Il Vangelo è come quell’unzione

Giovedì santo, alla Messa del Crisma – Cattedrale di Belluno
13-04-2017

Is 61,1-3a.6a.8b-9; Sal 88 (89); 1 Gv 1,5-8; Lc 4,16-21

In questa celebrazione prima di entrare nel Triduo pasquale tutto ci parla di unzione: dal racconto evangelico alla benedizione degli olii che faremo. Ci aveva già sorpreso e scosso il buon Samaritano lungo la discesa da Gerusalemme a Gerico. Quante volte si è fatto vicino, ci ha fasciato le ferite, versandovi olio e vino e poi ci ha caricato sulla sua cavalcatura…

Il nostro essere cristiani – così come il nostro essere presbiteri – è avvenuto in questa sua vicinanza, fasciando le nostre mille ferite, ungendoci con olio di letizia, ravvivandoci con vino di festa. Si è fatto carico di noi, prima ancora che noi facessimo qualcosa per lui o in suo nome. Ecco perché l’unzione può raccontare la nostra chiamata e il ministero che ci è stato affidato.

Questa unzione – di cui ci ha parlato lo stesso Gesù all’inizio del suo ministero nella sinagoga di Nazareth – oggi è ravvivata per noi mentre ci accingiamo a celebrare la Pasqua del Signore, perché la sua Pasqua penetri nei nostri affetti, nei nostri sentimenti, nei nostri pensieri e raccolga tutte le nostre fragilità e paure.

Secondo il quarto evangelista, sei giorni prima della Pasqua, a Betania in casa di amici Gesù viene cosparso ai piedi con del profumo di puro nardo. È Maria, la sorella di Marta e di Lazzaro a compiere tale gesto. Poi con i suoi capelli asciuga i piedi di Gesù. Tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo.

L’evangelista Marco narra che due giorni prima della Pasqua, a Betania in casa di un certo Simone, una donna rompe un vaso di alabastro e versa tutto il profumo di puro nardo sulla testa di Gesù. E Gesù promette che quell’unzione sarà sempre collegata con il Vangelo, ovunque sarà annunciato.

Il Vangelo ovunque sia annunciato è come quell’unzione!

Secondo l’evangelista Luca l’annuncio del Vangelo da parte di Gesù è iniziato con l’apertura del rotolo del profeta Isaia dando voce alle sue parole scritte, codificate. Gesù le estrae dallo scaffale della sinagoga, le prende in mano, le libera dall’involucro e dalla polvere. Con il suo Alito, con il suo Soffio quelle parole diventano carne: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

Per cui le parole di Isaia sono vive nella Sinagoga di Nazareth, in quello che sta facendo Gesù e per i paesani lì convenuti. Quella parola è dislocata nelle loro storie. Davanti agli occhi sbalorditi di quelle persone c’è Gesù. Agli orecchi di quelle persone giunge la sua voce vibrante. Ed ecco i suoi gesti di guarigione, il suo sguardo di tenerezza, la sua presenza liberante, il suo venire accanto, la sua unzione:

«Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, la liberazione…, la vista…, a rimettere in libertà…, a proclamare l’anno di grazia del Signore».

Questo Vangelo e questa unzione sono proprio Lui, Gesù:

Gesù è Vangelo! Gesù è unzione!

La nostra Chiesa di Belluno-Feltre, qui rappresentata da ciascuno – dai bambini e ragazzi ai più anziani – appare oggi come una sposa amata. Il suo Signore la unge, la guarisce, l’abbellisce, la profuma con olio di letizia.

Gli olii che benediremo fra poco sono doni nuziali che l’amato mette nelle mani tremanti della sua amata.

Allora noi non diremo parole e non faremo gesti di indifferenza, di ripudio, di disprezzo verso questa Chiesa custodita nell’abbraccio della sua croce e che noi portiamo nella nostra carne debole. In questi giorni ci è data come “l’amata”.

Per noi presbiteri: solo la dignità di questa nostra Chiesa di Belluno-Feltre è la nostra reale dignità. Non la lasceremo. Su di essa è l’unzione del Signore e dello Spirito. Il nostro sarà semplicemente il ministero di questa Chiesa e servirà alla sua missione, perché le nostre comunità possano portare oggi ai poveri il lieto annuncio.

Mi chiedo se nelle promesse che rinnoveremo fra poco potremmo anche noi, carissimi confratelli presbiteri, collocare l’incerto nostro ministero – quello che portiamo sulla nostra pelle, con il fiato che ci resta, tra le nostre mani intrecciate – nelle disarmanti parole pronunciate dall’apostolo Tommaso e raccolte dall’evangelista Giovanni: «Andiamo anche noi a morire con lui!». Sì proprio noi, così come siamo – fragili, caduchi, intimoriti – ma non senza passione e amore, non senza il Vangelo di cui l’unzione ci ha consacrato: «Andiamo anche noi a morire con lui!».

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Al termine della celebrazione, un’eco del “lieto annuncio”

Due doni nuziali:

  • sabato 13 maggio, nel pomeriggio, Diego Puricelli della parrocchia di Santa Croce al Lago, dopo il percorso formativo presso Casa Emmanuel di Nuovi Orizzonti, a Frosinone, verrà ordinato Diacono in vista del presbiterato che ha scelto di prestare nella sua e nostra Chiesa. La celebrazione avverrà al santuario del Nevegàl, dove anche aveva ricevuto il ministero dell’accolitato, per mano del vescovo Giuseppe.
  • venerdì 2 giugno nella celebrazione dell’eucaristia serale in parrocchia di Caviola, accoglieremo tra i candidati al diaconato e al presbiterato Sandro De Gasperi, alunno del seminario.

Un impegno nuziale: Lungo la via… è la proposta maturata nel Consiglio presbiterale per il presbiterio. Si tratta di quattro giornate di esperienza formativa. Sento di dirvi una parola impegnativa a riguardo, come già fatto nella lettera inviata. Sollecito l’adesione e chiedo il coraggio di vincere titubanze e timori…