Ancora una volta ascoltiamo il Vangelo della visita dei pastori alla grotta di Betlemme. Perché la Chiesa ci fa soffermare così spesso in pochi giorni sulla nascita di Gesù e su quel che attorno a quest’evento è successo? Penso sia perché si imprima bene nelle nostre menti e nei nostri cuori che Dio entra in questo mondo, in questa storia in maniera felpata, poco evidente, che ha bisogno di essere indicata, sottolineata affinché i nostri occhi vedano, i nostri orecchi odano, e sia proclamato a tutti il Vangelo della salvezza.
L’angelo del Signore porta un annuncio ai pastori, che senza indugio si alzano e si mettono in cammino alla ricerca del misterioso bambino presentato come il Messia finalmente giunto a liberare il suo popolo. Per conoscere Di, e saper riconoscere la sua presenza nella nostra vita, occorre fare esperienza di quanto Egli ha preparato per noi. La maggior parte delle volte noi non ci facciamo caso, ci sfuggono i particolari, le sfumature ci sembrano tutte varianti dello stesso colore. È necessario un angelo che ci avverta, che ci dica su cosa puntare lo sguardo.
Negli ultimi giorni dell’anno molti giornali, i telegiornali e programmi televisivi, pubblicano un almanacco che riassuma in immagini, racconti, parole chiave quanto è successo nell’anno che si chiude. Più si va indietro con i mesi, più ci si meraviglia di come ci si possa essere dimenticati o confusi con date e personaggi. A volte le frasi che eravamo convinti di aver udito da una persona sono state dette da altre.
Non ci sembri strano, quindi, che anche la Chiesa ci ripeta spesso le stesse frasi, ci faccia entrare nei medesimi fatti, anche in pochi giorni: è perché non ci sfugga quanto è successo per noi e per la nostra salvezza. In questo ricordare, ripetere, meditare, è maestra la Vergine Maria. Di lei più volte nel corso del Vangelo ci viene detto che medita e custodisce nel suo cuore quello che udiva e vedeva.
In un mondo che ha sempre più fretta, in cui i decenni si rincorrono, cancellando quel che è stato per concentrarsi invece sul presente, o su un futuro che ancora non possediamo, Maria ci insegna a custodire con amore quello che abbiamo vissuto.
Ci giriamo indietro non per rimpiangere, o farci prendere dalla nostalgia di quel che abbiamo avuto o abbiamo perso, o peggio dai rimorsi per quel che avremmo potuto fare e non abbiamo fatto, ci giriamo per considerare cosa l’anno che ci lasciamo alle spalle ci ha insegnato.
Il nostro primo dovere è rendere grazie per ciò che abbiamo imparato. I giorni, le persone, le situazioni, nel bene e nel male ci hanno insegnato o rinforzato sulle cose fondamentali della nostra vita. Non è possibile che dentro il cuore non portiamo gratitudine verso qualcuno, per un gesto, una carezza, uno sguardo, un segno di amicizia e di affetto. Il Signore ci ha avvicinato servendosi di loro. E forse anche noi siamo stati presenza di Dio per gli altri: di questo non possiamo non ringraziare. Sono i fatti lieti che ci hanno coinvolto, e di cui rendiamo grazie. Poi ci sono giornate o settimane buie, tempestose, che ci hanno messi duramente alla prova. Malattie, malessere, ansie, che ci hanno coinvolti personalmente o che hanno colpito persone a noi care.
Certo in queste situazioni non è facile ringraziare, ma almeno il nostro pensiero vada a chi ci ha sostenuto, siano esse persone in vita, o persone che ci hanno lasciato nel cuore l’esempio e la forza per vincere contro ogni sfida.
Di questo esercizio abbiamo detto che è maestra la Madonna. È lei che, nel profondo del cuore, ha ripensato a quegli eventi che le avevano permesso di essere lì, presente per Gesù e per Giuseppe, per i pastori e per i magi, che ha saputo essere forte nella fuga in Egitto e fedele fino sotto la Croce. Il titolo che noi riconosciamo oggi a Maria, Madre di Dio, non è una medaglia al valore, o un premio. Fa parte di ciò che Maria è, della sua identità stessa. Non è una parte, per quanto importante, di Lei. Lei è madre di Cristo e Madre di Dio. Non dobbiamo pensare che ogni istante delle sue giornate Maria rimanesse imbambolata davanti a tutto quello che aveva vissuto e stava succedendo attorno a lei, ma proprio perché aveva già contemplato, questa consapevolezza si trasformava nel suo stile di vita, dalle cose più difficili, alle più semplici e quotidiane.
Non sappiamo che cosa l’anno nuovo porterà con sé, ma possiamo prendere Maria come maestra, affinché cammini con noi e ci protegga, ispiri i nostri pensieri e le nostre opere, perché Dio, come con Lei, ci faccia grazia, rivolga a noi il suo volto e ci conceda pace.