E’ uscito il periodico “Notizie” del nostro Ufficio Missionario su “La perla preziosa”

Testimonianze di “poveri cristi” preziose come perle

Tante storie di persone dove al capitolo della sofferenza sopravanza l’esperienza della Risurrezione

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Nell’introduzione all’opuscolo “Notizie” (numero 30), dal titolo “La perla preziosa”, così scrive don Luigi Canal, direttore del nostro Ufficio Diocesano di pastorale della missione: «Cari amici e amiche, toglietevi i sandali perché state per entrare in una terra sacra… tale è questa raccolta di “perle preziose” nelle quali tanti “poveri cristi” ci testimoniano come nella loro carne si è rivissuta la Passione e la Risurrezione di Gesù Cristo, capofila e fratello maggiore di tutti noi! La perla si genera in fondo al mare, a partire da un granellino di sabbia, intruso nel seno della conchiglia; elaborata in questo ambiente, diventa una bellissima e rara perla preziosa.

Questi esempi, briciole di vita evangelica, non ci parlano di santità eroica, ma di quella santità quotidiana che irriga silenziosamente i terreni della storia umana, fertilizzandola. Sono questi che ci aiutano a dare il sapore giusto e l’orizzonte luminoso ai tanti momenti in cui l’esistenza umana ci caccia nei sottofondi della vita, dove si prova l’inganno delle sue trappole, l’amarezza della sconfitta, il buio dei sogni infranti, i contraccolpi della sorte. Sono loro che ci invitano a credere che in fondo al tunnel, anche il più lungo e il più buio, c’è sempre una Luce.

Affacciandoci a questi sepolcri vuoti, facciamo l’esperienza delle donne che la mattina di Pasqua vanno al sepolcro e si sentono dire: “Non cercate fra i morti Colui che è vivo!”. Ecco, abbiamo qui tante storie dove al capitolo della sofferenza sopravanza l’esperienza della Risurrezione.

Nella maggioranza dei casi sono persone che hanno avuto la fortuna di trovare dei “caricatori” come i 4 che hanno portato il paralitico ai piedi di Gesù (Mc. 2,1-12), calandolo dal tetto, perché la folla che assiepava la porta di casa non ha avuto l’attenzione necessaria per farsene carico. Come in questi casi, tanti nella nostra società… Molti portatori ci diranno: il nostro compito era portarli ai piedi di Gesù, poi ci ha pensato Lui a dire a ciascuno: “Alzati e cammina!”. L’esempio più chiaro ci è dato da Grégoire, che ha portato ai piedi di Gesù migliaia di malati mentali, liberandoli dalle catene di morte cui li condannava la società, per riportarli a una vita serena.

Presupposto fondamentale è crederci. Credere che da tante situazioni di morte, possa risorgere la vita!
Ci hanno creduto Edson, Dionisio, Oscar, Davids, Luca… che da schiavi della droga e dell’alcool si son ritrovati “tempio di Dio”.
Ci hanno creduto Amlan e Marcelle, che sono riuscite a dribblare la trappola della “vita facile”.
Ci ha creduto Charles dando prova di coraggio nello sconfiggere le streghe.
Ci ha creduto Modesta che ha messo per tanti anni le sue grandi mani di “partera” al servizio della vita a Tachina.
Ci ha creduto Teresita che sta dando affetto e dignità a tanti “scarti” della società.
Ce ne danno testimonianza Andrea, che si sente benedetta dal Signore anche se muore a 17 anni, e Catalina di Maria Misionera a Lima.
Ci ha creduto Lino, il lebbroso del San Juliào (Mato Grosso do Sul), che così riassume la sua vittoria: “Non maledirò chi mi ha umiliato o ha avuto pena di me. I miei amici sono la mia forza e la Luce di Dio mi copre di Grazia e mi arricchisce di amore e di fede. Perciò mi sento completo, anche se mi manca tutto!”
Ci hanno creduto altri… di cui potete leggere la testimonianza.

Ci aveva mostrato questa strada l’apostolo Pietro: “Nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo rallegratevi, perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare” (1Pt.4,13).

Molti ci hanno creduto. E perché non crederci anch’io?»

don Luis Canal

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