17.ma domenica del tempo ordinario - Anno A

Un tesoro di inestimabile valore

a cura di un parroco di montagna

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Lo scriba divenuto discepolo del Regno dei Cieli ha dentro di sé un tesoro di inestimabile valore.

Scriba è uno che sa leggere e scrivere e – grazie a Dio – in Italia oggi non siamo analfabeti, anche se sono molti quelli che si sentono bisognosi di istruzione e sono desiderosi di averla. Uno scriba, che diventa discepolo del Regno, è uno che legge e scopre il Vangelo come qualcosa di molto prezioso e che vale più di tutto il resto. Più che aver trovato “qualcosa”, trova Qualcuno sul quale investire la propria vita: qualcuno che è talmente prezioso da dedicargli non solo qualche mezz’ora di tempo, ma tutto sé stesso. Questo “Qualcuno” è il Figlio di Dio: colui che mette in comunicazione con Dio, col Padre, e ce lo fa conoscere.

Colui che passa da scriba a discepolo, da lettore di molte cose, più o meno interessanti, a seguace e discepolo di Gesù è uno che da quel momento prende un’unica direzione. Quel momento è la conversione, come fu per sant’Agostino, il ricercatore della verità per tanti anni. Ma quanti sono gli uomini e le donne, più o meno famosi, che hanno trovato Gesù Cristo a un certo punto della loro vita! È un momento caratterizzato da una gioia grande e piena che nasce dalla consapevolezza di aver trovato quello che vale più di tutto, tanto da vendere quanto si ha per acquistarlo.

La decisione è rapida (non si vuol lasciarsi scappare l’occasione!), è gioiosa e naturale (come lo zappatore che ha trovato il tesoro nel campo o il gioielliere che ha visto una perla), è immediata (perché chiunque trova logico impossessarsi dell’oggetto prezioso ed avere il suo acquisto come unica preoccupazione).

Il tesoro trovato per caso, e che ti cambia la vita, può capitare quando meno te l’aspetti… come dire che Gesù Cristo può essere colui che ti cambia la vita. Anzi, lo è veramente! Ed è una grazia, un colpo di fortuna, un regalo!

La perla preziosa, invece, è frutto di ricerche continue: cercare il senso della vita è mettersi nelle condizioni giuste perché il dono di Dio si manifesti.

Ed è sempre una grazia grande, immeritata! Trovare Gesù Cristo dà la possibilità di orientare la vita in modo nuovo.

Il contadino fortunato e il gioielliere felice fanno quello che chiunque farebbe: visto il tesoro, vendono tutto per comprarlo. Il discepolo, imbattutosi nel Vangelo, deve comportarsi così, nello stesso modo. Poi il discepolo non se ne vanta: è semplicemente un uomo al quale è capitata una grande fortuna.

La parabola della rete gettata in mare, e che raccoglie ogni genere di pesci, dice che siamo in tempo di pesca, cioè di raccolta di uomini. La Chiesa oggi non deve stare a contarsi, ma accogliere e uscire in missione.

Il tempo di Gesù e il nostro tempo nella Chiesa, proprio questo nostro tempo, non è il tempo della cernita, ma dell’accoglienza verso tutti.

La cernita ci sarà al momento del giudizio, quando si valuteranno i pesci buoni e si scarteranno quelli inutili. Ma finché il giudizio universale non arriva, c’è tutto il tempo di mettersi dalla parte giusta. Anzi, bisogna affrettarsi a farlo, preoccupandosi di essere pesci buoni… per non far la fine dei pesci da buttare.

Credo che il Regno di Dio è di una preziosità assoluta ed è impersonato nel Signore Gesù!