Nella solennità dei santi Pietro e Paolo

Concattedrale di Feltre
29-06-2016

Eccoli Pietro e Paolo: sono per noi dei capofila. Sono degli antenati. Stanno nelle nostre radici. Guardare a loro oggi significa rivisitare dagli inizi la nostra storia. Gesù dice a Simone di essere come pietra che sta nelle fondamenta. Subito appare Paolo: dice di essere l’ultimo tra gli apostoli, addirittura colui che non ha meriti per essere annoverato nel gruppo degli apostoli. Insomma i nostri inizi.

Ma non è solo una questione di cronologia. Le esperienze di Pietro e quelle di Paolo ce le portiamo dentro. Sono la parte più genuina della nostra umanità. In loro c’è proprio tutto di questa nostra umanità. Anche la loro differenza, le loro due provenienze sono molto diverse. E allora ci rappresentano efficacemente.

Pietro

Nella prima lettura il racconto degli Atti degli Apostoli è il racconto del “diventare cristiani”: è un racconto pasquale. Al termine c’è quel “seguimi” che ritma tutta la vicenda di Pietro fin da quando è avvenuto il primo incontro con Gesù.

Paolo

Galati 1, 15 – 2, 10

Fratelli, quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani, subito, senza consultare nessun uomo, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco.
In seguito, dopo tre anni andai a Gerusalemme per consultare Cefa, e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore. In ciò che vi scrivo, io attesto davanti a Dio che non mentisco. Quindi andai nelle regioni della Siria e della Cilicia. Ma ero sconosciuto personalmente alle Chiese della Giudea che sono in Cristo; soltanto avevano sentito dire: «Colui che una volta ci perseguitava, va ora annunziando la fede che un tempo voleva distruggere». E glorificavano Dio a causa mia.
Dopo quattordici anni, andai di nuovo a Gerusalemme in compagnia di Barnaba, portando con me anche Tito: vi andai però in seguito ad una rivelazione. Esposi loro il vangelo che io predico tra i pagani, ma lo esposi privatamente alle persone più ragguardevoli, per non trovarmi nel rischio di correre o di aver corso invano. Ora neppure Tito, che era con me, sebbene fosse greco, fu obbligato a farsi circoncidere. E questo proprio a causa dei falsi fratelli che si erano intromessi a spiare la libertà che abbiamo in Cristo Gesù, allo scopo di renderci schiavi. Ad essi però non cedemmo, per riguardo, neppure un istante, perché la verità del vangelo continuasse a rimanere salda tra di voi.
Da parte dunque delle persone più ragguardevoli — quali fossero allora non m’interessa, perché Dio non bada a persona alcuna — a me, da quelle persone ragguardevoli, non fu imposto nulla di più. Anzi, visto che a me era stato affidato il vangelo per i non circoncisi, come a Pietro quello per i circoncisi — poiché colui che aveva agito in Pietro per farne un apostolo dei circoncisi aveva agito anche in me per i pagani — e riconoscendo la grazia a me conferita, Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne, diedero a me e a Barnaba la loro destra in segno di comunione, perché noi andassimo verso i pagani ed essi verso i circoncisi. Soltanto ci pregarono di ricordarci dei poveri: ciò che mi sono proprio preoccupato di fare.

La libertà che abbiamo in Cristo

Conclusione

  1. «tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa…»
  2. «la verità del vangelo continuasse a rimanere salda tra di voi…»