Opere artistiche al Museo Diocesano d’arte sacra

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Dopo la ricostruzione delle vicende storiche del Palazzo vescovile, lo sguardo dei visitatori si è diretto verso lo straordinario patrimonio artistico di cui l’edificio si è arricchito nel corso degli anni. Tiziana Conte, conservatrice del Museo, ha curato il restauro, la classificazione e la disposizione dei reperti. Il ricco patrimonio artistico di quadri, sculture, arredi, oggetti sacri non vuole essere una collezione e tanto meno un deposito, bensì un organismo dinamico testimone della sensibilità religiosa della diocesi. Tante opere pregevoli ma fragili, custodite in luoghi non visibili, dimenticate in magazzini, o conservate in condizioni non idonee, trovano ora una adeguata sistemazione. Oltre 250 pezzi di epoche differenti- dall’alto medioevo all’età contemporanea – sono collocati nelle diverse stanze, ciascuno nell’ambiente consono.

La ricca collezione pittorica, si apre con una tela dedicata a San Prosdocimo che domina nell’androne del palazzo. Il santo, dipinto nell’atto di battezzare la città di Feltre, è considerato il fondatore e il primo vescovo della diocesi. Il dipinto, punto di avvio di un ciclo di ritratti dei vescovi del territorio, risale agli inizi del XVII secolo. Il pezzo forte, nella Sala delle udienze, è un grande olio di Jacopo Tintoretto che rappresenta la Madonna col bambino in gloria tra San Vittore e san Nicolò. (1540 circa); l’opera si trova accanto accanto ad altri dipinti di prim’ordine, di Luca Giordano, di Frigimelica il Vecchio, di Nicola Grassi. Nel salone Gradenigo, realizzato su iniziativa del vescovo Rovellio e portato a termine dal successore cui la sala è intitolata, si ammirano espressioni tipiche della pittura del seicento: una grande pala della crocifissione di Francesco Frigimelica il Vecchio, il maggiore interprete della pittura bellunese controriformistica; La meditazione sulla morte, opera anonima proveniente dalla Certosa di Vedana, che ben esprime il tratto ascetico della spiritualità certosina, tutta protesa verso la preghiera e la contemplazione. Di particolare bellezza sono i dipinti di Sebastiano Ricci, degli inizi del XVIII secolo: Battesimo di Cristo; Madonna col bambino, S. Bruno e S. Ugo; S. Bruno in preghiera; S. Antonio abate in preghiera. In una delle sale neoclassiche spicca la figura di San Silvestro in tre quadri di Michele Fanoli risalenti al 1833-4: S. Silvestro papa; Cattura del santo; San Silvestro nell’atto di battezzare l’imperatore Costantino.

Particolarmente copiosa la collezione di scultura lignea, che rispecchia una tradizione d’arte assai cara al territorio. La Sala della Loggia è dedicata interamente al Crocifisso. Di straordinaria potenza espressiva la Testa di Cristo (XIV secolo), l’elemento più antico della collezione, e Il Crocifisso doloroso (prima metà del XV secolo) che interpretano in chiave particolarmente drammatica la teologia della croce; forme essenziali e rigorose, di gusto tardo rinascimentale, caratterizzano , invece, Il Crocifisso del feltrino Francesco Terilli, risalente alla prima metà del XVII. Nella Cappella antica, a sua volta, emerge, nell’iconografia mariana, l’evoluzione della figura della Vergine dal Medio Evo all’età moderna: dalla Madonna in trono col bambino, opera tardogotica del XIV secolo alla Pietà Vesperbild (XV secolo), espressione del tramonto in cui si consuma il sacrificio del Figlio; dalla raffinata Madonna del Rosario di Giacomo Piazzetta (seconda metà del XVII secolo)al vivace dinamismo della Madonna Assunta con angioletti (1702),opera del bellunese Andrea Brustolon. E la collezione scultorea si arricchisce di figure di santi legati alla pietà popolare e di oggetti sacri (tabernacoli, candelabri, reliquiari) alcuni dei quali realizzati ancora dal Brustolon.

L’oreficeria liturgica vanta un patrimonio assai vario: dalle croci rivestite di lamine sbalzate in oro e argento ad angeli- candelabri di fattura barocca; dai preziosi calici ai reliquiari di varia fattura, espressione dei canoni stilistici dell’epoca della composizione, dai turiboli per l’incenso alle carteglorie contenenti i testi della santa messa da collocare sugli altari. Una ricca serie di icone, prevalentemente di produzione russa, prodotte tra l’ VIII e il XIX secolo, testimonianza preziosa della religiosità ortodossa, sono custodite nella Sala delle Punte di Diamante

La straordinaria ricchezza del patrimonio museale consente al visitatore di avvicinarsi alla spiritualità cristiana in molteplici forme ed espressioni. Muovendo dalle cantine si possono ammirare capitelli, lastre e alcuni frammenti plutei risalenti all’alto medio evo. Nella Sala della Postierla, che conduceva agli orti attraverso un’uscita secondaria, sono conservate opere di artisti contemporanei legati al territorio, tra i quali i bassorilievi di Augusto Murer dedicati alla crocifissione

Enrica Bazzali