Frutto di una generosa donazione

L’espressivo volto del Padre

Un’inedita scultura lignea del Settecento donata, restaurata e presentata al Museo diocesano di Feltre

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Sabato 3 dicembre è stata presentata al pubblico – convenuto numeroso presso il salone del Museo diocesano di Feltre – un’inedita scultura lignea del Settecento, raffigurante un dinamico Padreterno che, dopo un intervento di restauro e un’operazione di studio e ricerca, entra ora a far parte delle collezioni museali, dialogando con altri esempi di scultura lignea di area bellunese ivi conservati.

Quest’acquisizione è frutto di una generosa donazione, quella delle sorelle Lidia, Rosa e Vittoria Casanova di Cortina d’Ampezzo, che da 70 anni possedevano nella loro casa di Bribano, nel sottotetto, questa scultura di grande qualità esecutiva e di notevoli dimensioni. Come è stato raccontato nel corso della serata, fino al 1950 il manufatto apparteneva a un’anziana signora di Cortina che lo teneva appeso nel suo fienile e che non avendo figli ed eredi lo lasciò alla madre delle tre sorelle, Livia Vigne. Il legame affettivo con l’opera è passato così alla famiglia Casanova, che nel desiderio di vederla finalmente recuperata, salvaguardata e valorizzata ha trovato nel Museo diocesano il più appropriato “custode”.

L’ingresso in Museo del Padreterno – piuttosto rovinato e mutilo delle braccia – ha attivato il delicato restauro, realizzato da Mariangela Mattia, e uno studio scientifico, affidato a Massimo De Grassi, docente di storia dell’arte presso l’Università di Trieste e profondo conoscitore della scultura lignea veneta del Sei-Settecento, in particolare di Andrea Brustolon. Infatti, a una prima osservazione, il Padreterno sembrava evocare l’arte del celebre “Michelangelo del legno”, ma l’accurata ricerca storico-artistica di De Grassi ha permesso di risalire a un altro ambito, quello della scultura tedesca del Settecento.

L’immagine finemente intagliata di questo Padreterno è infatti insolita e parecchio diversa rispetto ad altrettanti esempi e alle tipologie altaristiche locali. A cominciare dall’altezza, ben 140 cm, che presuppone la collocazione in una cimasa di un alto e monumentale altare. Inoltre, la postura dinamica e librante, quasi a planare dall’alto dei cieli, il manto svolazzante, il realismo nella definizione di alcuni particolari (come le vene dei piedi) e un diverso procedimento tecnico nella lavorazione del tronco e nell’assemblaggio dei masselli sono indizi di una produzione che va ricercata altrove e più precisamente oltralpe. Gli altari sei-settecenteschi di intagliatori di scuola tedesca e austriaca presentano soluzioni più teatrali, scenografiche e dalle dimensioni più imponenti, configurandosi come vere e proprie “macchine”, più articolate e complesse, in linea con la sensibilità barocca che intendeva la fede come uno meraviglioso spettacolo per coinvolgere maggiormente lo spettatore. De Grassi, nel contributo inserito nel secondo agile “Quaderno” del Museo diocesano, pubblicato per l’occasione, avanza una interessante attribuzione, proponendo il nome dello scultore e architetto tedesco Joseph Matthias Götz (1696-1760), in virtù di una serie di analogie dal punto di vista stilistico e morfologico. Molto convincenti sono alcuni confronti iconografici con la sua produzione altaristica e scultorea autografa. La parte alta dell’attuale diocesi di Belluno-Feltre ha avuto numerosi legami storici, religiosi, economici e culturali con l’attuale Alto Adige, con l’Austria e con la Germania meridionale e in passato erano attive numerose botteghe di intagliatori tedeschi e austrici nelle nostre vallate.

La serata di presentazione ha permesso di apprezzare l’opera appena restaurata e comprendere meglio il linguaggio figurativo e gli aspetti tecnici e stilistici di questo pregevole e suggestivo Padreterno, anche se sussistono ancora numerose incognite, in particolare la collocazione originaria, che tuttora sfugge. Dapprima sono intervenuti il vescovo di Belluno-Feltre, Renato Marangoni, con una riflessione sul significato e sul valore di Dio e della sua paternità eterna, il cui movimento richiama un’azione creatrice, e Samuele Spada, consigliere delegato alla Cultura del Comune di Feltre, che ha ricordato l’importanza della devozione nella vita contadina del passato. Gloria Manera ha raccontato la vicenda della donazione mentre Massimo De Grassi ha esposto i risultati della sua analisi artistica. Sono seguiti due brevi interventi, quello di Giorgio Reolon, del comitato scientifico del museo, che ha tracciato un percorso alla scoperta di una selezione di altari sei-settecenteschi della diocesi di Belluno-Feltre dai timpani dei quali si affacciano altrettante figure di Dio Padre, opere di scultori sia locali sia foresti, e quello del direttore del museo, mons. Giacomo Mazzorana, sull’iconografia del Padreterno.

È stato commovente ascoltare alla fine Rosa Casanova, che fin da ragazza ha ammirato questa figura, riconoscendosi nel volto intensamente espressivo di Dio Padre sul quale proiettava i suoi stati d’animo. Una fruizione dapprima privata è ora condivisa pubblicamente, estesa a tutti coloro che percorreranno le sale del Museo diocesano alla ricerca di una esperienza non solo di arricchimento artistico e culturale, ma anche spirituale.

Giorgio Reolon