto, fiamma ardente nel cuore; sana le nostre ferite col balsamo del tuo amore. - Hostem repéllas lóngius pacémque dones prótinus; ductóre sic te prævio vitemus omne noxium.
Difendici dal nemico, reca in dono la pace, la tua guida invincibile ci preservi dal male. - Per te sciámus da Patrem, noscámus atque Fílium, te utriúsque Spíritum credámus omni témpore. Amen.
Luce d’eterna sapienza, svelaci il grande mistero di Dio Padre e del Figlio uniti in un solo Amore. Amen.
- Veni, créator Spíritus, mentes tuórum vísita, imple supérna grátia, quæ tu creásti, péctora.
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Le parole dell’inno nella sua versione latina esprimono significativo concetti teologici circa la realtà e l’azione dello Spirito Santo. La traduzione italiana riportata è quella del libro liturgico della Liturgia delle ore. Non sempre la traduzione è letterale, comunque è sempre fedele al testo latino nei contenuti sia teologici che nella prospettiva della spiritualità cristiana.
Preziosa eredità da conservare
La produzione di inni allo Spirito Santo è sempre stata viva nei secoli. Ultimamente la produzione di testi in italiano con relativa musica ha arricchito il repertorio delle comunità cristiane. Accanto a una produzione di valore ci sono state composizioni effimere. L’esperienza delle comunità testimonia questa selezione. Le due composizioni sopra riportate rimangono espressione plurisecolare di canto-preghiera. Eredità preziosa che viene conservata e utilizzata.
Giuliano Follin