Carissimi,
in questi giorni per la maggior parte del Presbiterio ricorre l’anniversario di ordinazione presbiterale. In particolare guardiamo a coloro che valicano il traguardo dei 50 anni di ministero:
Dario Fontana, d. Osvaldo Belli, d. Luigi Canal, d. Riccardo Suster, d. Gigi De Rocco, d. Vinicio Marcon, d. Bernardo D’Agostini. È sorprendente il numero di ordinazioni dell’ormai lontano 1969! Viene spontaneo un pensiero di riconoscenza e di apprezzamento. Ognuno di questi nostri confratelli è testimone che il tempo che passa non lascia mai le cose e le persone com’erano. Di conseguenza il nostro sguardo si fa accorto sul tempo che ci sta innanzi. È importante desiderare di viverlo anche lasciandoci fare dal tempo stesso, dagli eventi che avverranno, dalle persone che incontreremo… dalla Grazia che ci sorprenderà.
Il percorso formativo di quest’anno ha inteso evidenziare le nostre diverse stagioni di vita per coglierne i “segni dei tempi” che esse rappresentano.
Abbiamo considerato quattro stagioni che ci hanno dato l’opportunità di quattro distinti momenti di incontro e di condivisione lungo l’anno:
- dai 32 ai 45 anni,
- dai 46 ai 60 anni,
- dai 61 ai 75 anni,
- dai 76 anni in su.
Ora ci attende per tutti la settimana residenziale di fraternità e formazione a Borca di Cadore, dal 17 al 21 giugno. Abbiamo già ricevuto il pieghevole con le indicazioni fondamentali e la traccia tematica che seguiremo in quei giorni: La fretta del tempo nuovo.
Con questa lettera intendo rafforzare l’invito: non mettetelo da parte alla prima esitazione che può venire dal pensiero di stare fuori parrocchia per quattro giorni o di fronte agli impegni di inizio estate!
La stessa cura pastorale a cui siamo dediti comporta e richiede il tempo della formazione e della fraternità.
Il fatto che questa proposta sia “unica” non deve scoraggiare. Si può motivare alle comunità parrocchiali l’assenza del parroco e chiedere sostegno di preghiera per questa esperienza.
Ora desidero raccogliere alcuni pensieri come frutto dei quattro momenti di incontro che abbiamo fatto per fasce di età. Può essere un apporto di preparazione alla settimana.
Seguo l’ordine di cui sopra.
- Dai 32 ai 45 anni. Molto partecipata questa due-giorni, ha dato l’occasione di guardarsi attorno e in volto. I preti più giovani hanno manifestato consapevolezza del contesto inedito in cui sono chiamati a vivere il ministero. Hanno rilevato il bisogno della vicinanza e condivisione da parte dei preti con più anni di ministero, quali “fratelli maggiori” che sappiano porsi a fianco non tanto per insegnare ma per accompagnarsi a vicenda. Si è auspicato di aprire e curare di più le relazioni di amicizia e fraternità, evitando la logica dei gruppuscoli.
- Dai 46 ai 60 anni. Sono emerse attese diverse. La proposta ha evidenziato come risorse per il ministero sia l’originalità personale sia la capacità relazionale. Sono necessarie per non fissarsi sul ruolo e per sentirsi soddisfatti del servizio che si presta. Alcuni hanno segnalato l’eccessivo impegno tecnico-organizzativo richiesto dalla vita parrocchiale, chiedendo apporti a riguardo più che formazione teologico-spirituale. Altri lamentavano la fatica del collaborare nell’impostazione pastorale attuale e a motivo della formazione ricevuta.
- Dai 61 ai 75 anni. È la stagione di vita in cui è più manifesto il cambiamento d’epoca in cui si è immersi. Rispetto agli inizi del ministero tutto sembra cambiato. Si riconosce che il passare degli anni offre la possibilità di uno sguardo più completo e più distaccato della realtà. Alcuni evidenziano la maturazione della propria libertà, altri segnalano la fatica di immaginare il futuro della pastorale. Alcuni esprimono contentezza per l’età, altri segnalano la difficoltà di vivere rapporti di fiducia con le persone nel contesto parrocchiale. Si sente l’esigenza della fraternità tra preti, ma si constata la difficoltà del dialogo e della collaborazione. Si riconosce nei preti giovani un modo più personalizzato di vivere il ministero.
- Dai 76 anni in su. L’incontro è avvenuto nella gioia dell’essere insieme e di condividere le medesime condizioni di vita. Si è guardato insieme al panorama degli anni passati con soddisfazione e, a volte, con sana ironia. Qualcuno ha detto: “Siamo una biblioteca di ricordi”. È prevalso un sentimento di gratitudine manifestato con libertà ai confratelli. Alcuni hanno condiviso i propri timori. Il senso di solitudine fa sempre capolino in questa stagione di vita, ma ci si è incoraggiati a trovare forme di incontro e di condivisione. La possibilità di amare è per tutte le stagioni di vita.
Non si tratta di quattro facce diverse del nostro Presbiterio. Sono tratti fisionomici intrecciati del medesimo volto. In questo ci apparteniamo. Riconoscersi “presbiterio” è anche un cammino che ci attende e che sta davanti a noi.
A questo punto il nostro sguardo va sulla scena di Gv 20,4 che ispirerà i giorni di fraternità e formazione: «Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro».
Eccoci in quella stessa corsa, insieme anche se con passo diverso; per poi attendere l’altro, accompagnarsi nel varcare la soglia, scambiarsi lo sguardo della fede e riprendere quel correre «insieme tutti e due…».
Chiudo sollecitando la partecipazione alla assemblea del presbiterio al Santuario del Nevegal, giovedì prossimo 6 giugno a partire dalle ore 9 con pranzo compreso. Inizieremo nella preghiera e con una proposta di meditazione che ci terrà d. Dario Fontana.
È un appuntamento importante che ci impegnerà su una questione tanto delicata e urgente che riguarda l’insieme della vita pastorale e non esclusivamente il presbiterio: La tutela dei minori e delle persone vulnerabili. Già nell’estate scorsa papa Francesco a riguardo ha inviato una Lettera al Popolo di Dio (20 agosto 2018) facendo un appello a tutta la Chiesa per «una conversione dell’agire ecclesiale» con «la partecipazione attiva di tutte le componenti del Popolo di Dio».
Ci aiuterà nella comprensione e nella riflessione don Gottfried Ugolini, presbitero della diocesi di Bolzano-Bressanone, nominato di recente dalla Conferenza Episcopale Triveneta “Referente regionale per la tutela dei minori e persone vulnerabili”.
Siamo chiamati anche noi in diocesi a nominare un “Referente diocesano” e un’équipe di persone competenti che lo coadiuvi.
Ne parleremo estesamente in assemblea con tutte le implicanze pastorali che la tematica comporta. Oltre a questo ci saranno anche delle comunicazioni a tutto il Presbiterio. Con noi saranno anche i nostri diaconi.
In attesa di incontraci, un fraterno saluto
Belluno 31 maggio 2019
+ Renato, Vescovo