Il cardinale Parolin in visita alla nostra diocesi

Una sorpresa per le monache di Vedana

Dopo la celebrazione di Lorenzago, la visita al monastero e poi a Canale d'Agordo

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Il card. Pietro Parolin, ospite della nostra diocesi nei giorni 20-22 luglio, ha iniziato il suo cammino nelle vallate dolomitiche con la celebrazione eucaristica a Lorenzago di Cadore, nella serata di mercoledì 20 luglio. Nell’occasione sono stati inaugurati i lavori di restauro recentemente completati nel suggestivo “Santuario all’aperto”, dedicato a san Giovanni Paolo II, in località Mirabello presso la villa dove san Giovanni Paolo II e papa Benedetto XVI hanno soggiornato per ben sette volte.

La mattinata di giovedì 21 luglio è cominciata con una “sorpresa” alle monache di Vedana. Accompagnato dal vescovo Renato, il Segretario di Stato si è presentato per la celebrazione della Messa in Certosa. Il caso ha voluto che proprio per questa giornata fosse prevista la trasmissione in diretta su RadioMaria. È stato un intenso momento di preghiera, animato dai canti in gregoriano e dall’omelia del Cardinale sulle letture del giorno.

Dopo un breve momento di colloquio durante la colazione, è stato accompagnato a visitare l’appartamento “del Vescovo”, dove mons. Albino Luciani soggiornò per diversi giorni mentre preparava i documenti del sinodo interdiocesano di Belluno e Feltre, celebrato nell’autunno del 1947. La storia racconta di un precedente soggiorno fra quelle austere mura, tra il 1° e il 6 luglio del 1935, per gli esercizi spirituali in preparazione all’ordinazione sacerdotale. Seguirono altri periodi di permanenza: dal 3 al 23 luglio 1951 per preparare insieme a mons. Bortignon, ormai vescovo di Padova e segretario della conferenza episcopale Triveneto il terzo Concilio della regione ecclesiastica triveneta, in programma per il 1953; un altro soggiorno è attestato dal 30 dicembre 1951 al 1° gennaio 1952.

Nel congedarsi dalle monache, il Porporato ha affidato alla loro preghiera l’attività della Santa Sede in questo travagliato momento, assicurando che porterà a papa Francesco il loro saluto.

Poi il passaggio a Canale d’Agordo, per una visita privata. Ad accoglierlo sulla piazza del paese il sindaco Flavio Colcergnan e don Matteo Colle, amministratore parrocchiale.

Il primo passo di questo “pellegrinaggio” è stata la chiesa parrocchiale, dove il Cardinale ha sostato in preghiera davanti all’altare, sottolineando: «Essere terra natale è un grande privilegio ma anche una notevole responsabilità – ha esordito Parolin – perché siamo tutti impegnati a seguire il modello di vita e imitare le virtù di coloro che la Chiesa annovera tra i suoi santi e beati, come Albino Luciani».

Di seguito, nella vicina sede del Museo, il Cardinale ha visitato alcune sale della mostra. In una sala una cerimonia ufficiale di incontro con l’amministrazione comunale. Il sindaco Colcergnan, facendo dono all’illustre ospite di una scultura di Franco Murer raffigurante san Francesco, ha detto: «Esprimo la commozione per la sensibilità e la squisita attenzione che ha manifestato per la comunità natale di Giovanni Paolo I, e siamo felici per il traguardo ormai raggiunto di Luciani beato.

«Papa Luciani ha vissuto nell’umiltà» – ha sottolineato il card. Parolin – che è «la chiave della soluzione di tante situazioni di difficoltà risieda proprio in questa virtù, che ci rende graditi a Dio e anche al nostro prossimo: se ci poniamo senza presunzione, arroganza e supponenza di fronte agli altri riusciamo a portare avanti le relazioni umane, che altrimenti rischiano di lacerarsi… Di fronte ai grandi problemi del mondo non possono mancare le soluzioni geopolitiche ma tutto dipende dallo stato d’animo: se nel cuore dell’uomo ci sono umiltà e pace interiore, allora si potrà tradurre nella pace del mondo e tra le nazioni».

Guidato dai tecnici del restauro – l’architetto Gloria Manera e l’ingegnere Siro Andrich – e accompagnato da alcuni nipoti, il Cardinale ha quindi visitato la casa natale di Luciani , soffermandosi sui luoghi domestici, compresa la famosa Lancia utilizzata dal futuro beato e oggi custodita nel garage dell’abitazione.

(si ringrazia Beatrice Zabotti per la collaborazione)