«Ecco, noi saliamo a Gerusalemme» (Mc 10,33)

Celebrazione della Riconciliazione per più penitenti con confessione e assoluzione generale - Cattedrale di Belluno
30-03-2021

 

Introduzione

  • Papa Francesco ci ha introdotti: «Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti». Ora è la barca di salvataggio del suo perdono di Dio.
  • «Il Signore ci interpella dalla sua croce a ritrovare la vita che ci attende, a guardare verso coloro che ci reclamano, a rafforzare, riconoscere e incentivare la grazia che ci abita». Siamo qui a ritrovare la Vita!

Omelia

Domenica ci siamo incontrati tra alcuni cristiani e alcuni mussulmani. Ci siamo detti le parole della fede su Dio che è misericordia. A Dio si arriva così: quando si cerca tanto amore, quando la vita chiede misericordia e comprensione, quando la vita stringe e si ha la necessità di rigenerarla, addirittura di risuscitarla. Dio è là, nella misericordia, che è un amore inaudibile, senza limiti, senza barriere, come un cielo infinito.

Siamo qui perché Gesù stesso ci ha detto: «Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro». Il racconto più commovente, più concreto, più radicale della misericordia di Dio è lui, Gesù.

Il profeta Isaia aveva immaginato un uomo, mandato di Dio, carico di misericordia: «Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire […], era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità».

L’apostolo Pietro, nella seconda lettura, non esita ad attribuire queste parole a Gesù e ci svela: «Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti». Eccoci qui a chiedere e accogliere guarigione: quella del cuore, dei nostri sentimenti, del frutto delle nostre scelte, del nostro stile di vita, nei nostri rapporti, nel nostro cercare Dio. In questi giorni guarderemo alla croce con lo sguardo di chi si lascia guarire, curare, amare.

Nel vangelo Gesù invita i discepoli e, dunque, anche noi a salire a Gerusalemme: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato […], condannato a morte […] e dopo tre giorni risorgerà». Quanto desiderio e quanta sete di risurrezione proviamo sulla nostra pelle, nella nostra carne ferita, nel nostro spirito sfinito e stanco, nel nostro mondo intimo pieno di paure, nei nostri rapporti così faticosi… Siamo bisognosi di risorgere. La vita non può reggere senza risurrezione. L’affetto per i nostri cari che ci hanno lasciato è attesa di risurrezione.

Questa sera siamo qui, insieme, per lasciarci riconciliare con noi stessi, con la vita, con gli altri, con Dio, anche con il dolore, con la malattia, con la morte. Nell’incontro sulla misericordia di Dio, a cui ho accennato all’inizio, una donna ha raccontato la sua esperienza e ha detto: «Il perdono mi ha reso libera». Sembrava echeggiare la parola di Gesù: «La verità vi farà liberi». Sì, «il perdono vi farà liberi», il perdono che sgorga dal cuore di Dio, che Gesù spande e diffonde dalla sua croce: «Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Ecco il dono della Riconciliazione di questa sera: liberi per la vita, liberi per l’amore, liberi per prenderci vicendevolmente per mano e darci fiducia e speranza, liberi per ritrovarci figli e figlie di Dio, fratelli e sorelle tra di noi, pur nella fatica del nostro accogliere e vivere questo immenso dono di libertà.

Saliamo così a Gerusalemme, anche noi in questi giorni.

Testi biblici: Is 53,1-7.10-12; Sl 21; Mc 10,32-45

 

Due domande (esame di coscienza)

  1.  «Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti»: questo invito di Gesù non è paradossale, ma si riferisce a tante situazioni della nostra vita. Chiediamoci: dove, quando e chi servire, lasciando ciò che ci allontana gli uni dagli altri? Dove, quando e chi lasciare che sia prima di noi, per poterlo aiutare e favorire?
  2. L’evangelista ci dice che Gesù camminava avanti ai discepoli e che loro erano impauriti. Chiediamoci: quale strada stiamo percorrendo? Siamo sui passi di Gesù? Ci stiamo fidando di lui e affidando a Lui? E come suoi discepoli come siamo tra di noi: ci attendiamo, ci incoraggiamo, facciamo circolare tra di noi le sue beatitudini? In nome suo abbiamo uno sguardo d’amore e di cura sulla storia, sulle situazioni di ingiustizia e di povertà, sull’ambiente così ferito? Stiamo orientando le nostre fatiche alla sua risurrezione?

Due modalità per fare esperienza del perdono di Dio

Tutti ci mettiamo di fronte a lui, riconoscendo e confessando personalmente ciò che riconosciamo come peccato nella nostra vita. Chiederemo insieme il perdono:

  • Confesso a Dio, Invocazioni a Cristo Gesù, la preghiera del Padre nostro…
  • Un momento di silenzio che permette a coloro che sono qui presenti in Cattedrale e chiedono l’assoluzione generale a mettersi in questo atteggiamento; mentre a tutti coloro che ci seguono per Telebelluno di fare un atto di sincera richiesta di perdono al Signore personalmente (contrizione)…
  • Seguirà l’assoluzione generale per i presenti in Cattedrale
  • La proposta di porre un segno di cambiamento (“soddisfazione”): un atteggiamento, un gesto, delle parole che scaturiscono dal Vangelo che abbiamo ascoltato
  • Inoltre l’impegno, quando sarà possibile, di confessare ciò che sentiamo “peccato grave” alla prossima occasione di “riconciliazione individuale”
  • Poi insieme ci assoceremo a Maria con il nostro canto di lode.