Il Piave riceve acqua dalle nostre valli; a monte di ogni affluente ci sono torrenti e più in su una rete di ruscelli, che in primavera – lo speriamo – si gonfieranno di nuovo. È solo una metafora del cammino sinodale che si sta avviando in diocesi, con l’intento di portare alle diocesi italiane e alla vita della Chiesa intera il nostro contributo: per la prima volta, il Sinodo non sarà un convegno riservato ai soli vescovi convocati in Vaticano, ma deve partire dall’ascolto di ogni comunità in ogni diocesi di tutto mondo.
Conclusi gli incontri con i parroci e i vicepresidenti nelle convergenze foraniali, in queste settimane il Vescovo e i referenti diocesani stanno incontrando (online) quanti si sono offerti per fare da moderatori dei gruppi sinodali: nelle tre serate finora hanno partecipato in oltre 150. Ai moderatori è stato offerto un quadro dell’iniziativa e illustrato il semplice metodo che il Papa ha raccomandato, perché i gruppi non siano luogo di dibattiti, ma un luogo di ascolto reciproco, in cui si possa discernere la voce dello Spirito. Non sono mancati da parte dei moderatori perplessità e dubbi, ma anche un’attestazione di una serena disponibilità ad avviare questa esperienza, a vivere questa novità che si inserisce nell’indicazione che papa Francesco aveva dato all’inizio del suo pontificato: «Noi dobbiamo avviare processi, più che occupare spazi». Il sinodo è proprio questo: «Si tratta di privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici. Senza ansietà, però con convinzioni chiare e tenaci» (Evangelii Gaudium 223).
Lunedì 7 febbraio la Commissione dell’Ufficio di Pastorale della Missione, ha sperimentato la sua “conversazione spirituale”, in due gruppi sinodali, moderati da Chiara Zavarise e da Ugo Chinol. Dicono di essersi sentiti «coinvolti dallo Spirito che ci invita a camminare assieme». Partendo dall’ascolto della Parola di Dio, si è anzitutto condivisa l’esperienza ecclesiale di ciascuno; in un secondo tempo, efficacemente definito “risonanza”, i partecipanti si solo lasciati interpellare dall’intervento di tutti, al fine di riscontrare quanto ha colpito ed entusiasmato. Al termine della conversazione si sono raccolti i frutti di quanto ascoltato e condiviso, per provare a scrutare l’azione dello Spirito. Racconta Ugo: «Data la specificità dell’Ufficio, aperto per definizione all’esperienza missionaria della Chiesa, si è riscontrata la vitalità ecclesiale già presente in terre lontane e incoraggiante per noi. Del resto, la dimensione cattolica della Chiesa ci invita ad un camminare assieme che sconfina, per attingere alle buone esperienze del Vangelo ovunque lo Spirito le animi».
Intanto il cammino diocesano si sta inserendo nel cammino di tutte le diocesi italiane. Nella serata di martedì 8 febbraio i responsabili della CEI hanno “incontrato” i referenti diocesani del Triveneto. Un incontro “online”: anche questo è uno strumento nuovo, utile, che fa risparmiare spostamenti. «Un ascolto arricchente», lo definisce Giulia De Pra: «La serata si è svolta con molta semplicità, lasciando spazio ai racconti di ciascuno, centrati sui passi che stiamo compiendo come diocesi: qui si è rivolta un’attenzione particolare alle note positive e sorprendenti, ai dubbi o alle criticità che stanno emergendo, con un tempo finale dedicato alle domande. Al di là degli interessanti spunti, la cosa più bella da trasmettere è che ogni diocesi si sta muovendo in sinergia, con creatività e attenzione profonda al territorio, ai gruppi, alle persone. Abbiamo respirato una profonda unità, che non è data solo da un cammino condiviso, ma anche dai sogni che portiamo con noi».
Da ultimo, nella serata di mercoledì 9 febbraio si è riunito (online) il Consiglio Pastorale Diocesano, per condividere impressioni, dubbi e incoraggiamenti su quanto si è avviato in vista del Sinodo. Sono state anzitutto richiamate le conclusioni dei quattro gruppi sinodali, vissuti all’interno del Consiglio stesso il 16 dicembre scorso. Di particolare importanza è avvertita la necessità di coinvolgere le persone che vivono sul nostro territorio e che non si riconoscono pienamente nella vita della Chiesa: l’invito dovrà essere esteso in ogni modo. Sono state soppesate anche le possibili modalità per la stesura della sintesi diocesana: c’è coscienza che sarà come scattare una foto in movimento, senza l’ansia per un’eventuale fotografia un po’ sfuocata: dovrà riflettere quanto è stato vissuto in diocesi e non fissare sulla tela una natura morta. [DF]