A cura di don Roberto De Nardin (4ª domenica del tempo ordinario - Anno B)

Una presenza da cercare

Egli viene a cercare, perché possa essere cercato: per vivere la nostra umanità abbiamo bisogno della sua presenza!

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E ti vengo a cercare
anche solo per vederti o parlare
perché ho bisogno della tua presenza
per capire meglio la mia essenza…

Sono le prime parole di una celebre canzone di Battiato che forse molti conoscono; come tutti i testi poetici può prestarsi a vari livelli di comprensione che partono dalla sensibilità di ciascuno: parla di ricerca, di senso, di amore; la vogliamo tenere in sottofondo, ascoltando la Parola di questa domenica. Essa ci narra della forza di una presenza, la cui sola voce è in grado di guarire e liberare, di aiutare a comprendere meglio la verità della nostra stessa essenza. Una presenza da cercare…

Siamo a Cafarnao, luogo vicino a Nazareth, centro della Galilea e primo contesto in cui Gesù inizia la sua missione pubblica. In questa “giornata tipo” narrata da Marco emerge subito come la presenza di questo rabbi manifesti, attraverso parola e gesti, un’autorità nuova e sorprendente. Autorità… concetto delicato, un po’ desueto, che rischia di scivolare in forme di comprensione che stridono dal modo di pensare comune, che rischiano di dare fastidio, che spesse volte – purtroppo – hanno creato danni, anche seri. Eppure l’autorità attrae e, nonostante tutto, la si va a cercare. Tale fattore, infatti, in sé è determinante per il nostro stare al mondo: se agita e non subita, rappresenta la chiamata a sollevarsi dal piatto ordinario per emergere a posizioni nuove; rende autonomi, capaci di opere e di parole nuove, buone, promettenti. Chi ha vera autorità (auctoritas – il latino ci aiuta) è sempre riconosciuto, non è più importante per il puro piacere di esserlo ma proprio perché è capace di far crescere (augeo – verbo da cui deriva) gli altri intorno a lui. In questo senso, Gesù ha davvero autorità: quello che dice è autorevolmente vero perché ci riguarda nel profondo; i suoi gesti sono autorevolmente buoni perché quando li compie avviene una guarigione che apre nuove strade. Egli viene a cercare, perché possa essere cercato: per vivere la nostra umanità abbiamo bisogno della sua presenza!

Ma allora chi si antepone a questa ricerca? Ecco che in questa stessa scena narrata nel vangelo odierno appare un’altra presenza, anch’essa ospite ingombrante del cuore di chi – come il fedele nella sinagoga – prega il proprio Dio.  Essa vive nel nostro profondo e si caratterizza per il suo rumoreggiare ad alta voce. Essa non è altro che il diavolo, il divisore. Attenzione: il diavolo ha poco a che fare – come una certa cultura pop ci ha abituati – a qualcosa che sa di zolfo, di chiodi sputati o di altre raccapriccianti amenità del genere. È invece molto più subdolo e diffusivo. Ha la forza di tante voci che tentano di frantumare in noi la Parola, di sbriciolare la verità riducendola a brandelli, frammentando la nostra stessa esistenza per privarla di un centro unificante e unificatore. Quanto spesso, senza rendercene conto, possiamo averlo sperimentato…E quando lo assecondiamo, si confonde la Parola, sembra mancare anche l’autorità stessa di Gesù. Non lo cerchiamo più, non cresciamo più, rimaniamo fermi e schiacciati su due strade: o Illudendoci di poterne fare a meno – andando poi adorare altri idoli – oppure chiudendoci in una morsa di paura in cui il suo volto stesso è falsato, arcigno e distante.

Ecco allora che Lui stesso ci viene a cercare. “Taci, esci da lui”: parola ferma, chiara, carica di autorità. Come Gesù libera l’indemoniato, così mette a tacere quelle stesse voci diaboliche che popolano il nostro cuore dimostrando che la sua Parola è più forte di ogni voce. La lasciamo allora risuonare in noi perché proprio in questo tempo della nostra vita egli ci possa guarire. “Taci”, quando continuiamo a soffrire per gli sbagli che non siamo capaci di perdonare; “taci”, quando l’odio ci marcisce dentro sottraendo strada per la pace e riconciliazione; “taci” quando la sfiducia e la preoccupazione corrodono ogni germoglio di speranza…

Gesù è autorevole, perché ci fa crescere e maturare; egli è presenza che ci viene a cercare, anche solo per vederci e parlare; perché abbiamo bisogno della sua presenza, per capire meglio la nostra essenza. Da oggi in poi.