Al tramonto di sabato 6 aprile

L’Iftar aperto a tutti

Ci angosciano tutti i conflitti armati nel mondo, anche se ignorati dai media

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La piazza centrale, piazza dei Martiri, a Belluno come la Corniche di Beirut, o qualche altra via di un suk di Rabat o di Algeri. Sabato 6 aprile, appena sceso il tramonto, molti i caffettani degli uomini e i veli sul capo delle donne per l’Iftar, la cena di rottura del digiuno durante il mese di Ramadan, che la comunità islamica bellunese ha organizzato, per la prima volta in piazza e aperta a tutti, insieme alla Diocesi di Belluno-Feltre e al Movimento dei Focolari.

Alla cena infatti erano fianco a fianco il Vescovo Renato Marangoni e l’imam Zakhariae Mohssine; con loro l’assessore del Comune di Belluno al sociale, ai rapporti con le associazioni e alle politiche della famiglia Marco Dal Pont, e tante altre persone. Dopo il rituale invito alla cena, cantato con voce stentorea da Sergiu, macedone, e l’offerta ai presenti dell’acqua e dei datteri, con i quali si interrompe il digiuno delle ore di luce, la fila per prendere i cibi di un menu sia magrebino che italiano si è presentata molto nordica e ordinata: una dopo l’altra sono passate 350 persone. Un numero, questo, inatteso dagli stessi organizzatori. «Ci siamo uniti a questo momento – ha scritto il Vescovo Marangoni – esprimendo la gioia del tempo pasquale, nel sabato dell’ottava di Pasqua».

All’ingresso della fila, un cartellone dichiarava gli intenti dell’iniziativa: «Ci angosciano tutti i conflitti armati nel mondo, anche se ignorati dai media. Esiste però un’altra realtà, tessuta di giustizia, dialogo e rispetto: sono i pilastri di una pace che garantisca la vita di tutti. Noi Cristiani e Musulmani, uniti dai legami di amicizia che giorno dopo giorno si intrecciano e si rafforzano, invitiamo tutti i nostri concittadini ad attuarli nelle scelte quotidiane, qui dove viviamo». Vedere i bambini rincorrersi e giocare nell’area verde della piazza ha fatto dire ad Ait Alla Lhoussaine, presidente della Federazione islamica regionale del Veneto: «Questi sono gli Italiani del futuro; e devono crescere insieme». Una signora si avvicina al Vescovo e gli racconta di essere stata a una giornata di ritiro e che si ricorda sempre del Vescovo nella preghiera: «e anche dell’Imam si ricordi» le dice Zakhariae Mohssine, seduto vicino al Vescovo.

Questo Iftar aperto a tutti è un passo avanti in relazioni che si stringono, tra Cristiani e Musulmani delle Dolomiti dai tempi in cui erano scesi insieme proprio in quella piazza, la piazza dei Martiri, per dissociarsi dal clima di sospetto reciproco, quando non di vero rancore, che si stava sviluppando in Europa dopo il massacro del Bataclan nel 2015. Le due comunità organizzano insieme (anche con rappresentanti delle diocesi di Treviso e Vittorio Veneto) la giornata del dialogo cristiano islamico il 27 ottobre; hanno potuto andare insieme in un pellegrinaggio del dialogo in Marocco; e vivono altre iniziative, che nascono da una rete di famiglie e di amici che collaborano e credono in quanto papa Francesco e l’Imam Ahmad al-Tayyeb hanno messo nero su bianco nel Documento del 2019 sulla Fratellanza Umana, quando hanno invitato ad «adottare la cultura del dialogo come via; la collaborazione comune come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio».