«Vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo:
oggi è nato per voi un Salvatore» (Lc 2,10-11).
Sono sorprendenti queste parole. È il racconto dell’inizio storico del cristianesimo. Ma questo brivido gioioso degli inizi sembra perduto nello scorrere compulsivo della vita odierna. Sono trascorsi più di due millenni da quando quell’accensione di vita ha sorpreso il pudore di una ragazza, Maria di Nazareth; ha fatto esultare il grembo di una donna anziana, Elisabetta; ha attraversato e aperto il sogno di un uomo giusto, Giuseppe; ha scosso e illuminato il riposo notturno di alcuni pastori.
Oggi siamo qui ancora a cercare un parto di vita che inondi di gioia questo nostro mondo, arroventato da tanti problemi, scosso da conflitti irrisolti che generano guerra, immerso in un incantesimo digitale che traspone altrove la realtà, accasciato da mille frustrazioni, assuefatto da un eccesso di benessere e paradossalmente ferito da tanta povertà.
Oggi cerchiamo ancora gioia, anzi la mendichiamo: quella pura degli inizi, quella sorgiva che rigenera, quella trasparente che lascia intravedere la verità delle persone, delle cose, del mondo e finalmente di Dio: «Troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia» (Lc 2,12).
Possiamo, dunque, sperare; ricevere e donare fiducia ancora, anzi ancor più, perché «nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37); perché una famiglia e una comunità possono essere quell’umanità buona per cui ricominciare e riprendere il cammino: Giuseppe si alzò, nella notte, prese con sé il bambino e sua madre… (cfr. Mt 2,13-14).
Un augurio a tutte e tutti, ad ogni comunità di vita e di destino: augurio di gioia, di fiducia, di speranza, di umanità “da prendere con sé”, in tenerezza e delicatezza!
Nel Natale 2022.
+ Renato, vescovo