A cura di don Alessandro Coletti (31ª domenica del tempo ordinario - anno B)

Un amore non scontato

In paradiso si ama Dio con tutta la forza e ci si lascia amare senza barriere da Lui

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Un Vangelo famoso, così famoso da rischiare di essere letto superficialmente. Il precetto dell’amore. Gli ebrei di leggi in ambito cultuale ne avevano centinaia: certo c’era il decalogo ma poi una serie di norme, di mitzvot le chiamavano, molto particolareggiate che toccavano tutta la vita delle persone: dall’alimentazione al vestiario, dai rapporti interpersonali al lavoro oltre, ovviamente, al culto in senso stretto. 613 regole addirittura. Non era chiaro quale fosse la più importante. Una scuola che era molto seguita in Israele sosteneva che il precetto più importante fosse quello che anche Dio osserva nella Sacra Scrittura: il riposo nel giorno di sabato. La cosa tuttavia non era pacifica… Ma questo riguarda gli ebrei. Noi lo sappiamo bene che la legge fondamentale è quella dell’amore. Anche i ragazzini del catechismo, anche quelli non molto preparati ma svegli, sanno che la risposta a quasi tutte le domande delle loro catechiste sono sempre una di queste tre: cuore, amore o Gesù (una specie di rivisitazione cattolica del tormentone di qualche anno fa “Dammi tre parole” di Valeria Rossi). Allora al massimo alla terza risposta ci arrivano…

Però vorrei fermarmi su due domande che credo siano importanti e forse ci aiutano ad andare un po’ più a fondo su questo che è il cuore del nostro essere cristiani: “Perché?” e “Come?”. Perché dovremmo amare Dio? Ma ancora di più: perché dovremmo amare il prossimo? Ci sono dei prossimi che si lasciano amare ma tanti altri così poco amabili… Perché dovremmo scegliere di amare anche loro?

La risposta ce la fornisce la prima lettura, il Deuteronomio: «Perché tu sia felice». Noi siamo fatti per amare, è nel nostro Dna… Se non lo facciamo snaturiamo la nostra essenza. Se prendo un falco e lo metto in un pollaio, dandogli il cibo migliore, “coccolandolo”, accudendolo ma tenendolo rinchiuso lì, probabilmente garantirò la sua sopravvivenza ma sicuramente non realizzo la sua natura che è quella di volare libero nel cielo… Così è per noi. Tutto ciò che ci porta ad amare poco, male o non amare è una tentazione diabolica. Il pensiero che possiamo essere felici lontani da Dio o indipendentemente dalla felicità degli altri è un’illusione, anzi una menzogna, che accompagna tutta la storia dell’umanità fin dalle origini, ma appunto è una menzogna. Coloro che la Chiesa dichiara certamente in cielo, cioè vicino a Dio, sono definiti “beati” cioè pienamente felici. Perché amare allora? Perché mi fa bene, perché mi realizza come persona, perché mi permette di vivere pienamente la mia natura più vera.

“Come invece devo amare?”. «Con tutta la tua anima, con tutta…». No… Non possiamo partire da qui.  La risposta di Gesù (come il precetto del Deuteronomio ha un preambolo imprescindibile. C’è un altro elemento: lo shemà, “ascolta”. Se vogliamo imparare ad amare dobbiamo prima di tutto imparare ad ascoltare.

“Ascolta” quindi, fa’ esperienza dell’amore di Dio, accogli questo amore e solo allora, facendo l’esperienza di essere amato, potrai amare Dio e poi, a cascata, i fratelli… Ricordando che l’amore per Dio è totalizzante. C’è un aggettivo legato a Dio che compare spesso nell’Antico Testamento ma che noi non usiamo spesso rispetto a Dio perché forse ci suona un po’ strano: il nostro Dio, si dice, è un Dio geloso. Dio vuole essere al centro del nostro cuore, anche perché se al centro non c’è lui qualcun altro o qualcos’altro occuperà quel posto (che non può rimanere vuoto).

Io, più passa il tempo, più mi rendo conto che gli atei non esistono. Semplicemente esistono persone che eliminato un Dio “tradizionale” hanno divinizzato altre cose (o persone). Non hanno Gesù Cristo ma hanno uno o tanti idoli. Il Signore invece vuole essere al primo posto, non perché desideri portare via posto agli altri ma solo perché attraverso di lui il nostro amore può essere purificato. Nel quinto mistero della gioia si contempla “Gesù perso e ritrovato tra i dottori dei tempio”. Un mistero che mette in luce un bambino un po’ birbante che fa preoccupare mamma e papà? No, un mistero che ci dice che tutti i comandamenti hanno una sorgente: Dio deve avere il primo posto.

«Ti amo, Signore, mia forza»: lo abbiamo detto più volte come ritornello al salmo. Diciamoglielo allora, spesso, con le parole e con la vita. Per essere davvero felici e vedere il mondo con occhi nuovi. In paradiso si fa questo: si ama Dio con tutta la forza e ci si lascia amare senza barriere da Lui… Possiamo provare, se lo vogliamo, a vivere anche qui, sulla terra, un assaggio di paradiso.