L’ufficio divino nell’arco della giornata

Le “Ore” che caratterizzano la preghiera della Chiesa (prima parte)

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La preghiera della Chiesa contenuta nel libro liturgico “Liturgia delle Ore” (nei suoi quattro volumi ufficiali, già conosciuto con il nome di Breviario) ha una sua struttura quotidiana. Dopo aver richiamato in un precedente articolo il significato nella vita della Chiesa di questa esperienza liturgica comunitaria od individuale, ed aver presentato gli strumenti sui quali trovare questa preghiera, vengono qui presentati gli elementi che la compongono. Verranno illustrati ai Lettori seguendo l’ordine contenuto nel libro ufficiale, e di ogni “Ora” verranno dati il significato e la struttura con la quale è stata preparata per essere pregata.

Invitatorio

Tutto l’Ufficio Divino recitato nel corso della giornata ha una sua specifica introduzione chiamata “Invitatorio”. Si inizia, segnando le labbra con una croce con la espressione «Signore, apri le mie labbra, e la mia bocca proclami la tua lode». Segue la proclamazione del Salmo 94 accompagnato da una antifona che varia a seconda dei giorni o dei tempi liturgici. L’antifona viene annunciata, ripetuta dall’assemblea e poi proclamata dopo ogni versetto del Salmo. Così, con le parole del salmo i fedeli «sono invitati ogni giorno a cantare le lodi di Dio e ad ascoltare la sua voce, e infine vengono esortati ad aspettare il riposo del Signore» (Principi e norme N. 34).

Ufficio delle Letture

Il significato di questa “Ora” del Breviario è data dal testo ufficiale delle premesse:

«L’Ufficio delle letture ha lo scopo di proporre al popolo di Dio, e specialmente a quelli che sono consacrati al Signore in modo particolare, una meditazione più sostanziosa della Sacra Scrittura e le migliori pagine degli autori spirituali. Sebbene, infatti, la Messa quotidiana offra un ciclo di letture della Sacra Scrittura più abbondante, quel tesoro della rivelazione e della tradizione contenuto nell’Ufficio delle letture sarà di grande profitto per lo spirito. Soprattutto i sacerdoti devono cercare questa ricchezza per poter dispensare a tutti la parola di Dio, che essi stessi hanno ricevuto, e per fare della dottrina, che insegnano, il “nutrimento per il popolo di Dio”» (n. 55).

Il nome nuovo dato a questa preghiera sostituisce quello più antico che la indicava come “Mattutino”. Era una preghiera riservata alla notte, come ancora oggi avviene nei monasteri. La riforma, pur lasciando la possibilità di utilizzarla come lode notturna, la indica come preghiera che può essere proclamata in tutte le ore del giorno.

La sua struttura prevede dopo l’introduzione, il canto (o recita) di un inno. Segue la Salmodia, formata da tre salmi (o parti di salmi) con le rispettive antifone. Il passaggio all’ascolto delle letture, dopo la preghiera salmica, avviene attraverso la proclamazione di una espressione chiamata “versetto”. Un esempio tratto dal martedì della terza settimana dell’Ufficio divino, che fa dire: «Ascolterò la parola del Signore», con la risposta: «egli parla di pace al suo popolo».

Sono previste, di seguito, sempre due letture. La prima è biblica. Vengono proposti brani, con lettura semicontinua sia dal Nuovo che dall’Antico Testamento. Nella settimana ventitreesima, fino alla venticinquesima si leggono brani dai libri: Geremia, Abacuc, Lamentazioni, Ezechiele. Poi si passerà a testi del Nuovo testamento dalle lettere dell’Apostolo.

La seconda lettura presenta un brano tratto dalle opere ei Padri della Chiesa o degli scrittori Ecclesiastici. Può essere un testo agiografico cioè riguardante la vita e le opere dei santi.

Ogni lettura è seguita da un “responsorio”. Il significato di questa parte è precisato nelle premesse (nn. 169-170):

«Nell’Ufficio delle letture, alla lettura biblica segue il suo responsorio proprio, il cui testo è stato scelto dal tesoro della tradizione, o composto ex novo, al fine di portare nuova luce per la comprensione della lettura appena letta, o di inserire la lettura nella storia della salvezza, o di ricondurre dall’Antico al Nuovo Testamento, o di cambiare la lettura in preghiera e contemplazione, o, infine, di conferire con la sua bellezza poetica una piacevole varietà. Così pure alla seconda lettura è aggiunto un responsorio appropriato; questo, però, non è strettamente congiunto con il testo della lettura, e perciò favorisce maggiormente la libertà della meditazione».

Giuliano Follin

(continua)