A cura di don Ezio Del Favero

28 – Magico Natale tra i monti

Un vecchio montanaro viveva nella sua baita ed era sfinito per il vento, la neve, le difficoltà della vita in montagna...

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Un vecchio montanaro viveva nella sua baita ed era sfinito per il vento, la neve, le difficoltà della vita in montagna, senza un chicco di mais o un centesimo in tasca. Non aspettava neanche più la primavera, rassegnato ad andarsene in silenzio prima delle primule, nel regno delle notti senza sogni.

Un giorno, mentre stava facendo legna nella foresta svestita, il vecchio incontrò un bambino, come un ramo dimenticato, magro, vestito di buchi, scarpe inesistenti. «Che ci fai qui? Ti sei perso?» chiese il montanaro chinandosi verso di lui, che lo contemplò come un miracolo. Il piccolo tremava tanto da non riuscire a rispondere.

«Da dove vieni?» Il bambino indicò oltre le nuvole basse. «Dannazione, è molto lontano! I tuoi genitori dove sono?» Il piccolo abbassò la fronte.

Il vecchio maledisse quel Dio che abbandonava senza pietà le sue creature a carestie, guerre, migrazioni disperate, e poi – cos’altro poteva fare? – prese il piccolo per mano, lo condusse nella baita, rianimò i tronchetti dormienti nel caminetto, lo coprì con la sua unica coperta e gli offrì un decotto. Osservò il piccolo tutto magro che si stava scaldando le mani sulla tazza e soffiava sul liquido profumato che gli appannava il viso. «Ho fame!» Il vecchio: «Anch’io. Vado a curiosare sotto gli alberi del bosco, forse troverò qualcosa. Non credo in Dio, ma comunque a volte viene ad aiutare. Se vuole, stasera ceneremo. Se non vuole, sgranocchieremo le storie!»

Il vecchio uscì e tornò a notte fonda con una magra preda.

L’indomani, l’inverno si fece così terribile che il vecchio non trovò nulla da arrostire e non gli rimasero che le storie per alimentare il piccolo. Non gli importava di morire lui. Ma il bambino no! Non poteva morire di miseria, alla sua età! «Ciò dovrebbe essere proibito!» si disse.  Raccolse le sue forze, si atteggiò a un nonno senza preoccupazioni e si mise a raccontare…

Il piccolo si rannicchiò davanti al fuoco, abbracciato al nonno e guardò le fiamme. «A Betlemme, per tutta la notte, i Tre Saggi prima, poi i pastori con la schiena piegata e i cappelli contro il petto, avevano marciato verso la stalla, povera come le nostre, per contemplare il miracolo compiuto, il bambino pacifico nella paglia, l’improbabile salvatore ancora più indigente di loro. Avevano lasciato dei regali di benvenuto, quasi nulla, perché erano poveri quanto te…»

Il vecchio spinse un tronchetto nel fuoco. Poi esclamò: «No! Non posso mandarti da quel diavolo!» Si riferiva al mugnaio, il più ricco del paese, che aveva iniziato a far fortuna macinando il grano della gente. Dicevano che fosse al servizio del diavolo, in quanto prestava il suo oro a chiunque raggiungesse la soglia del suo mulino in cambio di una firma e 3 gocce di sangue in fondo a un rotolo. Quando uno era preso male, era costretto a promettere la sua anima al signore del ricco mugnaio. Ma il vecchio montanaro sarebbe morto piuttosto che andare a chiedere l’elemosina a quell’uomo infernale!

La Vigilia di Natale, però, il nonno disse al bambino: «Io ti voglio bene e desidero che tu viva! Vai dal mugnaio! Andrei io al posto tuo, se solo le mie gambe volessero camminare. È arrivata la notte in cui è nato Gesù Cristo. Fidiamoci di lui, che forse ci aiuterà a superare i cattivi giorni».

Così il piccolo si recò al mulino, contrastando la gelida burrasca con la fronte bassa, superando il villaggio con i suoi vicoli deserti fino al fiume col suo bel mulino. Il mugnaio, dal lucernario, lo vide arrivare, si strofinò le mani, ridacchiò, si diresse verso la porta e la aprì. «Piccolo, che cosa vuoi?» «Mio nonno sta morendo. Ha fame e anch’io ho fame!» «Cosa vuoi che faccia? Io non regalo, vendo! A vederti così pallido, non sei nemmeno dei nostri. Se vuoi, posso comprare la tua anima, che tra l’altro vale ben poco, per un moggio di grano. Un foglio di pergamena rotolò dal nulla. «Firma qui… Ora le gocce di sangue». Il piccolo si avvicinò a un mazzo di spine e si punse il pollice.

Il mugnaio riuscì a dire solo: «Una, due, tre…» quando una vocina esclamò: «Non hai fortuna, mugnaio, perché sono appena nato! Va’ a dire al tuo padrone, il diavolo, che ora sono ovunque». Dietro al bambino pallido era apparsa una signora con in braccio un neonato. L’infante ripeté: «Ormai sono ovunque! Restituisci la pergamena che il bambino ha appena firmato e vattene!»

Il mugnaio, terrorizzato, scappò, cadde nel fiume, si aggrappò alla ruota del mulino e questa lo gettò lontano…

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La parabola, rielaborata da uno scritto del narratore francese Henri Gougaud, termina con una domanda: «Cos’è successo al vecchio e al bambino?» Chi narra risponde: «Se la storia ha aperto la porta al tuo cuore, ora vivono con te»…

 

 

fonte dell’immagine: https://www.welfarenetwork.it/media/2017/09/47717/f1_0_quei-nonni-che-raccontano-non-solo-le-favole-era-l-8-settembre-del-1943-giorgino-carnevali-cremona.jpg