Pacato e coinvolgente il prof. Gaetano Tortorella, insegnante di religione nelle scuole superiori e docente presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Ancona, ha tenuto il primo incontro di formazione per gli Insegnanti di Religione della nostra diocesi, sabato 5 novembre nel Seminario Gregoriano di Belluno.
“Il linguaggio su Dio, raccontare l’invisibile. Le risorse dell’IRC nella scuola italiana”, il tema proposto al relatore, che ha al suo attivo un poderoso studio pubblicato nel 2020 sul linguaggio religioso e teologico. La sfida? Raccontare l’invisibile a partire dal contesto giovanile.
ll nostro lavoro di insegnanti di religione? Aiutare i giovani a trovare un senso del vivere e del morire in una società che non ha più valori e linguaggio condivisi. Se spesso vediamo “calare la nebbia” nelle nostre classi e gli studenti sembrano disinteressati, non pensiamo sia questione di argomento, ma di linguaggio.
Le “grandi narrazioni” – ha affermato il professore – sono entrate in crisi, così pure molte certezze, la metafisica, il dualismo; non c’è più un sapere definitivo, né ideologie. Non si può comunicare il sapere come cinquant’anni fa… Tutto è relativo allora? Possiamo dire il vero in un contesto dove il vero non ha fondamento?
Tante le domande aperte e le sollecitazioni ai gruppi di lavoro formati da docenti di Religione dei diversi ordini di scuola, con un filo rosso alquanto interessante: l’essere umano è sempre culturalmente situato: «natura e cultura sono quanto mai strettamente connesse». La grazia suppone la cultura, e il dono di Dio si incarna nella cultura di chi lo riceve (EG 115). Dire “Dio” fuori dalla propria cultura non è adeguato.
Le opportunità della post-modernità nella ricomprensione del cristianesimo, sono state delineate da Tortorella in modo convincente. Nel nostro tempo il cristianesimo si mostra nella sua condizione originaria di “persone in cammino”; l’esperienza e la ricerca hanno una grande validità, così come le parole (il concetto senza la parola è una nebulosa indistinta) lasciano dentro un’impronta, parlano al cuore più che alla testa.
Aiutiamo i ragazzi a vivere il presente e a coltivare lo sguardo sul futuro con parole e categorie di oggi! La ripresa del linguaggio biblico, in questa prospettiva, è decisiva.
La vita interroga l’Insegnamento della Religione
Roberto Barbaresco, docente dei Licei G. Renier di Belluno offre spunti di riflessione dal Corso di aggiornamento nazionale.
Dal 24 al 26 ottobre, si è svolto il corso nazionale di aggiornamento per insegnanti di religione cattolica a Santa Maria degli Angeli – Assisi – sul tema “Un tempo per…Come la vita interroga l’IRC“. Erano presenti un centinaio di delegati da tutte le diocesi più importanti d’Italia. I lavori sono stati scanditi dalle relazioni tenute da diversi esperti e dai momenti laboratoriali condotti dagli stessi insegnanti. L’intento dell’aggiornamento non era solamente quello di produrre delle ricadute didattiche spendibili nella scuola, ma soprattutto di avere a disposizione del tempo utile ad alimentare la mente e il cuore dei partecipanti. Quindi “un tempo per“ sapersi ascoltare, per prendersi cura e per rigenerarsi alla fonte di Colui che è l’Autore della vita. In un contesto così frammentato e problematico dell’ esistenza umana, gli IdRC, abili nella relazione educativa, devono riconoscere l’esigenza di saper intercettare i bisogni umani attraverso la cura delle persone nella loro diversità.
In dialogo e in ascolto dei segni dei tempi
Lucia Fontana, insegnante presso il Liceo classico Tiziano, ha partecipato con altri colleghi al Corso regionale
Nei giorni 20 e 28 ottobre sette docenti di religione della diocesi hanno partecipato al corso regionale di aggiornamento organizzato quest’anno dalla diocesi di Verona. Tema del corso è stato “il dialogo interreligioso a scuola per un IRC in ascolto dei segni dei tempi”.
Molto interessanti le numerose relazioni. Nella prima giornata erano affidate al prof. Vincenzo Pace, su diversità e pluralismo con uno sguardo socio-antropologico, e al prof. Antonio Cuciniello, con una testimonianza di dialogo con l’Islam. Nella seconda giornata le relazioni erano affidate al prof. Massimo Raveri, uno dei massimi conoscitori italiani di Buddismo Giapponese, e al prof. Brunetto Salvarani (nella foto), con la storia del dialogo religioso. Quest’ultima relazione è stata particolarmente ricca di contributi per la didattica, soprattutto per la secondaria.
Tutti i corsisti hanno apprezzato, nella prima giornata, il laboratorio pomeridiano sul territorio, che prevedeva un primo incontro con don Nandino Capovilla e alcuni componenti della parrocchia a lui affidata a Mestre, in un territorio caratterizzato da condomini abitati da famiglie multietniche e multireligiose.
Il dialogo religioso lì si fa incontrandosi di volta in volta e di volto in volto, anche creando un orto condominiale, luoghi comuni accoglienti e occasioni di festa e ritrovo di quartiere. Il dialogo non si teorizza, si costruisce quotidianamente ascoltandosi e vivendo accanto. Il successivo incontro con l’Imam e la comunità islamica al Centro Culturale Islamico di Marghera è stato molto piacevole ed arricchente.
Il pomeriggio della seconda giornata è stato dedicato ai laboratori didattici, con materiali e proposte che correlavano, di volta in volta, le religioni alla letteratura, alla musica, al cinema e al teatro.
Dialogare si può, disarmando il linguaggio con il metodo della decostruzione e del decentramento. La scuola è spazio privilegiato di questo incontro, in percorsi di accoglienza, ascolto, integrazione. Va tenuto presente sempre che «il dialogo è il DNA del Vangelo».