Quattrocento anni di storia. Quattrocento anni di vita. Quattrocento anni di fede. È stato celebrato solennemente sabato 1° marzo il quarto centenario di fondazione della parrocchia di Farra d’Alpago. Era il lontano 10 marzo 1625 quando il vescovo di Belluno Alvise Lollino ufficializzava la nascita della parrocchia di Farra, staccandola dalla più antica Pieve. La comunità alle sponde del lago di Santa Croce ha voluto quindi festeggiare, seppur con qualche giorno d’anticipo, l’importante ricorrenza e lo ha voluto fare con tono solenne e di ringraziamento assieme a tutti coloro che in modo o nell’altro, chi più e chi meno, è legato a questa realtà cristiana.
Nel tardo pomeriggio di sabato è stata celebrata una Santa Messa nella chiesa parrocchiale dei santi Filippo e Giacomo a cui hanno accorso numerosi fedeli di Farra, ma anche delle altre comunità della conca. La chiesa era addobbata a festa e i colori chiari e gioiosi dei paramenti richiamavano la solennità. L’Eucaristia è stata presieduta dal vescovo Renato Marangoni. Il parroco di Farra don Lorenzo Sperti ha introdotto la celebrazione con alcune note storiche e il ricordo della volontà popolare grazie alla quale la parrocchia ha potuto nascere. Don Lorenzo – parroco pro tempore come ha voluto definirsi – ha evidenziato inoltre il bisogno attuale di cercare una strada di unione con le altre parrocchie per mettere insieme le forze e affrontare i mutati problemi sociali. Presenti per l’occasione anche gli altri parroci dell’Alpago (don Moreno, don Christian e padre Lucio), alcuni dei sacerdoti nativi di Farra (don Luigi) e alcuni di quelli che vi sono passati o come seminaristi o come parroci (rispettivamente don Roberto e don Diego).
Nella sua omelia il vescovo Renato ha richiamato la comunità a vivere nell’amore, quell’amore che è stato ricevuto dalle altre persone e da Gesù e che va trasmesso. Don Renato ha incoraggiato i fedeli anche a non abbandonarsi alle fatiche che questo può comportare, perché in Gesù vengono trasfigurate. «Portiamo con noi quattrocento anni di storia di questa parrocchia, di questa comunità» ha sottolineato il vescovo. «Una parrocchia è il contributo di tutti. Di tutti, proprio di tutti! Anche di chi ci pare che sia più nascosto, più a parte. Anche quello è un contributo, anche lui sta facendo qualcosa. Non è vano, dice l’apostolo Paolo, quello che ognuno di noi ha faticato. Il Signore lo sta raccogliendo». In un’ultima immagine ha paragonato la parrocchia a un cuore il cui battito è scandito da diastole e sistole. «Nello stesso tempo c’è un altro movimento, non solo di allargarsi, ma anche di radunarsi, di raccogliersi. È sempre il cuore. È un cuore che pulsa di vita, è un cuore che vuol bene». In conclusione all’omelia, il vescovo ha lasciato un augurio: «Faccio un augurio a questa comunità di avere il cuore in Cristo, di sentire l’amore di Cristo, di continuare a costruire questa comunione, questo aiutarsi assieme, questo sperare insieme».
Al momento dell’offertorio alcuni bambini hanno portato all’altare il pane e il vino, un cartellone celebrativo della ricorrenza e raffigurante la chiesa di Farra, alcune ceste di giocattoli per i bambini più poveri e una composizione floreale.
Folta la presenza sempre preziosa e indispensabile dei giovani chierichetti. La celebrazione è stata inoltre animata dal coro parrocchiale diretto da Alessandro e accompagnato all’organo da Alberto, e dai bambini del catechismo guidati da suor Antonella e Stefania. Un insieme di voci polifoniche che raccontano la varietà e la bellezza della comunità di Farra. Presente inoltre una rappresentanza del comune di Alpago nella figura dell’assessore Deon e degli alpini del gruppo di Farra, nonché alcuni membri del Consiglio Pastorale Parrocchiale Unitario.
Al termine della celebrazione la festa è continuata presso l’adiacente sala parrocchiale per il rinfresco frutto della collaborazione di molte persone e la pasta asciutta preparata dagli alpini del locale gruppo. In amicizia e col ricordo dei vecchi tempi la serata è stata l’occasione per scambiare due parole in amicizia e rivedere qualche persona amica.
Paolo Sitran
- L’omelia del Vescovo
- Offertorio
- Offertorio
- I concelebranti