A cura di don Renato De Vido (17ª domenica del tempo ordinario - anno A)

Trova il tesoro, vende tutto

Dio vuole che il suo dono diventi nostra conquista

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Le parabole di oggi dicono: la salvezza è venuta a voi gratuitamente, per iniziativa di Dio, prendete la decisione, afferratela, non lasciatevela sfuggire. È scoccata l’ora decisiva della storia. È tempo di decisione. Il tesoro nascosto, la perla preziosa non è altri che Gesù stesso. «Tesoro: parola magica, così poco usata nella religione, parola d’innamorati, di favole, di storie grandi. E di Vangelo» (E. Ronchi).

1. Non è la prima volta che Gesù loda l’intraprendenza di qualche personaggio: quel fattore infedele che pianifica bene il suo futuro, pur essendo caduto in disgrazia ne è l’icona. La condizione di base perché emerga la logica dei racconti è che ci si metta a pensare, a ponderare, e si sia avveduti nel fare i conti.

Salomone, emblema dell’uomo saggio, si è comportato così all’inizio del suo regno: ha chiesto direttamente al Signore la dote basilare per ben governare: la sapienza. Anzi, per esprimersi secondo il linguaggio ebraico, il «cuore docile», il «cuore capace di ascolto». La sapienza di Salomone si traduceva, pari pari, nella giusta interpretazione delle leggi, nel saper distinguere il bene dal male, e soprattutto nel farsi interprete della volontà di Dio.

Noi ne sentiamo l’urgenza ogni volta che ci aspettano scelte importanti, o scelte che lo diventano per il corso della vita: il matrimonio, il posto di lavoro, il trasloco, il coraggio di parlare di una situazione complicata…

2. Gesù ci mette anche sull’avviso: la fede non è un dato immobile, non è uno stato, bensì una ricerca continua. «Dio vuole che il suo dono diventi nostra conquista», dirà sant’Agostino.

«In ognuna delle parabole vi sono, in realtà, due attori: uno palese che va, vende, compra, e uno nascosto, sottinteso. L’attore sottinteso è il vecchio proprietario che non si accorge che nel suo campo c’è un tesoro e lo svende al primo richiedente; è l’uomo o la donna che possedeva la perla preziosa, e non si accorge del suo valore, e la cede al primo mercante di passaggio, forse per una collezione di perle false».

Bisogna aver trovato il tesoro per avere la forza e la gioia e di vendere tutto. Fuori parabola: bisogna aver prima incontrato Gesù, averlo incontrato in maniera nuova personale, convinta. Averlo scoperto come proprio amico e salvatore. Dopo sarà uno scherzo vendere tutto.

3. Come non vedere in ciò un ammonimento rivolto a noi, gente del vecchio, ansimante, trepidante continente europeo, in atto di svendere a grandi passi la nostra fede e eredità cristiana?

Almeno noi che frequentiamo il vangelo domenicale non siamo d’accordo che Dio ha messo il suo tesoro in mezzo all’umanità, in modo che sia meno difficile da individuare? Non ha nome Cristo colui che i santi considerano prezioso per la loro vita? Non è Gesù, Figlio amato del Padre che ha irrorato, e può continuare a farlo, perfino il mondo della cultura e dell’arte?

A una condizione: che nel cristianesimo non venga a mancare la gioia di avere già tra le mani quel tesoro che i non credenti cercano altrove.