In ricordo di don Francesco Silvestri

Commemorazione durante le esequie - Cattedrale

 

In questi mesi, in tanti abbiamo sperato, abbiamo pregato, abbiamo sofferto, accompagnando don Francesco nel suo percorso di malattia, fino all’incontro con il Signore nella morte, avvenuta nella mattinata di domenica 29 agosto.

Oggi siamo qui a condividere il comune dolore, alla luce della nostra fede pasquale, la fede che don Francesco come cristiano e come prete ha vissuto e annunciato con  entusiasmo e dedizione, innamorato di Gesù e del Vangelo, senza cercare sconti o compromessi al ribasso.

La nostra Chiesa diocesana si stringe in un abbraccio di affetto e di preghiera alle sorelle e a tutti i familiari, a quanti hanno conosciuto e amato don Francesco come amico e come sacerdote, apprezzando la sua sensibilità umana, la profondità spirituale, la disponibilità a farsi prossimo, ad accompagnare ed aiutare, avvalendosi anche delle sue competenze come psicologo.

Era dotato di una vivace intelligenza, di un carattere determinato e di un desiderio instancabile di cercare e di approfondire; infatti, dopo aver conseguito la licenza in teologia morale e in psicologia  a Roma negli anni giovanili, non aveva mai smesso di perfezionare la sua formazione, attento alle nuove sfide culturali, al dialogo ecumenico e interreligioso, ai cambiamenti nell’impegno pastorale e nel ministero.

In questi giorni in molti hanno espresso vicinanza e commossa partecipazione con messaggi e attestazioni di cordoglio e di riconoscenza, segno concreto della stima di cui godeva in diversi ambiti della vita ecclesiale. A tutti il grazie sincero della famiglia e della Diocesi, così come a tutti voi qui presenti.

Don Francesco Silvestri, originario della parrocchia di Tai di Cadore, era nato a Pieve di Cadore il 10 giugno 1964, nella famiglia di Mario e di Fulvia Cian da cui ereditò una fede robusta e un cuore generoso.

Conseguita la maturità scientifica, nel 1983 entrò in Seminario a Belluno dove frequentò i corsi teologici, fino all’Ordinazione presbiterale ricevuta nella chiesa di Pieve di Cadore il 10 giugno 1989, giorno del suo compleanno, per le mani del vescovo Maffeo Ducoli.

Dal 1993 svolse il suo ministero come vicedirettore del Centro Papa Luciani e poi come vicario parrocchiale di S. Giustina e nel contempo, per due anni, assunse il compito di direttore dell’Ufficio Scuola diocesano, a servizio degli insegnanti di religione.

In quegli anni fu anche assistente diocesano dell’ACR e dei Giovani di Azione Cattolica, fino al 2001 quando fu chiamato a Roma per seguire come assistente il Movimento Studenti di AC.

In un messaggio l’Azione Cattolica nazionale ricorda che “don Francesco ha amato la Chiesa fino alla fine: la sua grande umanità, la capacità di ascolto e di accompagnamento, l’instancabile e sempre gioioso annuncio del Vangelo, lascerà un vuoto incolmabile nei nostri cuori”. Oggi è qui presente l’attuale assistente nazionale del Movimento Studenti don Mario Diana in rappresentanza della Presidenza nazionale, lo ringraziamo di cuore.

Dopo l’esperienza a Roma, don Francesco rientrò in Diocesi e seguì ancora per alcuni anni l’Azione Cattolica diocesana, oltre a prendersi cura come parroco della comunità di Perarolo di Cadore dal 2007 al 2015.

Soprattutto nell’insegnamento don Francesco effuse le sue migliori energie ed espresse le sue qualità di studioso, di educatore, di prete sensibile e attento al vissuto di ogni persona che incontrava.

