A cura di don Roberto De Nardin (3ª domenica del tempo ordinario - Anno B)

Insegnami i tuoi sentieri

Gesù ci dona la luce per entrare nel sentiero nascosto del nostro stesso cuore

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«Insegnami i tuoi sentieri». È la voce del salmista che facciamo nostra in questa domenica del tempo in cui ancora cerchiamo di conoscere il Signore nell’ordinario della nostra vita: un’opportunità possibile per ciascuno, che la Parola – grande dono che proprio oggi celebriamo – illumina, nel vero senso dell’immagine iniziale: dà luce al sentiero della nostra vita. Quante volte infatti “giriamo in tondo” senza che le nostre azioni e i nostri sguardi riescano ad uscire davvero da cliché che magari ci siamo creati noi; quanto spesso una preoccupazione ci rende difficoltoso il trascorrere del tempo cercando fallaci vie di fuga; quanto la superficialità di un modo di vivere alla giornata non ci permette di scendere davvero in profondità e di farsi le domande vere? Allora abbiamo bisogno tutti che il Signore ci insegni i suoi sentieri; ci mostri, con pazienza e libertà, che le sue piste ci possono condurre verso panorami e alture impensabili le cui vie di accesso da soli non saremmo riusciti a trovare da soli, mai.

«Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Il Signore chiama a seguirlo – torniamo in compagnia di Marco che ci accompagna con il suo vangelo per tutto il corso questo anno liturgico. Chiama i primi discepoli nel bel mezzo delle loro occupazioni, nel trantran della vita quotidiana, della normalità che informa la nostra esistenza. Li chiama, insomma, al centro della vita. Ed è una chiamata ad andargli dietro, a fidarsi di lui, per una vita ancora più bella, più ricca, più aperta alle sorprese e ai doni che solo chi ha la capacità di ricevere senza merito può apprezzare. Gesù annuncia il suo Regno e chiama alla “conversione”: parola appesantita, ipotecata com’è da un forte retrogusto morale (“devi”/ “non devi”) che la fa suonare indigesta o difficile ma che in realtà dischiude alla possibilità di cambiare strada, di sceglierne una nuova; di imparare – ancora una volta – sentieri inesplorati verso mete nuove e dagli orizzonti vastissimi. Gesù ci dona la luce per entrare nel sentiero nascosto del nostro stesso cuore.

Non capiremo mai chi è Dio, se non passiamo per questo snodo: egli dà, non toglie; amplifica e non mortifica; offre un senso che nient’altro al mondo può dare. E questo perché non è idea, ma persona; non è comando, ma proposta; non è bandiera di pochi, ma amore donato per tutti. È straordinaria in questo senso la vicenda narrata nella prima lettura, tratta dal libro di Giona. L’autore, un rabbino intelligente e dotato di una grande capacità ironica, scrive al tempo in cui Israele vive la deportazione a Babilonia, sperimentando di essere minoranza religiosa. Ecco allora che al suo interno compaiono frange identitarie che rivendicano di essere loro i figli prediletti, custodi della tradizione, devoti servitori di Dio (abbiamo capito: niente di nuovo sotto il sole…). Il personaggio di Giona risponde a questa mentalità; proprio lui riceve tuttavia da Dio la chiamata ad annunciare la conversione in questa immensa città pagana, Ninive. Giona non si dà certo gran da fare, predica castighi, neanche la percorre tutta, che – sorpresa – l’intera nazione si converte! Non lo leggiamo questa domenica ma alla fine Giona scappa, vuole fuggire dalla Voce che lo chiama; egli non accetta un Dio così buono, un Dio che abbia lavorato nel cuore di chi – apparentemente – ancora non lo ha conosciuto ma che, invece, è capace di accogliere la sua chiamata. Prima di lui. Conversione è anche questo: accorgerci di come davvero il Signore ha già dissodato molti campi che noi davamo già per persi ma che, in realtà, danno frutti impensati, anche prima di noi…

Un ultimo aspetto, che forse ci fa ancora riflettere: “Il tempo si è fatto breve”. San Paolo scrive ai Corinzi e aiuta anche noi a comprendere come davvero valga la pena non dissipare le possibilità che si sono date. La nostra vita qui è un tratto, un segmento di tempo e di spazio, nulla di più. In essa abbiamo la possibilità continua di convertirci, di fidarci nel scegliere ancora e ancora quel sentiero che il Signore ci vuole insegnare: non è obbligatorio, né sempre evidente; è via di vita piena, è possibilità di pescare con abbondanza nei mari della nostra umanità; è Parola che chiama.