I confini della terra vedranno

Omelia nel Natale del Signore – Messa del giorno - Cattedrale di Belluno
25-12-2018

Isaia 52,7-10; Sal 97 (98); Ebrei 1,1-6; Giovanni 1,1-18

 «Tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio».

Il profeta Isaia – nella prima lettura proclamata – ci ha condotti oltre l’immaginabile. Nel salmo poi abbiamo pregato così: «Tutti i confini della terra hanno veduto la vittoria del nostro Dio».

Anche la seconda lettura ci ha riportati in un tempo giunto al suo estremo compimento: «Dio ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio».

Nei racconti di Luca e di Matteo il Natale sembra, invece, avere un inizio esile, dislocato, inosservato. Tutto – a partire dal luogo dove l’angelo del Signore indica ai pastori di andare – è paradossale: fuori della locanda, in una stalla, su una mangiatoia… Nei racconti del vangelo di Luca, proclamati nella notte e all’aurora, è dato il segno, anzi l’avvenimento – così lo chiama Luca – sul quale giunge il sogno di Dio, convergono tutti i tempi antichi con la testimonianza dei padri e dei profeti: «Troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».

Papa Francesco nell’udienza di mercoledì 19 dicembre ha parlato di “sorpresa grande”: «Ma è nella notte di Natale che arriva la sorpresa più grande: l’Altissimo è un piccolo bimbo. La Parola divina è un infante, che letteralmente significa “incapace di parlare”. E la parola divina divenne “incapace di parlare”. Ad accogliere il Salvatore non ci sono le autorità del tempo o del posto o gli ambasciatori: no; sono dei semplici pastori che, sorpresi dagli angeli mentre lavoravano di notte, accorrono senza indugio. Chi se lo sarebbe aspettato? Natale è celebrare l’inedito di Dio, o meglio, è celebrare un Dio inedito, che ribalta le nostre logiche e le nostre attese».

Tra le nostre mani ecco “un Dio inedito”, inaspettato, addirittura sconcertante. L’annuncio solenne del Vangelo di oggi si chiude con queste parole di rivelazione: «Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato».

Davvero il “Dio inedito” ha cambiato rotta! Noi pensavamo la sua manifestazione simile alle glorie che gonfiano la nostra vita e ci rendono concorrenti gli uni con gli altri. La via inedita di Dio eccola: «E il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi».

Se non arriviamo anche noi a Betlemme, nei luoghi dove la gloria di Dio si è fatta carne, nella stessa carne di una donna, Maria, Dio resterà “un nessuno lontano”, una caricatura della vita, una parola altosonante sì, ma vuota, se non anche ingannatrice…

Dobbiamo cercare il Figlio di Dio in quella carne che è la nostra stessa carne, in forza dell’incalzante sorprenderci di Dio che richiamava papa Francesco.

C’è un’ulteriore parola di verità che stasera ci è stata consegnata: «Venne tra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio».

Dio che nessuno ha mai visto si fa accogliere. La stalla di Betlemme, la mangiatoia, quella carne viva che sta nell’abbraccio di una madre – Maria – è la verità di un Dio che «ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi nel Figlio» che, dunque, ci è dato come fratello, anzi: “primogenito di molti fratelli e sorelle”. L’invito ad andare a vedere quel segno è decisivo. Nasce lì quella fraternità tra persone, tra popoli, tra culture che è la parola più profonda che Dio ha voluto diventasse carne. Per questo nel suo messaggio di oggi papa Francesco ci dice: «Questa verità sta alla base della visione cristiana dell’umanità. Senza la fraternità che Gesù Cristo ci ha donato, i nostri sforzi per un mondo più giusto hanno il fiato corto, e anche i migliori progetti rischiano di diventare strutture senz’anima».

Quale fraternità stiamo cercando, volendo, donando?