Già dal 1993 fu docente di Scienze Umane presso il Seminario Gregoriano; poi assunse il ruolo di Direttore dell’ISSR di Belluno e docente di morale e psicologia. Quindi ha insegnato presso gli ISSR di Treviso e di Trento, continuando questa attività anche durante i mesi di malattia in modalità online, con una tenacia encomiabile. Ringraziamo per la presenza il Direttore dell’ISSR di Treviso don Michele Marcato e i colleghi docenti.

Dal 2006 don Francesco fu scelto come incaricato per la formazione permanente del presbiterio, facendosi apprezzare per la passione e la competente dedizione con cui preparava e proponeva itinerari formativi, incontri di spiritualità e appuntamenti di approfondimento culturale e teologico di alto livello, avvalendosi di relatori di grande qualità.

Per diversi anni, in diocesi e nel Nordest, accompagnò anche come assistente l’Istituto secolare Missionarie della Regalità, che lo ricordano grate per gli intensi momenti di spiritualità offerti.

Dopo essere stato Prorettore del Seminario Gregoriano dal 2016 al 2019 e Rettore della Chiesa cittadina di S. Rocco, fu nominato vicario parrocchiale di Agordo, La Valle e Taibon e iniziò con entusiasmo il suo servizio in quelle comunità, affiancando don Cesare Larese, purtroppo solo per breve tempo. Infatti nei primi mesi del 2020 si manifestarono i sintomi della malattia e iniziò il doloroso percorso di cure, affrontato con fede e con spirito combattivo.

Esemplare è stata la costante e premurosa vicinanza delle sorelle e dei familiari; preziosa l’accoglienza offerta dalle Monache Agostiniane di Pennabilli e dai preti e suore del Santuario del Nevegal: a loro un sentito ringraziamento. In questi gesti di affetto e amicizia don Francesco ha trovato conforto e serenità. Così come ricordiamo con gratitudine l’assistenza ricevuta dai medici e personale sanitario dell’Ospedale S. Martino di Belluno e di altre strutture ospedaliere che hanno accolto don Francesco in questi mesi. In particolare la famiglia desidera rivolgere un pensiero grato alla dott.ssa Padoin, al dottor Laveder e al dottor Bernardi.

In un suo scritto in prossimità dell’Ordinazione, don Francesco faceva una significativa riflessione, una specie di programma di vita, ne ricordo alcuni passaggi: «Uno tra i più eloquenti simboli di Cristo utilizzati dall’arte medievale è quella del pellicano: in base alle conoscenze scientifiche dell’antichità, infatti, esso si feriva il petto per nutrire i piccoli con il proprio sangue. È un’immagine che mi ha sempre colpito, e ho voluto che fosse riprodotta sul santino che si usa distribuire il giorno della Prima Messa. Ho scelto questo simbolo perché manifesta pienamente una realtà che Gesù stesso ha espresso senza mezzi termini: senza di lui non possiamo far nulla. Se non è Cristo a darci la forza, le nostre ali restano piccole, troppo deboli per sostenere il volo. Incapaci di sollevarci iniziamo ad accontentarci di mete mediocri, finendo a poco a poco per convincerci che non siamo fatti per gli spazi aperti, per gli orizzonti sconfinati, per quella libertà cui siamo chiamati a motivo della nostra somiglianza all’immagine della Trinità… Se accogliamo Cristo nelle nostre giornate, se gettiamo in Lui le nostre preoccupazioni nella fiducia che ha cura di noi, se afferriamo la mano che continuamente ci tende, presto come dice il salmo, veniamo da Dio sollevati su ali di aquila».

Nella sua vita don Francesco si è lasciato prendere per mano dal Signore, senza accontentarsi della mediocrità; in questi mesi ha salito il suo Calvario tra momenti di scoraggiamento e di speranza, ha trovato in Cristo la forza per aprire le sue ali e spiccare il volo verso gli spazi aperti e gli orizzonti sconfinati dell’eternità.

Grazie, don Francesco, per la tua testimonianza e per il dono del tuo ministero al Signore e alla Chiesa: da lassù continua a volerci bene e a pregare per noi!

Cattedrale di Belluno
01-09-2021