Isaia 52,7-10; Sal 97 (98); Ebrei 1,1-6; Giovanni 1,1-18
Sollecitato dalle parole di Isaia dovrei annunciarvi la pace e farmi messaggero di buone notizie, annunciarvi cioè la salvezza. Per Isaia c’è un grande motivo di gioia in cui prorompere: «Il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme». Nel Natale noi siamo sorpresi di un Dio che ci consola; non solo: che ci riscatta da mille condizioni che ci ostacolano che ci impediscono di stare nella gioia.
I pastori furono sorpresi da quest’annuncio: «è nato per voi un salvatore… troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». Anche «tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette dai pastori», nota l’evangelista Luca. Fu sorpreso anche Giuseppe che aveva deciso di lasciare Maria. Ma poi si è lanciato nel sogno di Maria sua sposa e di un bambino da accogliere e da crescere. Maria stessa rimase molto turbata alle parole dell’angelo. Si meravigliava di quel saluto: Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te… Ed ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
Ecco: auguro a ciascuno di voi questo stupore. Il nostro complicato vivere, le condizioni di paura e di tenebra in cui possiamo versare, chiedono e mendicano questo stupore. Anche la nostra fede, cari cristiani, prima di essere una verità da credere è uno stupore da cui lasciarsi emozionare in cui coinvolgersi…
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Ci sorprende in questo inizio del IV Vangelo il ripetersi instancabile della parola luce. Si tratta di una parola che non ha spiegazioni. La luce è come la vita, lo dice un passaggio di questo vangelo: “la vita era la luce degli uomini”.
E io non posso non chiedermi: ma per me la vita cos’è? La percepisco come luce, senza la quale non posso riconoscere ciò che mi circonda, ciò che mi viene incontro?
Io chi sono senza la vita che è in me? Ciascuno di noi senza la vita sarebbe un contenitore vuoto. E la vita l’abbiamo perché ci è stata donata come una bella promessa da far crescere, anche tra fatiche e forze che la possono contrastare. Ma la sua forza è nel fatto che mi è già stata donata.
Oggi, nel Natale siamo posti di fronte a questa disarmata e commovente verità: c’è Qualcuno ti ha già donato la vita: ed essa è come luce che ti illumina.
Ma la paura di perderla o che qualcuno la neghi ci accompagna sempre. Ed ecco oggi nel Natale del Signore Gesù il bellissimo annuncio rivolto a qualsiasi che abbia questa paura o che si trovi in una qualche notte della vita: “la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta”.
La vita che è in te nessuna morte potrà vincerla. La luce che ti illumina non sarà sopraffatta da nessuna tenebra. Per questo siamo affezionati al segno di una donna che in questa notte ricordiamo che ha dato alla luce il figlio della Vita!
Custodisci oggi questo annuncio. Se puoi, fallo trasparire da te, e condividilo. Proprio così si vive il Natale!
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«Vescovo Renato le do il benvenuto a nome di tutto il popolo carcerario.
La ringrazio di essere qui con noi in questo momento di particolare difficoltà della nostra vita.
Cristiani, mussulmani, ebrei e buddisti… abbiamo tutti una grande cosa che ci accomuna: Dio.
In questo tempo qui dentro abbiamo la possibilità di migliorare i nostri pregi e limare i nostri difetti.
Un regalo per questo Natale lo chiedo a nome di tutti: un pizzico di fede e una manciata di forza per continuare ad andare avanti con la consapevolezza che c’è un Dio che dall’alto ci protegge e che ci perdona, se abbiamo la forza di perdonare a noi stessi per primi.
Ci aiuti ad avere un po’ più di rispetto gli uni verso gli altri perché il rispetto è fondamento di pace.
Ci aiuti a fidarci del bambino di Betlemme.
Ci aiuti a credere al perdono e alla pace.
Grazie!».
Non ho altre parole da aggiungere.
Questa notte, in questo buio, con le oscurità che ciascuno di noi porta con sé, ecco l’annuncio di una grande gioia: Cristiani, mussulmani, ebrei e buddisti, abbiamo tutti una grande cosa che ci accomuna: Dio.
Il segno donato a tutti è il parto di Maria che stanotte stiamo celebrando. Maria ha dato alla luce il figlio tra la fatica di un viaggio in condizione di precarietà e l’aprirsi del suo grembo.
Dio è tutto lì.
Ognuno di noi è frutto di un parto. Qui ci sono molte madri che hanno dato alla luce uno o più figli.
Dio ha seguito questa via per essere “una grande cosa che ci accomuna”.
Non possiamo temere.
Aiutiamoci a non temere, come è stato detto ai pastori che «furono presi da grande timore».
Auguro a tutti la gioia di questo annuncio.
Penso che la commossa richiesta di aiuto dei detenuti possa essere anche la nostra preghiera in questa notte:
Ci aiuti ad avere un po’ più di rispetto gli uni verso gli altri perché il rispetto è fondamento di pace. Ci aiuti a fidarci del bambino di Betlemme. Ci aiuti a credere al perdono e alla pace. Grazie.