56ª Giornata mondiale della pace

Omelia di inizio anno civile nella solennità Maria Madre di Dio
01-01-2023

Nm 6,22-27; Sal 66 (67); Gal 4,4-7; Lc 2,16-21

Riprendo le parole che stamattina papa Francesco ha pronunciato nell’omelia a commento della solennità di oggi. Dopo aver ricordato che nel 431 il Concilio di Efeso proclamò Maria Madre di Dio, Francesco ha precisato: «Si tratta di un dato essenziale della fede, ma soprattutto di una notizia bellissima: Dio ha una Madre e dunque si è legato per sempre alla nostra umanità, come un figlio alla mamma, al punto che la nostra umanità è la sua umanità. È una verità dirompente e consolante, tanto che l’ultimo Concilio, qui celebrato, ha affermato: “Con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo. Ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con intelligenza d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria Vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato” (GS 22). Ecco che cosa ha fatto Dio nascendo da Maria: ha mostrato il suo amore concreto per la nostra umanità, abbracciandola realmente e pienamente. Fratelli, sorelle, Dio non ci ama a parole, ma coi fatti; non “dall’alto”, da lontano, ma “da vicino”, proprio dal di dentro della nostra carne, perché in Maria il Verbo si è fatto carne, perché nel petto di Cristo continua a battere un cuore di carne, che palpita per ciascuno di noi!».

Non penso possiamo dire parole più intense di queste. Semplicemente mettiamoci in cammino come i pastori, descritti dall’evangelista Luca, che «se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto».

Mi viene da pensare che senza un momento e un incontro di stupore, in cui la nostra commozione possa accendersi e vibrare e il nostro cuore scongelarsi dalle sue freddezze, non sia possibile gustare la bontà della vita, scoprirne la bellezza, lasciarsi attrarre dalla sua verità e, di conseguenza, non sia possibile perseguire la pace, esserne attratti, dedicarsi ad essa, condividerla insieme.

Senza stupore e senza bellezza non germoglia la pace nel cuore di noi uomini e donne. Così tra i popoli, tra le nazioni, tra le culture, senza stupore e senza bellezza, la pace non fiorisce e non dà frutto.

Siamo oggi ad augurarci tutti un “tempo nuovo” che corrisponda alle aspirazioni più profonde e più belle che Dio ha seminato fin dai suoi inizi nei solchi di questa nostra umanità.

Ma chiediamoci: da dove inizia un “tempo nuovo”? Mi pare si possa dire con la Scrittura, che inizia dal “cuore”, un cuore semplice, libero, stupìto.

Il messaggio di papa Francesco per questa 56ma Giornata mondiale della Pace ci propone un cammino da compiere: «Cosa, dunque, ci è chiesto di fare? Anzitutto, di lasciarci cambiare il cuore dall’emergenza che abbiamo vissuto, di permettere cioè che, attraverso questo momento storico, Dio trasformi i nostri criteri abituali di interpretazione del mondo e della realtà. Non possiamo più pensare solo a preservare lo spazio dei nostri interessi personali o nazionali, ma dobbiamo pensarci alla luce del bene comune, con un senso comunitario, ovvero come un “noi” aperto alla fraternità universale. Non possiamo perseguire solo la protezione di noi stessi, ma è l’ora di impegnarci tutti per la guarigione della nostra società e del nostro pianeta, creando le basi per un mondo più giusto e pacifico, seriamente impegnato alla ricerca di un bene che sia davvero comune» (n.5).

Potremmo aggiungere semplicemente: per noi che abbiamo raccolto la “bellissima notizia” che «Dio ha una Madre e dunque si è legato per sempre alla nostra umanità, come un figlio alla mamma, al punto che la nostra umanità è la sua umanità», un “tempo nuovo” inizia dal cuore stesso di Dio. Nel Natale contempliamo il segno più commovente di tale cuore. Maria, la Madre di Dio, è a suggerirci e a sostenere in noi questa fiducia e questa speranza, lei che «custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore».

Vi auguro, in questo inizio di anno nuovo, stupore e bellezza per attivare fraternità e pace.