Nonostante gli inviti selezionati il salone del Museo Diocesano d’arte sacra non è parso mai così affollato. È l’impressione di chi era presente venerdì 11 maggio all’inaugurazione dell’ala ovest dell’antico episcopio feltrino.
E se ne capisce la ragione, visto che il restauro ha interessato un palazzo vescovile che ha alle sue spalle quasi mille anni di storia: una testimonianza del passato che è stata salvata dal degrado e restituita ad uno splendore incredibile.
È questo il risultato di una collaborazione che ha visti impegnati la diocesi Belluno-Feltre, l’allora Comunità montana feltrina, la Regione Veneto, le Soprintendenze e la Fondazione Cariverona. Senza dimenticare il lavoro accurato e professionale di tutte le maestranze.
«Questo è un giorno di festa», lo ha definito Andrea Nante, direttore del Museo diocesano d’arte sacra di Padova, che ha coordinato i vari interventi, non prima di sottolineare il ruolo svolto dai vescovi Pietro Brollo, Vincenzo Savio e Giuseppe Andrich nell’avviare e portare a compimento un’impresa così impegnativa, frutto di una scelta coraggiosa da parte della diocesi di Belluno-Feltre.
Anche per il sindaco di Feltre, Paolo Perenzin, quella che ha consentito il recupero di questo monumentale palazzo è stata «una decisione importante ed illuminata». Suo un grazie sentito a tutte le istituzioni che hanno contribuito a questa realizzazione.
Da parte sua Alessandro Mazzucco, presidente della Fondazione Cariverona, si è sentito privilegiato per essere stato invitato a questa cerimonia. «Mi sento fortunato nel vedere realizzata questa opera, anche se oggi la larghezza e la disponibilità usate dalla Fondazione per questo intervento sarebbero impossibili». Il perché è strettamente legato alla crisi del sistema bancario che è risultata devastante e che ha avuto ripercussioni negative anche sulla stessa Fondazione.
Che il Museo diocesano rappresenti «un contenitore affascinante, costruito sulla roccia, di indubbia bellezza che si propaga al centro della città» lo ha confessato il Soprintendente di Venezia Andrea Alberti che, assieme ad altri soprintendenti, ha collaborato alle operazioni di restauro, particolarmente delicate in un monumento così carico di storia e di continue trasformazioni architettoniche.
A garantire una fattiva collaborazione è stata anche l’allora Comunità montana feltrina, con i presidenti Loris Scopel ed Ennio Vigne. Lo ha ricordato nel suo intervento l’attuale presidente Federico Dalla Torre, che ha accennato a un glorioso passato e da un patrimonio artistico e religioso che appartiene a tutto il territorio e non solo a Feltre.
Dopo il saluto del consigliere regionale Franco Gidoni, che si è augurato che operazioni del genere possano essere riproposte nel prossimo futuro, a nome del presidente della provincia di Belluno, Serenella Bugana, sindaco di Alano, ha ricordato che il Museo diocesano dal 2010 fa parte della rete museale provinciale e che le sue opere d’arte potranno assaporate anche da persone disabili. «Questo museo – ha poi affermato – è di una bellezza unica e rara e può essere volano per la valorizzazione del patrimonio artistico di Feltre e di tutta la provincia».
Profondamente colpito dalla rigenerazione di questo palazzo si è detto il Vescovo Renato Marangoni, , che si è congratulato con quanti hanno reso possibile questo restauro, un’avventura che ha messo in luce la preziosità di tante opere d’arte e il valore di chi le ha create.
Ad esprimere un pensiero di ringraziamento e di ammirazione di fronte a questa opera monumentale è stato anche mons. Lino Mottes, che ha seguito con grande diligenza e disponibilità umana i lavori di restauro fino alla loro conclusione. Una felice conclusione perché – ha detto citando il vescovo Muccin – «con la concordia tutte le cose crescono».
Con l’augurio formulato dal direttore mons. Giacomo Mazzorana che il museo diocesano possa entrare in un dialogo più fecondo con il territorio e con la benedizione del vescovo Renato si è conclusa la cerimonia di inaugurazione dell’ala ovest del palazzo vescovile, ora sede di nuove 25 locali espositivi accanto ai 9 già esistenti
Gabriele Turrin