Fulmine esisteva già prima della creazione del mondo attuale, senza boschi, colline, montagne, fiori, fondali marini, creature umane… Il suo più grande piacere era la caccia e il Creatore lo lasciava fare.
Un giorno, Fulmine decise di trovarsi una compagna. Percorse l’intero universo in cerca dell’anima gemella; esplorò il regno degli spiriti e delle fate, visitando il paese degli esseri più fantastici e soprannaturali, quelli che si disputano i ruoli nei racconti degli antenati, ma invano! Fulmine, allora, si rivolse direttamente al Creatore: «Ti supplico, dammi una compagna!». Il Signore lo accontentò, dandogli in sposa la dolce e paziente Asireh. I due però non vissero felici, in quanto vittime di una strana e terribile maledizione: i loro bambini sparivano appena dopo la nascita e senza lasciare traccia.
Un giorno, Asireh stava coltivando i campi e sentì urlare la sua neonata. Corse in direzione della capanna, sospettando una disgrazia… Sulla porta di casa vide un mostro, orribile, in procinto di rapire sua figlia appena nata, la sola rimastale. Presa dal panico e dalla disperazione, Asireh prese in braccio la figlia e tentò di fuggire, ma il mostro riuscì a catturarle e a farle sparire.
Fulmine, al ritorno dalla caccia, non trovò nessuno nella sua capanna. Aspettò a lungo, ma invano! Disperato, si presentò in lacrime dinnanzi al Creatore: «Signore, dov’è finita la tua bontà?». Il Signore rispose: «Il mondo diventerebbe un inferno se perdessi la pazienza e fossi un dio malvagio. Dimentichi forse che ti ho creato e ti ho circondato di meraviglie, proprio perché sono buono?».
Fulmine ribatté: «Dopo quello che mi è successo, è ancora possibile parlare di bontà?». Il Signore precisò: «Lo sai che ti considero come un figlio! Dovresti perciò fidarti di me! Vorrei tanto che tu, in quanto mia creatura preferita, non ti lasciassi intrappolare dalle cose contingenti e vane; dovresti elevarti e vivere a un livello superiore».
Ma Fulmine aveva una sola idea in testa: «Fammi felice! Restituiscimi la mia sposa e la mia bambina oppure dammi, ti prego, una nuova compagna». Il Signore capì quel desiderio disperato, sorrise e lasciò uscire dalle labbra un soffio. Quel soffio prese la forma dell’acqua e poi divenne bosco, collina, montagna, fiori, fondale marino… Alla fine, il Signore decretò: «Ti chiedo di astenerti dalla caccia per un periodo di tre giorni; nel frattempo, rifletterò sul come renderti autenticamente felice!».
Fulmine si diresse verso la sua capanna, si sedette triste e solo sul cortile, pensando: «Sono ricco e misero, quanta miseria in mezzo a tante ricchezze!». Gli sgorgò una lacrima, fino allora sconosciuta. La lacrima si staccò e cadde a terra, prendendo la forma di una ragazza incredibilmente bella.
Fulmine alzò gli occhi al cielo: «Grazie, Signore!». Il Creatore precisò: «La giovane si chiamerà Ninfea e sarà la Regina delle acque, l’arcobaleno le farà da corona, le farfalle e gli uccellini saranno suoi messaggeri e l’aquila reale la servirà in maniera impeccabile e fedele». Abbassando lo sguardo, Fulmine vide un tappeto di ninfee che ricopriva e abbelliva la superficie del lago, in omaggio alla loro splendida Regina.
Ancora oggi, si possono ascoltare le melodiche sinfonie delle acque in concerto: un concerto ininterrotto e spettacolare, in onore di Ninfea, la Regina dei laghi…
La parabola – raccolta in Costa d’Avorio – è un mito eziologico, ovvero spiega l’origine del mondo, delle montagne, dei laghi, delle ninfee, delle creature umane, dell’amore… Da questa e altre storie è nato un video dal titolo Voli per ali di libellula del regista Roberto Bristot, in arte Brio, autore anche dell’illustrazione qui allegata.
Voli per ali di libellula – era scritto nell’introduzione dell’omonimo libro (di Ezio Del Favero, Grafiche Longaronesi 1992) – raccoglie favole, racconti, leggende: un universo incantato da riscoprire, un genere non solo per bambini, riscontrabile in tutte le società a tradizione orale. In Africa, si usa ancora ritrovarsi, la sera, per raccontare quelle “storie”, i cui protagonisti – uomini, animali, spiriti immaginari – mettono in scena situazioni fantastiche e, insieme, vicine all’esperienza quotidiana.
«Ali di libellula» vorrebbero offrire un’occasione per gettare per alcuni attimi la zavorra e riscoprire, dall’alto, i cunicoli, le sfaccettature, i colori e le anime della Creazione. Quelle ali, fabbricate poco a poco, giorno dopo giorno, sudore, pazienza, sacrificio, generosità, condivisione… un giorno potrebbero aiutare il povero a prendere il volo, grazie a Dio.