A cura di don Ezio Del Favero (3ª domenica di Pasqua - anno B)

Lo riconobbero allo spezzare il pane

La storia del pane è immensa, ricca di sapienza, poesia, arte e fede

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La Festa del Pane

A Milano – in occasione di Expo 2015 “Nutrire il pianeta, energia per la vita” – il giorno della Festa del Pane hanno sfilato rappresentanti di vari Paesi del mondo con i pani delle loro tradizioni: la pita della Palestina (pane sottile e genuino), la focaccia del Principato di Monaco (con olio e origano), il naan del Bangladesh (grano, sale, zucchero e latte), il pane col platino dello Zimbabwe (provocazione per indicare fame e ricchezza: il pane è con farine di grano e baobab), lo injeer dell’Etiopia (speciale grano teff, senza glutine), il saj del Libano (sottile, croccante, dolce), lo ugali e il chapati del Kenya (mais bollito il primo, farine integrali cotte su piastra il secondo), la baguette della Francia (croccante pane allungato), il pao de queijo del Brasile (amido di tapioca, fecola di patate, uova e formaggio), il pane condito della Slovenia (grano saraceno e talvolta patate, noci, frutta secca)…

Il pane è un alimento semplice, dalla storia millenaria, celebrato nella letteratura e nell’arte, dai graffiti preistorici alle opere contemporanee. Costituisce il pasto principale di quasi tutte le popolazioni del mondo, le quali consumano e condividono questo prezioso alimento ricavato dalle rispettive colture (frumento, riso, manioca, avena, segale, mais, miglio, orzo, farro, grano saraceno…), accompagnandolo con i sapori propri della loro tradizione.

Il pane dell’unione e della solidarietà

La storia del pane è immensa, ricca di sapienza, poesia, arte e fede. Il pane costituisce il simbolo dell’unione e della solidarietà tra i popoli, ma anche tra gli uomini e le divinità. Accomuna poveri e ricchi, gente del nord e del sud, dell’est e dell’ovest, nelle forme che rievocano soprattutto il sole, ma possono anche richiamare stagioni o feste. Diventa elemento d’interculturalità, in quanto favorisce i rapporti umani e la conoscenza di popoli che s’incontrano, come evidenziato dalla Festa del Pane di Expo 2015, in onore della quale è stato presentato il “Pane della Solidarietà”, una treccia di pane bianco e nero, a rappresentare la simbolica stretta tra mani di diverso colore.

Lo riconobbero allo spezzare il pane

Nell’Antico Oriente il pane non veniva tagliato, ma spezzato, e l’atto dello spezzarlo esprimeva in senso figurato il fatto di consumare insieme il pasto. In breve fu dato a questo momento il significato rituale di un’azione spirituale sacra e i dodici pani esposti nel Tempio (Antico Testamento) diventano simbolo del nutrimento spirituale. Nel Nuovo Testamento si parlerà del miracolo della Moltiplicazione dei pani e dei pesci, il pane della Vita associato al vino diventerà il nutrimento dell’anima, “dacci oggi il nostro pane” formerà una preghiera.

Padre Ermes Ronchi: «Lo riconobbero “allo spezzare del pane”, allo spezzare qualcosa di proprio per gli altri, perché questo è il cuore del Vangelo. Spezzare il pane o il tempo o un vaso di profumo, come a Betania, e poi condividere cammino e speranza».

Uno che spezza il pane non è un fantasma: «Guardate, toccate, mangiamo insieme!»  Quel pane, che Cristo aveva moltiplicato per saziare la fame dei poveri che lo seguivano, sarà spezzato per la fame dello spirito nell’Eucarestia.

Il pane rimanda, da un lato, alla tragedia della miseria e della fame del mondo… dall’altro, al cibo dell’anima, l’Eucaristia, che è «Comunione col Corpo del Signore ed è un solo pane, perché, pur essendo molti, siamo un corpo solo».

 

Per riflettere
  • «Toccatemi e guardate!» La relazione che Gesù cerca con ognuno è di tipo esistenziale. Egli non va cercato nelle teofanie o nelle realtà astratte, ma nella quotidianità, nello spezzare il pane… 
  • Madre Teresa di Calcutta: «Se non sai riconoscere Cristo nei poveri, non saprai riconoscerlo neppure nell’Eucaristia, perché un’unica fede illumina i due misteri»