Solennità dell'Ascensione del Signore

Ite, missa est

a cura di don Renato De Vido

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«Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Con il solito “buon senso”, verrebbe da dire che è un “controsenso” scegliere questa frase per specificare l’ascensione di Cristo al cielo. Ascendere, infatti, vuol dire salire in alto, abbandonando quello che sta in basso. E siccome noi ci sentiamo sempre in basso, il congedo di Gesù dai suoi non è proprio da festeggiare. “Voi statevene pure quaggiù…io, lassù, ho il Padre che mi aspetta, ed è ciò per cui ho vissuto e sono morto in mezzo a voi”.

Eppure oggi è festa: «Il terzo giorno è risuscitato, è salito al cielo e siede alla destra del Padre», come – da secoli – si ripete nella professione di fede, nel Credo.

1. Nella prima lettura della liturgia di oggi, San Luca racconta il fatto vero e proprio dell’Ascensione in una sola riga: «Fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo». Preferisce soffermarsi sui discepoli, che chiedono al Signore: «È questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?». Gesù li rimprovera. Il tempo è nelle mani di Dio. E questa certezza deve bastare: il resto è trascurabile curiosità.

L’importante è un’altra cosa: «Mi sarete testimoni a Gerusalemme… fino agli estremi confini della terra». Compito dei discepoli è di testimoniare dovunque il loro Signore, diramare costantemente che Gesù Cristo non fu solo un ambasciatore del cielo. Sono i discepoli che sono inviati verso i popoli. E non ci sono confini, luoghi vietati, popoli o uomini ai quali il Signore non possa essere proposto come icona di vita nuova.

2. Le letture ci sospingono dunque verso un’altra direzione: «Mi sarete testimoni a Gerusalemme… fino agli estremi confini della terra». Compito di chi ha partecipato al cosiddetto “congedo” visibile di Cristo dalla scena terrena non è quello di rimpiangere il loro Signore perché non è più visibile, ma di testimoniarlo.

Ho trovato molto suggestiva una interpretazione letta recentemente: «Ite, missa est» non vuol dire solo il congedo dei fedeli alla fine della Messa («ora potete andare»); è l’invito ad andare = «andate, è l’ora della missione».

L’incarico ricevuto dalla Chiesa e portato avanti con tantissime iniziative offre un grande respiro anche alla nostra speranza, ed è per questo che la invidiabile, trasparente e semplice fede dei nostri vecchi ha ritenuto sempre grande questo appuntamento liturgico chiamato l’Asensa.

3. Se crediamo alla sua presenza, la faremo sentire; se invochiamo la sua compagnia, sentiremo la verità delle sue promesse. È Lui la compagnia certa ed effettiva, in molti casi anche più di tutte le amicizie e le conoscenze della nostra consuetudine… Ascensione non è solo la fine di un tempo che non torna, ma l’apertura verso una nuova dimensione.

Ci può aiutare un esempio preso dalla tecnologia recente: quando un film lo si vede in 3D, è come sentirsi immersi realmente in ciò che viene proiettato. Il film rimane lo stesso, ma come cambia la partecipazione dello spettatore! È come essere all’interno delle varie scene, è come diventare attori oltre che spettatori.

«Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo». Gesù è «stato elevato» al cielo, ma rimane con noi. Sembra assente come persona, ma è in uno stato di gloria in cui ha tutte le credenziali per essere chiamato “Signore”. È presente in noi, perché noi ci sforziamo di leggere lo scenario della storia con gli occhi suoi.