«I cristiani non possono rinunciare a celebrare la Pasqua del Signore»

È Pasqua comunque

Una lettera del Vescovo al presbiterio e alle comunità parrocchiali

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«Non possiamo vivere senza il giorno del Signore»: la frase dei Martiri di Abitina si può anche esprimere come «Non possiamo vivere senza Pasqua». Questa celebrazione, che si sta avvicinando mentre non si è ancora allontanata la pandemia da coronavirus, non potrà però svolgersi come si era abituati finora, cioè «in forma pubblica e con concorso di popolo». La lettera del vescovo Renato, indirizzata al presbiterio e a tutte le comunità parrocchiali, cerca nella tradizione della Chiesa e nella situazione di oggi le modalità per celebrare il mistero di Cristo crocifisso e risorto e ne individua due: la forma domestica e la liturgia veicolata dai mezzi di comunicazione.

Due forme, una sola Pasqua

«Anche quest’anno noi, cristiani della nostra Chiesa di Belluno-Feltre, in comunione con tutte le Chiese, celebreremo la Pasqua del Signore». Il vescovo Renato lo dice in tutta chiarezza. Ricorda come «i cristiani non possono rinunciare a celebrare la Pasqua del Signore: è così che confessano la loro fede nella risurrezione di Gesù Cristo». La tutela della salute pubblica e in particolare della popolazione più fragile e anziana chiede però di ravvivare quelle «forme che la tradizione ecclesiale ha saputo promuovere e attuare nelle circostanze di impedimento». Prima fra tutte la celebrazione domestica.

Pasqua e casa

Dire che «Pasqua» fa rima con «casa» non è altro che rifarsi alla tradizione celebrativa del popolo ebraico: la Pasqua è nata nel nucleo familiare e la sua liturgia si può ricostruire dettaglio per dettaglio dalle pagine del Pentateuco. Il vescovo lo ricorda: «La forma celebrativa della Pasqua può avvenire nelle nostre case. Così avvenne per il popolo d’Israele, quando, nell’esperienza difficile dell’esilio, la Pasqua cominciò a essere celebrata in ambiente familiare». Se è vero che questo è del tutto nuovo, saranno disponibili a breve «le tracce per i momenti di preghiera in casa che comprendano anche dei piccoli riti sintonizzati alla Pasqua». È del tutto evidente la raccomandazione: «È molto importante che – in particolare da parte dei parroci – si favorisca, si promuova e si supporti questa forma celebrativa». E questo specialmente nelle case dove ci sono bambini e ragazzi.

Pasqua e mass media

La celebrazione senza concorso di popolo è tale perché nessuno o quasi sarà nelle chiese dove si celebrerà, ma si tratta solo di un’assenza apparente: grazie ai mass media ognuno potrà partecipare da casa sua. Per la diocesi di Belluno Feltre, le celebrazioni del vescovo saranno trasmesse in diretta da Telebelluno e sulla pagina Facebook dell’Amico del Popolo. Tutto questo avverrà «secondo le disposizioni governative e gli orientamenti della Conferenza episcopale italiana, con le precauzioni previste». E anche qui i parroci hanno il ruolo di «informare di questa possibilità, che si affianca alle celebrazioni presiedute da Papa Francesco, nella basilica di San Pietro, teletrasmesse da Rai 1». Se si celebrerà nelle parrocchie, qualcuno potrà partecipare? Ben pochi. Le fonti governative ed ecclesiali sono chiare: è stato chiarito che sono ammessi, oltre al celebrante, solo i ministranti strettamente necessari al servizio liturgico: diacono (se c’è; non va sostituito con altre figure), lettore, organista, cantore e – nel caso della trasmissione televisiva, radiofonica, tramite Internet – uno o due operatori». Non è prevista la presenza dei chierichetti, che devono restare in famiglia. Per queste persone, lo spostamento verso la chiesa è assimilato alle «comprovate esigenze lavorative». Va anche scritto come non è possibile per i sacerdoti convergere per una celebrazione. Per tutti vige la regola d’oro, oltre che di astenersi dalle polemiche, di «evitare ogni possibile circostanza che costituisca un rischio di contagio».

La confessione

«Come fare per accostarsi al sacramento della Penitenza in questa situazione?», si chiede il vescovo Renato. Ancora una volta la risposta sta nella Tradizione della Chiesa, la quale «ha custodito come possibilità di riconciliarsi chiedendo perdono a Dio dei nostri peccati, compresi quelli gravi, con una contrizione perfetta» o con il «desiderio del sacramento». Si chiede perdono a Dio verificandosi interiormente – prosegue il testo – lasciandosi guidare da una pagina del Vangelo o della Bibbia, in un contesto di sincera preghiera. «Con questi atti di fede e di preghiera noi riceviamo il perdono di Dio che si cercherà di far diventare anche impegno di una vita migliore» e ci si prenderà l’impegno di avvicinarsi a un sacerdote in un tempo in cui «sarà possibile accostare con minor rischio un ministro della Penitenza». Ogniqualvolta un prete è richiesto per la confessione, «è invitato a suggerire questa modalità».

Celebrazione penitenziale

Le navate delle chiese si dilateranno nello spazio virtuale la sera del martedì santo, 7 aprile, alle 17.00, quando Telebelluno e la pagina Facebook dell’Amico del Popolo si collegheranno con il vescovo Renato per un momento penitenziale diocesano, in cui ciascuno sarà «aiutato a esprimere la sua richiesta di perdono a Dio». Non sussistono, a Belluno-Feltre, le modalità per applicare la terza forma del rito della Penitenza con l’assoluzione collettiva.

Domenica 12 aprile, le campane delle chiese suoneranno a festa per cinque minuti a mezzogiorno. Sì, in tutte le case sarà Pasqua.

don Giuseppe Bratti