Come nacque il primo Anno santo del 1300

Un magnifico dono di delizia

Un moto popolare, massiccio e spontaneo, colse di sorpresa papa Bonifacio VIII

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Le radici profonde del giubileo, lo abbiam visto la volta scorsa, si trovano, in parte, in quell’attesa spasmodica di rinnovamento generale, di rinascita spirituale, che attraversa il Duecento; aspirazione che coll’avanzare del secolo aumenta e riscalda sempre più gli animi, così da sfociare in una manifestazione di devozione tanto spontanea tra i fedeli quanto inattesa da parte del Papa. Ascoltiamo cosa testimonia di quel che accadde in quel Natale del 1299 e nei giorni seguenti l’allora trentanovenne cardinale Jacopo Stefaneschi, uno tra i principali protagonisti dell’evento:

S’era andata diffondendo una voce che riguardava l’anno santo, di cui allora si attendeva l’inizio ormai imminente con il numero 1300. Tale voce divulgava una promessa: chi si fosse recato a Roma nella basilica di San Pietro, Principe degli apostoli, avrebbe ottenuto la pienissima remissione di tutti i peccati. Con questi inizi cominciò di giorno in giorno ad accrescersi la fede e la frequenza di cittadini e forestieri: alcuni di loro asserivano che nel primo giorno dell’anno secolare si cancellasse la macchia di ogni colpa, mentre negli altri pensavano si lucrasse l’indulgenza di cento anni. E così per la durata di circa due mesi conservavano l’una e l’altra speranza insieme col dubbio.

Il primo giubileo non nacque dunque per una decisione del papa, non nacque nemmeno per una reminiscenza biblica del giubileo ebraico: nacque per un accorrere spontaneo e numeroso della gente in San Pietro, un’affluenza fuori dell’ordinario che nei giorni seguenti il Natale non diede cenno di placarsi, anzi aumentò progressivamente.

Il giovane cardinale Stefaneschi fa notare che per due mesi i fedeli si dibatterono tra speranza di un generale perdono e dubbio sull’effettivo conseguimento di tale grazia. Infatti la parola chiarificatrice del Papa giunse due mesi dopo. Bonifacio VIII era stato colto di sorpresa da questo moto di popolo così massiccio e spontaneo. Da buon canonista, egli fu assai cauto prima di avallare un fenomeno, che si svolgeva sull’onda dell’entusiasmo. Per Bonifacio VIII bisognava ricercare le fonti che giustificassero e documentassero un tale uso. Perciò fece fare delle ricerche negli archivi della curia, ma non se ne ricavò nulla. Per un eventuale giubileo del 1200 si sarebbe con assoluta certezza trovata documentazione, se questo ci fosse stato. Infatti all’epoca era papa Innocenzo III (1198-1216) che aveva introdotto nella cancelleria papale un uso ripreso poi dalle cancellerie regie d’Europa: la regolare e eistematica registrazione di tutti i documenti che venivano emanati dalla S. Sede.

Il papa allora si consigliò con i suoi più stretti collaboratori, che si manifestarono favorevoli ad assecondare la spontanea devozione dei fedeli. In particolare il cardinale francescano Matteo d’Acquasparta, penitenziere maggiore, al fine da togliere al papa ogni remora, nella festa dell’Epifania tenne una predica al papa e ai cardinali sulla suprema potestà del romano pontefice nella Chiesa di legare e sciogliere.

Infine Bonifacio VIII convocò una riunione speciale dei cardinali “sulla nuova materia dell’anno centesimo”. Avuto il pieno sostegno dei porporati, Bonifacio VIII si decise a indire il giubileo, emanando una bolla apposita a tale scopo. La promulgazione delle lettere venne fatta dallo stesso Bonifacio VIII in una grande celebrazione svoltasi nella basilica di San Pietro. Il cardinale Stefaneschi, testimone diretto, ci riferisce:

Il dono da offrire al principe degli apostoli è pubblicato nel suo tempio in forma più solenne che altrove: velato l’ambone di drappi di seta ricamati d’oro, ove erano saliti il presule romano coi padri, e tenuto un discorso alla folla, è infine recitata la lettera: le sue bolle erano appese ad un filo dio seta: si trattava di magnifico dono di delizia.

Venne così promulgata la bolla Habet antiquorum fida relatio, che fissava gli elementi fondamentali costituenti l’anno santo. Quali essi siano lo vedremo nella prossima puntata.

don Claudio Centa
(2 – continua)


NELLA FOTO: Manno Bandini da Siena, Bonifacio VIII, 1301, Bologna Museo civico medievale. La statua celebrativa di Bonifacio VIII venne realizzata da un famoso orafo dell’epoca in rame dorato. Misura 96 centimetri. Realizzata per celebrare la pace tra Bologna e Ferrara avvenuta per intervento del papa, rende la figura del pontefice con grande ieraticità, quasi a esaltare la suprema autorità che il papa stava reclamando in un’epica lotta col re di Francia Filippo il Bello. Al tempo delle razzie napoleoniche furono asportate la tiara, le chiavi, i piedi e il fermaglio del piviale.