Che don Ezio Del Favero – oggi parroco di Tambre, Borsoi e Spert – sia sempre stato una penna brillante, era noto a tutti: decollato con i “Voli per ali di libellula” nel 1992, negli anni è arrivato a 22 titoli, che lo vedono inserito nei cataloghi della Gribaudi: è l’editore che lo ha lanciato a un livello nazionale. Ma va aggiunto che l’opera prima è stata tradotta anche in inglese, francese e spagnolo, mentre L’incanto del violinista (2007) nel 2013 è stato tradotto in polacco.
In queste settimane usciranno per i tipi della Elledici le “Parabole della montagna“, agile volumetto di 96 pagine, con 32 racconti. Le illustrazioni sono di Elena Rizza, di Treviso, presentata come «illustratrice, mamma e creativa». Parte di questi testi sono stati proposti in anteprima sul sito diocesano e sul settimanale L’Amico del Popolo. Sono racconti per riflettere e nello stesso tempo «utilizzabili per la scuola, la catechesi, i gruppi giovanili, la predicazione, il centro estivo, il campeggio». Sono favole che possono «essere raccontate la sera ai bambini, come facevano i nonni una volta anche da noi o come fanno ancora oggi gli anziani in qualche angolo del mondo spesso attorno al fuoco». Come suggerisce don Ezio nell’introduzione, «raccontare anche oggi ai più giovani può favorire loro un futuro non privo delle ricchezze di una volta, in termini di valori».
Delicato il ringraziamento a don Mario Carlin, «che ha compiuto 100 anni il giorno 8 marzo 2022, confratello, amico e discepolo di papa Luciani – per avermi iniziato alla narrazione e alla scrittura aneddotiche». La presentazione è a firma del vescovo Renato che scrive:
«È davvero interessante questo modo di scoprire nuova sapienza di vita. La montagna stessa è “parabola”. In essa scopriamo tempi, luoghi, volti, relazioni, eventi, sentimenti, emozioni, pensieri… che si intrecciano mirabilmente. Tutto questo conta nel vivere. La sensibilità narrativa e la capacità compositiva di don Ezio Del Favero costituiscono un tirocinio di lunga data e di premurosa cura nel raccogliere la valenza formativa di ciò che è la montagna e di quello che avviene in essa. Al termine di ogni racconto, come un frutto maturo, è spontaneo e naturale raccogliere una parola che dà forma e sapore alla vita. C’è un accostamento da esplicitare, rappresentato proprio dalla qualifica di questi racconti: si tratta di “parabole”. Si può percepire la vicinanza di esse al Vangelo che ha nel suo cuore le “parabole di Gesù”. Sì, anche la montagna ci dona e affida un suo vangelo di vita! Auguro ai lettori di ogni età e di ogni sensibilità culturale e religiosa di lasciarsi ben ammaestrare».