La Pasqua e la sua cinquantina

La Chiesa vive fino a Pentecoste la Pasqua del suo Signore

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La comunità cristiana che celebra la sua fede nei riti, per viverli nel suo cammino di vita, trova nel suo calendario, il calendario liturgico, quello che è definito “Tempo pasquale”. Questo tempo, comprendente sette settimane, abbraccia quest’anno il periodo del calendario civile che va dal giorno di Pasqua (il 17 aprile), alla sera del giorno di Pentecoste (il 5 giugno).

Il Cristo risorto guida il cammino dei discepoli

La vita di ogni giorno continua con i suoi ritmi, con le sue preoccupazioni, le sue gioie, le sue fatiche, la sua serenità. Ricorrenze religiose delle festività dei santi, ricorrenze a carattere civile, celebrazioni rituali religiose, avvenimenti sportivi, riempiono i giorni di questo periodo dell’anno. Ci saranno poi eventi di dolore e sofferenza che potranno colpire le persone. In questo scorrere, sereno o faticoso del tempo, per i discepoli del Signore Gesù, c’è una realtà che li accompagna, che si affianca al loro percorso esistenziale quale esso sia, che dà un significato particolare ai diversi eventi vissuti. Il Cristo risorto, vivo dopo la sua passione, morte e sepoltura, è il centro della loro fede. È una presenza illuminante e rassicurante. Toglie il buio delle sofferenze, delle fatiche, dei drammi, della morte. Fa splendere ancora di più i momenti di serenità e di gioia interiore che, non raramente, accompagnano momenti e giorni della vita.

Un segno celebrativo del Cristo risorto

Una dei segni liturgici, caratteristici della Pasqua cristiana e che la richiama alle persone, è il “cero pasquale”. L’esperienza delle persone partecipi di riti religiosi funebri – a prescindere dalla adesione di fede – li abitua a vedere questo particolare cero presente a capo della bara. Ancora più significativo è il segno dove rimane l’unico cero acceso. Anche chi partecipa al rito del battesimo vede il cero pasquale acceso vicino al battistero. A questo cero il genitore del bambino battezzato accende la candela ricevuta con l’esortazione «Ricevete la luce di Cristo». Nel segno rituale è il segno-richiamo a un dono affidato che viene poi, nella testimonianza ed educazione cristiana, trasmesso a chi ha ricevuto il sacramento della rinascita cristiana: la luce di Cristo. Accettato, lo accompagnerà fino alla fine dei suoi giorni.

L’accensione annuale del cero pasquale, accompagnato anche dal richiamo al tempo del calendario civile (viene evidenziato l’anno corrente), avviene nella notte della Veglia pasquale. Il cero acceso fuori della chiesa, è portato poi nell’interno dell’aula completamente buia. Alla sua luce progressivamente si accendono le candele, che i presenti hanno in mano, e quindi si accendono tutte le luci dell’aula.

Dalla Veglia pasquale fino alla Pentecoste, il cero pasquale è collocato presso l’ambone: viene acceso nelle celebrazioni liturgiche sia festive che feriali. È un preciso richiamo alla Pasqua, a Cristo «luce del mondo». Dopo la Pentecoste viene riportato vicino al battistero.

Le domeniche e le settimane di Pasqua

Il Tempo pasquale strutturato su sette settimane celebra i primi sette giorni dopo Pasqua come un unico giorno solenne. Questa ottava di Pasqua ha la denominazione semplice con l’aggiunta al giorno della settimana della frase “di Pasqua” oppure con espressione ancora più specifica “fra l’ottava di Pasqua”. Si inizia con il lunedì di Pasqua fino alla seconda domenica di Pasqua. È da notare come l’espressione “di Pasqua” è diversa da “dopo Pasqua”: vuole richiamare come l’ottava sia celebrata come un unico solenne giorno. Il rito liturgico prevede nella prima settimana di Pasqua alcuni momenti rituali sempre uguali. I testi delle preghiere e della Parola di Dio, invece, variano ogni giorno. In alcuni paesi particolare rilievo è dato, secondo consolidata tradizione, il lunedì dopo Pasqua. Due titoli dati a questo giorno: “lunedì dell’Angelo” e “pasquetta”, ne richiamano contenuti religiosi il primo, caratteristica laica il secondo. In alcune comunità cristiane il giorno dopo Pasqua rappresentava la conclusione del Quaresimale, con il rito chiamato “delle Benedizioni”, che richiamava in chiesa rilevanti assemblee di fedeli. Nel secolo scorso la caratteristica di giorno festivo-non lavorativo, dato a questo lunedì dalla legge civile, ne ha indirizzato le modalità celebrative sia religiose che laiche.

Le domeniche e le settimane che seguono l’ottava di Pasqua sono anche queste denominate con la caratteristica significativa: “domenica di Pasqua” (accompagnata dalla numerazione: seconda, terza, ecc.) e “settimana di Pasqua” con la stessa numerazione. È la “cinquantina pasquale”, vissuta nei riti liturgici con la caratteristica di annuncio e di gioia pasquale. Un invio e una occasione per assorbire nella vita il dono fondamentale della presenza del Cristo risorto, anche dalle parole dei riti e dalla esperienza celebrativa delle sue comunità e dei suoi discepoli.

Giuliano Follin