La Mistagogia: via per entrare nel mistero della Liturgia

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Un nome originale per un’esperienza fondamentale

“Mistagogia” parola originale di un linguaggio particolare, sicuramente non di uso comune. Ne faccio oggetto di attenzione in questo contributo per il fatto che Papa Francesco la ha indicata come “via idonea per entrare nel mistero della Liturgia”. Ecco le parole pronunciate in occasione dell’incontro con i partecipanti alla Assemblea Plenaria della Congregazione per il Culto e la disciplina dei Sacramenti (Roma 14.02.2019) in riferimento a questo termine, che è anche una esperienza concreta.

Mistagogia, via idonea di formazione

Lo stesso Catechismo della Chiesa Cattolica adotta la via mistagogica per illustrare la liturgia, valorizzandone le preghiere e i segni. La mistagogia: ecco una via idonea per entrare nel mistero della liturgia, nell’incontro vivente col Signore crocifisso e risorto. Mistagogia significa scoprire la vita nuova che nel Popolo di Dio abbiamo ricevuto mediante i Sacramenti, e riscoprire continuamente la bellezza di rinnovarla”. Il testo del Catechismo della Chiesa Cattolica ricordato dal Papa si esprime così: «La liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, insieme, la fonte da cui promana tutta la sua virtù». Essa è quindi il luogo privilegiato della catechesi del popolo di Dio. «La catechesi è intrinsecamente collegata con tutta l’azione liturgica e sacramentale, perché è nei sacramenti, e soprattutto nell’Eucaristia, che Gesù Cristo agisce in pienezza per la trasformazione degli uomini» (CCC 1074). La catechesi liturgica mira a introdurre nel mistero di Cristo (essa è infatti ”Mistagogia”) in quanto procede dal visibile all’invisibile, dal significante a ciò che è significato, dai «sacramenti» ai «misteri» (CCC dal 1075).

Significato del termine

È opportuno a questo punto, dedicare qualche parola ad illustrare il significato del termine Il termine “mistagogia” è utilizzato nella cultura greca per indicare l’iniziazione ai misteri. Significa guidare qualcuno a considerare le realtà sacre, introdurre nelle cose nascoste cioè nei misteri. Nel suo utilizzo in ambito cristiano il termine indica un cammino esperienziale fatto di apprendimento, conoscenza e di testimonianza che il cristiano compie dopo aver ricevuto (al termine del suo cammino catecumenale) i sacramenti della iniziazione cristiana (Battesimo, Cresima, Eucaristia). Si tratta di avvicinarsi al mistero pasquale di Cristo risorto attraverso la comprensione e la pratica dei riti liturgici e con la testimonianza della propria fede nella vita reale concreta, non solo ideale, di tutti i giorni. Nel rito bizantino questa azione particolare è realizzata nella divina liturgia cioè nella Messa, perché è l’azione che la Chiesa-Mistagoga fa per condurre i fedeli dentro i misteri di Dio e dell’uomo, è, infine, l’azione di Dio stesso in Cristo Gesù nostro Signore.

Collegamento tra Liturgia e vita

Lo afferma ancora il Papa con queste parole: «Essendo infatti la liturgia un’esperienza protesa alla conversione della vita tramite l’assimilazione del modo di pensare e di comportarsi del Signore, la formazione liturgica non può limitarsi a offrire semplicemente delle conoscenze – questo è sbagliato –, pur necessarie, circa i libri liturgici, e nemmeno a tutelare il doveroso adempimento delle discipline rituali» Poi richiama la esigenza che Pastori e laici siano introdotti a coglierne il significato ed il linguaggio simbolico”. Conclude poi il suo invito in riferimento alla azione “mistagogica” affermando: «Mistagogia significa scoprire la vita nuova che nel Popolo di Dio abbiamo ricevuto mediante i Sacramenti, e riscoprire continuamente la bellezza di rinnovarla». Questa esperienza è nuova ogni volta che la viviamo se la consideriamo nella sua dimensione di legame con il Padre-Provvidente, nella unione a Cristo, ricevendo nello Spirito la vita. Il tutto nella concretezza della nostra situazione esistenziale. Allora non saremo mai spettatori di un rito ripetitivo e lontano, ci sentiremo protagonisti di un incontro con il Mistero che la Liturgia nei suoi riti e nelle sue parole rende presente. Per il fedele che ha compreso il senso di ciò che ha compiuto, la celebrazione eucaristica non può esaurirsi all’interno del tempio. Al termine dell’assemblea eucaristica, egli deve tornare nel suo ambiente abituale con l’impegno di fare di tutta la sua vita un dono, un sacrificio spirituale gradito a Dio. Quanto celebrato guida e caratterizza la sua esistenza.

Giuliano Follin