A cura di don Vito De Vido (solennità dell'Immacolata Concezione di Maria)

Nulla manca a chi ripone in Dio la sua fiducia

Maria è limpida nel suo rapporto con Dio e con gli altri, i suoi occhi sono pieni della luce della fede

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Il nostro cuore si rallegra nel celebrare oggi una delle numerosissime feste in onore di Maria. Nel tempo di Avvento incontriamo quella dell’Immacolata Concezione; tra poco più di tre settimane cominceremo l’anno nuovo sotto la protezione di Maria, che venereremo Madre di Dio.

Ogni volta che sul nostro cammino troviamo la presenza di Maria, sentiamo che Lei ci prende per mano per condurci a Gesù. Sì, anche la festa di oggi, che sembra un dono così grande e prezioso fatto a Lei, ci riporta a meditare il mistero dell’Incarnazione, morte e risurrezione di Gesù.

Nella preghiera iniziale la Chiesa ci fa pregare così: «In previsione della morte di Gesù hai preservato la Madre da ogni macchia di peccato». Quel peccato d’origine che non è colpa nostra, ma di Adamo ed Eva, che nel Paradiso terrestre hanno deciso, nella loro libertà, di non scegliere secondo Dio, ma secondo i loro desideri, imbrogliati dal demonio. In Adamo ed Eva siamo presenti tutti. Noi tutti sentiamo quell’impulso a voler fare di testa nostra.

Non lo abbiamo imparato: fin da piccoli esploriamo quello che ci circonda, afferriamo quello che ci piace: e se qualcuno ci priva degli oggetti a noi tanto cari siamo disposti a litigare o arrivare alle mani per potercelo riprendere. Gli sforzi educativi dei nostri genitori sono stati alla condivisione, alla rinuncia a favore di qualcosa di più grande e non immediato, a mettere in pratica quello che ci veniva comandato. Il nostro istinto si ribella se pensiamo di essere trattati ingiustamente.

Potremmo definire così il peccato originale che ci accomuna tutti: la tristezza di dover accettare dei limiti che ci sono imposti. Siamo tristi, se non possiamo ottenere ciò che desideriamo. Siamo tristi, se quello che possediamo ci viene strappato o tolto. Che siano degli oggetti, o la presenza delle persone care. Se abbiamo amicizie e molte cose, spesso ci troviamo a desiderare quello che non abbiamo.

Come vedete, il peccato non è immediatamente “fare qualcosa di male”, ma non accorgerci del bene che ci circonda. È questo l’errore di Adamo ed Eva: credere al demonio che li convince che Dio non voglia la loro eterna felicità.

Maria è concepita senza questa ombra. Lei è limpida nel suo rapporto con Dio e con gli altri. I suoi occhi sono sempre pieni della luce della fede, che viene da Dio. Così la saluta l’angelo: «Piena di grazia», cioè piena, ricolma della presenza di Dio.

Abbiamo detto prima: Maria è preservata dal peccato in previsione della morte di suo Figlio. La morte – ci dice la Scrittura – è entrata nel mondo a causa dell’invidia del diavolo. Non è un castigo di Dio, ma la conseguenza per avergli voltato le spalle. Aver scelto altro e non Lui.

Maria resta comunque meravigliata del saluto dell’angelo, solo Dio è perfettamente pieno d’amore. «Che senso ha questo saluto?», che cosa vuol dire per questa ragazza di Nazaret? Il suo cuore e la sua mente non restano bloccate: «Come avverrà questo?», «Com’è possibile?». Sono le domande di una donna perfettamente libera, che non deve dire di “sì” a Dio per paura di un castigo o in vista di un premio.

Amare e servire Dio per ricevere un premio ci fa assomigliare a quei bambini che, se vengono premiati o lodati fanno le cose, ma la prima volta che non ricevono lodi e premi si stancano a fare il bene. Piegarsi alla volontà di Dio solo per timore di un castigo ci fa assomigliare a quelle povere bestiole che ogni volta che combinano qualcosa vengono picchiate, e restano rattrappite e piegate su se stesse per paura di sbagliare ancora e ricevere altre legnate.

Maria è libera di poter dire il suo sì con gioia, ricevendo senza chiederlo anche un segno: «Vedi Elisabetta, tua parente, è incinta ed è al sesto mese. Nulla è impossibile a Dio!». Queste parole non erano necessarie per convincere Maria, Dio non vuole toglierci la libertà, e non l’ha tolta neppure a Maria. La sua risposta ha il sapore della gioia e dell’umiltà, non si sente più importante di prima. Lei è sempre «l’umile ancella del Signore».

Chiediamo anche noi con fiducia di poter imitare Maria in questa sua disponibilità, nella libertà di poter scegliere sempre Dio con gioia, e rallegrarci nel compiere ogni giorno la sua volontà.