Rm 6,19-23; Sal 1; Lc 12,49-53
«Nella legge del Signore trova la sua gioia, la sua legge medita giorno e notte. È come albero piantato lungo corsi d’acqua, che dà frutto a suo tempo» [Sl 1]. Carissimo d. Luigi, immaginiamo che tu non voglia parole “nostre” per presentarti a queste comunità del Comelico Superiore. Ci ha pensato, però, la liturgia della Parola di oggi.
Due pennellate senz’altro centrate:
- Si parla di un uomo che trova la sua gioia nella legge del Signore, meditandola giorno e notte.
- È paragonato ad un albero piantato lungo corsi d’acqua, per cui, a suo tempo, porta frutto.
Sono certo che queste parole bibliche esprimono l’incontro che sta avvenendo tra queste comunità del Comelico superiore. L’ho potuto constatare fin dalla prima mia visita l’8 maggio dello scorso anno. La Parola del Signore ha – giorno dopo giorno – plasmato il rapporto tra di esse. Avverrà anche nel rapporto con te. Nella Parola del Signore trovate la vostra gioia, se necessario – come invita Gesù – chiedete, cercate, bussate…
E, poi, ecco l’altra pennellata: la metafora dell’albero che è stato piantato lungo corsi d’acqua. Sono certo che queste comunità sono nello stupore di scoprirsi piantate sui corsi d’acqua di Gesù, del suo Vangelo.
È quello che intende Paolo nella prima lettura: «Ora, invece, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, raccogliete il frutto per la vostra santificazione e come traguardo avete la vita eterna».
Siamo “liberati” perché siamo “in” Cristo Gesù. Nei nostri volti abbiamo la sua fisionomia di “uomini e donne liberi”. Non siamo “schiavi”! Il traguardo è la Vita, afferma Paolo!
È in questa luce che accogliamo le parole “enigmatiche” di Gesù nel Vangelo di oggi. Di quale fuoco egli ci parla? A che cosa si riferisce.
Gesù ha trovato opposizione e qualcuno che gli rema contro. Sente cha la situazione è drammatica.
Egli precisa due cose:
- È solo l’inizio e, dunque, attende che qualcosa si compia…
- Fa capire che Egli non resta in balìa di un destino, ma tutto è frutto di un progetto, di una scelta.
Gesù ci avverte, con onestà, che la fatica e le contrarietà ci saranno. Ma ciò non è l’ultima parola.
C’è una accensione che deve avvenire. Questa accensione la comprendiamo dietro il paradosso della divisione che lui sarebbe venuto a portare nei nostri vissuti.
Non dobbiamo fraintendere: leggendo tutto il Vangelo è chiaro che Gesù è venuto a portare la pace sulla terra. Come riporta l’evangelista Luca nell’inno iniziale del suo Vangelo: «Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace» (1,78-79).
Ma è anche altrettanto chiaro che la sua pace sarà vera e profonda, non certo il frutto di facili compromessi. Ed essa toccherà anche gli affetti più cari per poter essere vera e profonda pace: quella che ci fa essere liberi e capaci del grande dono della vita!
Mi piace concludere con il grido di gioia di Paolo, con la gioia del Vangelo che ci comunica: «Il dono di Dio è la vita piena ed eterna in Cristo Gesù».