La festa del Battesimo di Gesù celebra un’altra “Epifania”, manifestazione, di Dio. La prima a Betlemme, quando il Messia si rivela essere non un Re potente che abita nei palazzi del potere, ma un bambino povero e all’apparenza insignificante nato in una stalla. La seconda sulle rive del fiume Giordano, quando il Messia si mostra solidale con i peccatori, quando si mette in fila con loro per ricevere il battesimo di conversione di Giovanni il profeta. La terza, che ricorderemo domenica prossima, quando il Messia agisce in una festa di matrimonio a Cana di Galilea mostrandosi come lo sposo atteso che viene a celebrare le nozze eterne con l’umanità.
«Molte volte e in diversi modi, Dio ha parlato al suo popolo, ma ultimamente, ai nostri giorni, Egli si è rivelato nel Figlio». Nel corso della storia Dio si è rivelato attraverso segni e prodigi, attraverso profeti e re. Il popolo attendeva questi interventi, invocando, pregando, soffrendo e sperando. Ma quando essi avvenivano non sempre era disposto ad ascoltare e ad intraprendere la strada indicata con amore.
Il popolo era in attesa. Attendeva il Messia, il liberatore, Colui che avrebbe messo finalmente ordine nella società, nella nazione, nella religione. Colui che avrebbe rovesciato i troni dei potenti di turno, che avrebbe difeso i poveri e gli umili. Che avrebbe rimandato i ricchi a mani vuote e ricolmato di beni gli esclusi e coloro che vivevano al margine della società.
Questo desiderio, forse, in fondo, abita anche il nostro cuore: desideriamo l’uomo forte, che si erge a difensore dei poveri, un eroe senza colpa né peccato. Perfetto, giusto e santo.
Il ritratto di quest’uomo però lo facciamo noi, rivestiamo il Messia di tutte le nostre aspettative, di tutte le nostre attese, e – guarda caso – anche dei nostri desideri di rivalsa sugli altri. Insomma, il vero Messia deve essere dalla nostra parte. Deve corrispondere ai nostri ideali. Altrimenti ne aspetteremo un altro.
La gente ha trovato in Giovanni il battezzatore un uomo che non ha paura di nessuno, che ripete a tutti, dal povero al potente re Erode, che ci si deve convertire, cambiare vita, altrimenti verrà il giusto giudizio di Dio che sradicherà tutte le piante che non portano frutto. Ma ecco il colpo di scena: No, non sono io. Io sono solo voce di uno che grida: preparate la via al Signore! Io vi battezzo con acqua. Ma il Messia che viene vi immergerà nel fuoco dello Spirito Santo.
Il Messia è giunto, il Messia è già lì, in fila con loro: ha ascoltato la predica di Giovanni, si è immerso nelle acque del Giordano, anche a Lui Giovanni ha ripetuto convèrtiti. Gesù non attira lo sguardo della folla, ma si ritira sulla riva e prega.
È durante la sua preghiera che lo Spirito di Dio si rende visibile in forma corporea come una colomba, e che la voce di Dio dal Cielo lo proclama mio Figlio, in cui pone il suo compiacimento.
La colomba ci riporta al diluvio universale: la terra era stata sommersa dalle acque. Solo Noè si era salvato con la sua famiglia e gli animali. La colomba viene mandata fuori dall’arca due volte per cercare un lembo di terra dove poter scendere. La prima volta torna senza aver trovato nulla. La seconda porta nel becco un ramoscello d’olivo, segno di una terra riemersa, dono di pace e di speranza di una vita nuova.
Il battesimo che noi abbiamo ricevuto è il battesimo della vita nuova possibile: non perché siamo noi bravi, non perché ci siamo sforzati di trovare delle vie nuove, ma perché accettiamo il Messia per com’è in realtà: mite ed umile di cuore. Il Messia che si mette in fila con i peccatori, non per giudicarli, ma per salvarli.
È a questa nuova comunità, la Chiesa, che noi apparteniamo. La Chiesa non dei giusti, ma dei peccatori. È questo che ci dice il soffio dello Spirito Santo: in Dio diventiamo nuove creature, capaci di dire il nostro sì per seguire Cristo. Nato povero a Betlemme, che si mette in fila non con coloro che si ritengono perfetti, ma con quelli che sentono che c’è sempre qualcosa (tanto o poco) da cambiare nella loro vita. Il Messia vissuto nel nascondimento di Nazareth, che non cerca la visibilità e i primi posti. Il Re umile che entra a Gerusalemme a dorso di un asino. Il Maestro che si inginocchia davanti ai suoi discepoli e che insegna che la nostra vita vale quando la sappiamo donare agli altri, non quando li giudichiamo, li calpestiamo per arrivare in alto, o quando sgomitiamo per poter metterci in mostra ed apparire.
Il nostro Battesimo, quello in cui siamo diventati nuove creature, ci mette in fila con i peccatori, ci fa seguire Gesù come Maestro e guida nel cammino di ogni giorno.