Clicca per leggere l’omelia del Vescovo durante la celebrazione della Passione del Signore
Nella celebrazione del venerdì santo 2020 è stata aggiunta un’intenzione di preghiera per gli ammalati di coronavirus: «per tutti coloro che patiscono le conseguenze dell’attuale epidemia». Nell’azione liturgica pomeridiana, tenutasi in Cattedrale alle 15.00 e in contemporanea sui teleschermi di moltissimi Bellunesi, non è stata l’unica novità imposta dal Covid 19; solo il vescovo Renato Marangoni, che ha presieduto il rito, ha baciato la croce, e non tutti i presenti, non è stata distribuita la comunione…
E tuttavia è stata una celebrazione che si è svolta in un’architettura di grande fiducia, come uno spartito si muove e si sviluppa in una chiave musicale stabilita dall’autore: «Li amò sino alla fine», è questa chiave di lettura. «Gesù testimonia con il proprio corpo crocifisso e dando la sua vita che solo un amore che persevera fino alla fine nella libertà oltrepassa le forze di morte che ci portiamo dietro, di cui la vicenda umana spesso è diventata vittima ma anche artefice», ha detto il Vescovo, che nella sua omelia ripercorreva i passaggi della lettura della Passione secondo Giovanni: l’uscire di Gesù dal cenacolo, «che lo porterà a essere ingiustamente condannato e crocifisso», dopo aver «contrastato nell’ultima cena la logica negativa di quel misterioso trattamento che si stava manifestando». In tutta questa drammatica composizione «abbiamo la scelta di Gesù di operare per amore sino in fondo, portando il frutto della vita. La scelta d’amore di Gesù resta, come parola definitiva, come grande promessa di Dio: il bene è compiuto su ogni morte, su ogni violenza, su ogni ingiustizia».
Più numerose del solito le richieste del Vescovo alla sua assemblea, non presente tra le navate della Cattedrale, ma disseminata nelle case: «questo racconto, in cui si coglie l’esperienza diretta dell’evangelista, sembra chiedere: perché non vi fate coinvolgere?». Inoltre, il mandato di «volgere lo sguardo» al Crocifisso che ognuno ha in casa; e poi l’appello a lasciare accesa, dalle nove di sera di domani, una luce al balcone, in terrazzo, in giardino, «nell’ora in cui come discepoli di Gesù staremo vegliando e cantando al mondo la Risurrezione di Cristo».
don Giuseppe Bratti