1Gv 2,29-3,6; Sal 97; Gv 1,29-34
Venerdì scorso al mattino, da casa Kolbe di Pedavena, giunse la comunicazione, delicata e invitante, che don Gemo si stava spegnendo. Possiamo pensare che a illuminare i suoi ultimi passi di questa vita vi erano le parole dell’apostolo Paolo ai Colossesi proclamate nella liturgia di quel giorno: «La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori» (Col 3,16).
Il nostro affettuoso e riconoscente ricordo di don Gemo ora porta con sé la sua stessa freschezza d’animo, la sua scioltezza di mente. Le parole della fede sembrano raccontare un tratto inconfondibile e amabile della sua vita, della cordialità con cui ha vissuto il suo ministero, del fluido ed esemplificato suo insegnare, della sua dedizione al canto: «Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda […] cantando a Dio nei vostri cuori». Gli si addice davvero questa espressione: “cantando a Dio nei vostri cuori”. A molti studenti – tra questi, seminaristi e laici in formazione teologica – don Gemo ha testimoniato un “Dio del cuore”, raccontabile con le esperienze della vita, nelle cose di tutti i giorni. E la sublimità del canto a cui si è dedicato rappresenta bene l’intento perseguito nel suo ministero e nel suo insegnamento: comporre insieme le voci e sollecitarle a esprimersi con arte.
La comunità di Tisoi ha mille e mille squarci di bene da raccogliere, da ricomporre e da raccontare: circa quarant’anni di vicendevole compagnia, di reciproco accompagnamento nel cammino di fede, di prossimità nei momenti gioiosi e in quelli difficili delle vicende personali, familiari e comunitarie. «Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!»: il dono ricevuto è ancora una chiamata per tutta la vostra comunità. Ricordo gli eventi celebrativi sia per i quarant’anni di servizio da parroco a Tisoi, sia del cinquantesimo di ordinazione presbiterale di don Gemo. In quei momenti don Gemo si è sentito tanto amato, il suo cuore sprigionava gioia e riconoscenza incontenibili. E la vostra festa fu di gratitudine impareggiabile. Le parole del vangelo di oggi sono a svelarci da dove tutto questo ha origine e a chi fa riferimento la nostra vita e le vicende delle nostre comunità: «Giovanni [Battista] vedendo Gesù venire verso di lui, disse: “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!». Queste stesse parole rappresentano quanto don Gemo vi ha annunciato e vi ha testimoniato nel suo ministero, nella sua amicale vicinanza e celebrando con voi.
Nella gioia e nella gratitudine che tutto questo suscita, noi oggi siamo qui anche a porre nell’eucaristia che celebriamo il “mistero” di questa ultima stagione di vita, in cui don Gemo è entrato in una dimensione di progressiva estraniazione. Lo chiamo “mistero” perché vorremmo fidarci di Dio e di quel “grande amore” che ci ha dato. L’apostolo Giovanni ci ha ricordato: «Noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato». Noi crediamo che in questo tempo difficile e di sofferenza Dio ha avvolto con particolare tenerezza e protetto questo suo figlio. Il personale di servizio, padre Giuseppe, le suore di Casa Kolbe – unitamente ai familiari, agli amici e ai confratelli preti del seminario – hanno favorito questa cura e attenzione.
Ora anche questo dolore si scioglie in preghiera. Sembra proprio don Gemo a farci eco delle parole dell’apostolo Giovanni: «Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è». Sì, mi sembra che queste parole sgorghino in canto dal cuore di don Gemo. Venerdì scorso, un po’ prima del suo passaggio al canto eterno, fissavo i suoi occhi azzurri, bellissimi pur nella loro usura. Quel colore sembrava appena dipinto. E gli occhi guardavano lontano, scrutavano altrove: «Saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è».